In uscita con “Lost”, un viaggio sonoro che si snoda tra le radici dell’alternative rock e le sfumature del british folk, abbiamo incontrato CLINAMENA, alias Giovanni Massaro, professore di filosofia e musicista, che con questa opera intende esplorare le profondità oscure dell’animo umano.
– Giovanni, raccontaci come nasce il tuo alter ego. E perché “Clinamena”?
L’alter ego di Clinamena nasce da una profonda riflessione sulla natura della casualità e del destino umano. Come saprete, il nome trae ispirazione dal concetto di “Clinamen”, una deviazione casuale che, secondo le teorie di Democrito e successivamente di Lucrezio, ha giocato un ruolo cruciale nell’origine del mondo.
Nella mitologia greca, Ananke la Dea della necessità rappresenta la forza ineluttabile che regola l’universo, imponendo la sua volontà su ogni cosa. Allo stesso tempo, Tyche, il Dio del Caso, personifica l’elemento imprevedibile e capriccioso dell’esistenza umana, portatore di cambiamenti improvvisi e casuali.
Nella mia ricerca filosofica mi sono profondamente immerso in queste tematiche, esplorando il delicato equilibrio tra necessità e casualità nella nostra esistenza. Clinamena, come pseudonimo, incarna questo doppio concetto, richiamando l’interplay tra Necessità e Caso e la complessità della nostra condizione umana, costantemente influenzata da entrambe le forze.
Allo stesso tempo, questa deviazione casuale che ha dato origine al tutto, il Clinamen, rappresenta uno straordinario esempio di quanto sia stata improbabile la nascita del nostro pianeta e, di conseguenza, la nostra stessa esistenza. Consapevoli del fatto che la vita sia così fortuita, casuale e improbabile, dovremmo essere infinitamente grati di farne parte. Questo concetto ha ovviamente anche un risvolto ambientalista: la nostra esistenza non è garantita, ma è il risultato di un intricato insieme di circostanze e di eventi casuali che si sono verificati nel corso di miliardi di anni. Questa consapevolezza dovrebbe infondere in noi un senso di responsabilità nei confronti del nostro pianeta e di tutte le forme di vita che lo abitano.
– Parliamo delle tue esperienze di vita? Sappiamo che hai vissuto all’estero…
Le mie esperienze di vita sono state ricche e variegate, con significative esperienze all’estero che hanno contribuito a plasmare il mio percorso. Ho trascorso cinque anni a Madrid, dove ho avuto l’opportunità di organizzare eventi e festival, immergendomi nella vibrante cultura della città. Successivamente, ho trascorso 3 anni a Londra, continuando a lavorare nel campo degli eventi e del festival, dapprima presso Apiary Studios, dove sono stato esposto alla musica sperimentale più radicale, collaborando con artisti come Moor Mother, Klein e Arca.
Durante il mio periodo a Londra, ho anche avuto l’opportunità di lavorare presso il cinema Everyman, arricchendo ulteriormente la mia esperienza nel settore degli eventi e dell’intrattenimento. Parallelamente alla mia carriera nel settore degli eventi, ho coltivato la mia passione per la musica, sia come performer che come creatore.
A Madrid, ho fatto parte di una band chiamata The Crow Project, che ha goduto di un discreto successo, specialmente dal vivo, e che ha tratto ispirazione dalla musica dei Depeche Mode. A Londra, ho collaborato con un trio dal carattere ibrido, The 42, che si situava a metà strada tra il cantautorato e la sperimentazione musicale.
Inoltre, ho avuto il privilegio di lavorare nello studio di registrazione di mio fratello Giorgio, contribuendo alla sua casa di produzione The Leaf. Attualmente risiedo a Milano, città che ha visto il rilancio della casa di produzione di mio fratello, dove continuo a coltivare la mia passione per la musica e gli eventi, esplorando nuove opportunità e contribuendo al vibrante panorama culturale della città.
… E quanto ha influito sulla tua musica questo percorso oltre confine?
Il mio percorso oltre confine ha avuto un impatto significativo sulla mia musica, arricchendola con nuove influenze e prospettive. La mia esperienza a Madrid, dove abbiamo suonato come artisti residenti al Café La Palma e al Perro de la parte de atras del coche, due locali di musica alternativa nel quartiere di Malasaña, ha contribuito a plasmare il suono e lo spirito della mia band, I The Crow Project. Questi luoghi hanno rappresentato degli autentici crocevia culturali, offrendo una piattaforma per esprimere la nostra creatività e interagire con altre band e artisti della scena alternativa madrilena.
Il mio trasferimento a Londra ha poi aggiunto un nuovo livello di profondità alla mia esperienza musicale. Frequentando club come Café Oto e The River Studios, ho avuto l’opportunità di immergermi nella musica sperimentale più radicale e di entrare in contatto con una vasta gamma di talenti e innovazioni sonore. Le jam session nelle Warehouses di Hackney Wick sono state altrettanto importanti, offrendomi uno spazio creativo libero dove sperimentare e collaborare con altri musicisti.
Tutte queste esperienze hanno lasciato un’impronta indelebile sulla mia musica, arricchendola con una varietà di influenze e stimoli creativi. La diversità culturale e musicale di Madrid e Londra ha contribuito a plasmare il mio approccio alla composizione e all’interpretazione, rendendo la mia musica più ricca e sfaccettata.
Inoltre, è essenziale sottolineare che la mia scelta di scrivere e cantare in inglese anziché in italiano riflette il mio senso di appartenenza europeo, alimentato dal programma europeo che ha favorito l’integrazione attraverso iniziative come Erasmus o MAE CRUI durante la mia generazione. Questi programmi hanno contribuito a forgiare una sorta di identità europea, che ho abbracciato con entusiasmo, sentendomi parte di una comunità più ampia che va oltre i confini nazionali.
Tuttavia, questa scelta linguistica può essere vista anche come una sorta di privilegio o accesso a una cultura più globale, poiché l’inglese è una lingua franca largamente diffusa. Nonostante ciò, sono consapevole del passato problematico dell’Europa, caratterizzato da conflitti e colonialismo. Pertanto, mentre apprezzo l’aspetto cosmopolita e interconnesso che l’inglese può offrire, preferisco mantenere un approccio umile e critico, evitando di cadere in un’eccessiva presunzione. La mia identità è più in linea con quella di un cittadino del mondo, che cerca di abbracciare la diversità e l’interculturalità, pur riconoscendo le sfide e le contraddizioni della storia europea.
– Parlaci di LOST. Come è nata l’idea per questo nuovo Ep?
L’idea per il nuovo EP “LOST” è nata dalla mia voglia di esplorare temi complessi e universali attraverso la musica, mescolando elementi autobiografici con una narrazione più ampia e universale. Questo lavoro è composto da tre canzoni, ognuna delle quali racconta una storia diversa, ma tutte unite da un filo conduttore comune.
Il nucleo centrale di “LOST” ruota attorno alla profonda comprensione della mente di una ragazza con disturbo narcisistico di personalità, afflitta da ossessione, paranoia e tratti psicotici. Lei vive nella convinzione di essere vittima del mondo, ma la sua risposta agli eventi è spesso violenta, abusiva e manipolatoria nei confronti di coloro che cercano di avvicinarsi e amarla. È una situazione frustrante, poiché il suo disturbo le impedisce di riconoscere la propria abusività e la spinge a vedere il mondo come la vera minaccia, chiedendosi perché nessuno sembra in grado di amarla davvero.
La voce narrante delle canzoni invita questa ragazza a confrontarsi con se stessa, a esplorare il labirinto della sua mente e a cercare le risposte dentro di sé anziché nel mondo esterno. Nonostante la tematica oscura, il messaggio alla base di “LOST” è intrinsecamente positivo. Si tratta di affrontare il dolore con coraggio, apprezzare i momenti di gioia nella vita, abbandonare vecchi schemi mentali e intraprendere il cammino verso la guarigione e l’autenticità.
È importante sottolineare che “LOST” è una finzione letteraria, seppur con spunti autobiografici. La mia intenzione è quella di offrire una prospettiva articolata su temi complessi, incoraggiando l’ascoltatore a riflettere e a trovare la propria strada verso la crescita e la consapevolezza emotiva.
La stessa copertina rappresenta una ragazza perduta nel bosco, quello che io chiamo un labirinto di ebano, e che alla fine potrebbe rappresentare semplicemente la sua mente confusa. Siamo un po’ tutti persi nelle nostre ossessioni? Lost
– Affrontiamo singolarmente i tre brani che lo compongono… Cosa puoi raccontarci?
Arrow of Fire: Questa canzone si apre come una dolente contemplazione della protagonista, intrappolata nella sua ossessione come un navigante sperduto in un mare di incertezze. La mia voce si eleva come un faro nella tempesta, esortando la ragazza a liberarsi dalle catene del passato e a confrontarsi con il proprio ego. Il coro funge da guida, invitando la protagonista a liberarsi e a lasciar andare i suoi vecchi schemi mentali.
“Leave your values behind be free from yourself let it go”
Lonely Soul: Questa ballata dark raggiunge il culmine emotivo dell’EP. La musica inizia delicatamente con il piano che sussurra la malinconia dell’anima, per poi esplodere in un turbine di suoni elettrizzanti. Qui, catturo l’essenza della solitudine e dell’isolamento, dipingendo un mondo immaginifico costruito da una mente con forti tratti paranoidi. È un viaggio struggente attraverso le profondità oscure della psiche umana.
“Have you ever been this far away? where ghosts hold sway and shadows…
In the dark of your mind, where fears take flight, They grip you so tight”
Sunday Morning: Questa traccia di chiusura incarna un momento di dolce e fugace felicità emergente nel caos della follia. Descrivendo un nuovo amore che sboccia nelle notti illuminate dalla città, la canzone trasuda vitalità e gioia. Tuttavia, anche questi momenti di estasi sono permeati da un senso di inquietudine, come evidenziato nel verso “Because you scare me a bit When you hate them and yell at me”. Ho cercato di dipingere un quadro vivido di una mente che oscilla tra piacere e paura, con la chitarra acustica intrecciata con la mia voce per creare un sound intimo e emotivamente profondo.
– Qual è la qualità unica di Clinamena? Cosa ti distingue dagli altri artisti?
La mia scrittura è intrisa di metafore e simbolismo, che offrono agli ascoltatori molteplici livelli di interpretazione e invogliano alla riflessione. Mi sforzo sempre di trasmettere autenticità e vulnerabilità attraverso le mie parole e le mie melodie, creando un legame emotivo con il pubblico.
Inoltre, la mia esperienza e la mia formazione multidisciplinare mi permettono di esplorare una vasta gamma di temi e di approcci artistici, aggiungendo una profondità e una complessità uniche alla mia musica. Sono un narratore delle esperienze umane, e cerco di far emergere la bellezza anche nei momenti più oscuri e dolorosi.
In sintesi, la mia qualità unica risiede nella capacità di creare musica che va oltre il superficiale, che si tuffa nelle profondità dell’animo umano e che porta l’ascoltatore in un viaggio emozionale e spirituale.
Le mie influenze musicali sono davvero variegate: amo i Beatles, gli Oasis, Nick Cave, Hulten, il folk in tutte le sue sfaccettature, il bluegrass, The Bones of J.R. Jones, De André, Capossela, i Doors, i Blur, i Black Keys, gli ZZTop, Lennon, Knopfler, i Radiohead, il country, il gospel, i Led Zeppelin. Non mi considero un grande musicista, né particolarmente geniale, ma prendo tutte queste leggende della musica e cerco di inserirle tutte nella stessa canzone. Non so cosa sia uscito questa volta francamente.
– …E quali sono i tuoi obiettivi?
Innanzitutto, vorrei comprendere meglio a quale pubblico rivolgermi, dato che la mia musica abbraccia così tante influenze diverse. Sono consapevole della mia ecletticità e vorrei capire come indirizzarla nel modo più efficace possibile.
Un obiettivo importante è anche capire dove la mia musica potrebbe trovare maggiori consensi e apprezzamenti. Potrei piacere in Norvegia, in Spagna, nel Regno Unito, in Svezia, in Italia o forse altrove? È una domanda che mi pongo spesso, cercando di individuare i mercati e le comunità musicali dove potrei avere più successo.
Inoltre, un grande obiettivo che ho è quello di organizzare un concerto memorabile qui a Milano. Immagino una serata in cui le persone si riuniscono per cantare le mie canzoni, immergendosi nella musica e nel divertimento. Vorrei che fosse un’esperienza indimenticabile, sia per me che per il pubblico, un momento di condivisione e di gioia attraverso la musica. Sarà un’occasione per celebrare la musica e la creatività, e per connettermi con i miei fan in modo intimo e autentico. Spero che quel concerto diventi un momento speciale per tutti coloro che parteciperanno, e che lasci un’impronta indelebile nei loro ricordi.
– Siamo in conclusione: progetti futuri?
Suonerò il 31 maggio al Mare Culturale Urbano a Milano e il 20 luglio allo Spiritual di Londra. Poi andrò in vacanza. In autunno vorrei fare un grande concerto a Milano in una bella sala e riempirla. Anzi lancio un appello a chi mi ascolta o legge di contattarmi per organizzare una serata memorabile! E poi vorrei scrivere un disco e registrarlo in pochi giorni insieme a tanti musicisti, vorrei che avesse più influenze blues e gospel…