Dall’Italia di gran classe a quella parte di Francia che ci viene alla mente e alle orecchie se pensiamo alla canzone d’autore moderna (quella di Paolo Conte) o alle vecchie radici di Brassens per prendere subito il largo su una strada che conduce senza sosta verso chimere digitali di un’America fumosa e noir fatta di sigari e di whisky, l’America che ci riporta al presente di Tom Waits o al passato di grandi ispirazioni blues. Tutto questo e molto altro ancora nel nuovo disco di uno dei cantautori apolidi più importanti della scena italiana. Parliamo di Gerardo Balestrieri, e parliamo di “Canzoni Nascoste” che oggi è in gara per la Targa Tenco 2016 come miglior album dell’anno assieme a Afterhours, Vinicio Capossela, Niccolò Fabi e Yo Yo Mundi. Sfogliandolo e calpestandolo, lasciandosi trascinare da storie di altre civiltà e di altri colori, facendo finta che tutto il mondo sia come casa nostra, Gerardo Balestrieri gioca con la cultura che raccoglie per strada, con l’eterno viaggiare attraverso case e bandiere diverse, con la parola non sempre propria di questo paese e con i suoni non sempre educati come si deve.
Un disco che vive nel locali e rigorosamente dopo la mezzanotte, nei bicchieri già sporchi, nelle metafore più assurde e nel gioco di un uomo in eterno viaggiare. A Qube Generation lo incontriamo e cerchiamo di rapire qualcosa in più di questo disco per niente immediato al primo ascolto…e lo facciamo prima che la giuria si raduni per deliberare. Il nostro più sincero e neutrale in bocca al lupo a Gerardo Balestrieri e a tutti i grandi nomi della cinquina candidai alla Targa Tenco…e chiunque sia il vincitore, speriamo solo che venga davvero premiata la bella canzone d’autore italiana.
– Di nuovo in lizza per la Targa Tenco. Da veterano di questo viaggio e sempre ad un breve passo dalla vetta, che sapore ha questa nomination?
Non me l’ aspettavo ma ho insistito con tenacia per portare questo album alle orecchie di tutti i giurati. Ha un sapore di tabacco e d’ uva…Di fiori nel miele…volendo citare Nuè canzone dell’album.
– Parliamo di queste “Canzoni nascoste”. Restando nella metafora ti chiedo: a chi le hai nascoste tutto questo tempo? Oppure si sono nascoste da se e il tuo è stato un lavoro di ricerca e di luce?
Nascoste al pubblico…poichè non pubblicate. Vivo un tempo discografico in ritardo con la realtà. Son canzoni scritte da tempo…da vent’anni…che non hanno avuto mai il tempo e il luogo di fermarsi. Adesso me ne sono liberato…come loro di me. Non è stata una questione di ricerca ma di contingenze. Ho scritto tanto dopo i vent’anni e mio malgrado pubblicato poco.
– L’impressione di un viaggio è netta e indiscutibile: metà disco siamo in quell’Italia che somiglia alla Francia e da “Nuè” in poi siamo nell’America fumosa che ci ha fatto conoscere Tom Waits. Tu come la vedi?
È un album che casualmente parte dalla Francia con Les Travailleurs de la Nuit e due traduzioni di Boris Vian, poi conferma il suo essere mittleuropeo madido e anacronistico…per poi varcare gli oceani e toccare le Americhe.
– Che poi levaci la curiosità: il brano “Tom is waiting for”? Citazione o casualità?
Roca ovvia citazione…Ho voluto fare una canzone proprio alla Tom Waits…e tra i due non potevo certo intitolarla Gerry is waiting for 🙂
– Apolide…quanto ti calza questa parola…ma la tua musica segue il tuo viaggio o l’ispirazione e la scrittura sono anime a se?
Penso sia inevitabile, io sono solo uno strumento…
– Una curiosità: in un disco così “antico” e ricco di citazioni, bohemien, romantiche e internazionali: come la giustifichiamo una modernissima canzone come “Bugia”?
“Canzoni Nascoste” è un disco laico…Il modernismo in “Bugìa” vive in continuità con l’antico, il primordiale. É una canzone jungle o giungla in cui proprio l’antico elefante dall’infinita e atavica memoria barrisce sul tempo che non esiste…
– Chiudiamo con un po’ di critica costruttiva per tutti, nuovi vecchi, grandi e piccini: serve una Premio Tenco per essere Cantautori? In altre parole: serve una voce autorevole di qualcuno per definire chi e cosa siamo?
No se ti chiami Aznavour, sì se sei un semi-sconosciuto che attraverso la più importante rassegna della canzone d’autore può avere un minimo di visibilità.
P.T.