ARTISTI IN EVIDENZA INTERVISTE NEWS

“FANTASMI DI CARTA” un piccolo capolavoro di Giuseppe D’Alonzo [INTERVISTA]

Ci aveva già sorpresi con il video di “Gravità”, Giuseppe D’Alonzo, Artista con la A maiuscola originario di Pescara, che riscopriamo oggi con “FANTASMI DI CARTA”, un vero e proprio capolavoro, sia dal punto di vista musicale che visivo, che non fa confermarci le nostre sensazioni. Quelle di trovarci di fronte ad un cantautore “speciale” denso di idee e musicalmente ingegnoso, che riesce ad esprimersi su cifre stilistiche molto elevate, con concretezza ed umiltà.

Incuriositi lo abbiamo, quindi, intervistato per approfondire il suo pensiero, e scoprire insieme a lui tutti i segreti della sua Arte:

– Benvenuto su Qube Music Giuseppe. “FANTASMI DI CARTA”, è il tuo nuovo Album, perché questo titolo? E quali sono i tuoi “FANTASMI” o quelli della nostra società?

Sono esseri carini, a volte anche meno, che mi vengono a far visita di notte, alcune volte anche di giorno e mi raccontano delle storie. Con questo album ho finalmente voluto dargli una voce, una identità, e addirittura una forma: il “Guerriero di Capestrano” che da buon abruzzese porto sempre nel mio universo immaginario.

Sono solitari guerrieri in armi di carta che combattono per mantenere viva la fiamma dell’arte, della creatività in una società sempre più incline alla razionalità, alla perfezione.

Ma hanno anche un’altra chiave di lettura, sono anche guardiani che controllano i criceti umani all’interno dei loro loculi a rappresentare anche la doppia valenza dell’arte, evasione ma anche prigione, per gli artisti che non ne possono fare a meno in un mondo che però non li riconosce più come tali: sembra non esistere più l’opera d’arte, esiste il prodotto.

Tutti lottiamo con i nostri fantasmi, con i nostri “mostri”, riuscire a stabilire un contatto con loro è qualcosa di straordinario, liberatorio, genera un flusso creativo inaspettato. Sto parlando metaforicamente della nostra anima, di quello che ha da raccontarci, di quello che tenta di urlarci quotidianamente con una voce sempre più attutita da tonnellate di informazioni che boicottano costantemente la comunicazione.

– Dopo il video di “Gravità”, un’altra piccola perla animata. Cosa puoi raccontarci sulla produzione e realizzazione di questo videoclip?

L’idea mi era chiara, è stato un pochino più complesso coinvolgere l’amico Michele Bernardi e fare in modo che esprimesse le sue potenzialità dipingendo su una sua nuova tela da contaminare con questo fiume idee.
Il risultato esprime molto bene il senso di oppressione e di disagio di un essere umano costretto ad andare a velocità non adatte alla sua natura, di dover stare al passo con le macchine, con i calcolatori elettronici con l’intelligenza artificiale.
Macchine che possono scalare idealmente all’infinito al contrario dell’uomo che deve fare i conti con le sue risorse finite, che si deteriorano con il tempo.
Il dualismo uomo criceto funziona bene, il criceto passa la sua vita a correre sulla ruota per poi spirare. L’uomo passa gran parte della sua esistenza a costruire qualcosa, soprattutto nei suoi anni più “rampanti”, per poi accorgersi che sta costruendo una enorme ruota sulla quale passerà il resto della sua esistenza fino a spirare anch’egli rovinosamente.

La figura del corvo è stata introdotta come metafora dell’emancipazione culturale e spirituale: l’uomo può scendere da quella ruota infernale che si è costruito con tanta fatica e risorgere spiccando finalmente il volo sorvolando la vastità dei loculi contenenti le numerose ruote giganti. Ed ecco che l’uomo consapevole torna a costruire, ma questa volta è l’architetto della sua anima, della sua interiorità

– Possiamo sbilanciarci, dicendo che sei straordinariamente bravo e che “FANTASMI DI CARTA” ci ha proprio emozionato. Insomma, Giuseppe sei consapevole di aver realizzato dei veri e propri piccoli capolavori sia dal punto di vista musicale, sia da quello testuale e visivo?

Se solo riesco ad emozionare anche una sola persona ho già raggiunto il mio scopo artistico.
Insomma, sono temi profondi e complessi, non mi aspetto di raggiungere la “massa”, la mia aspirazione è appunto raggiungere persone sensibili, complicate e se posso emozionare almeno una di loro vuol dire che ho fatto un buon lavoro. D’altronde è un lavoro “di pancia” non è razionale, scaturisce dai sogni, dagli incubi e da forti emozioni. Come dico nell’ultima strofa sono “sortilegi per chi non riesce a stupire con le parole, che sembrano cadere sempre dietro te e non sortire mai un effetto degno di questa civiltà”. Così vedo io il mondo dell’arte, le parole le lasciamo ai politici che le inflazionano a sufficienza, l’arte deve emozionare e deve essere viscerale. Senza nulla togliere ai poeti, loro hanno la capacità di far danzare le parole senza la musica, ma parlando di arti audiovisive credo che testi musica e video insieme possono suscitare emozioni molto forti risultando fortemente evocative.
Il concetto è stato ormai sdoganato con l’assegnazione del Nobel a Bob Dylan sancendo e riconoscendo l’importanza di questa forma di espressione.

– Videoclip, i tuoi, che si snodano in un vero e proprio racconto, che sollecita l’immaginario… e fanno viaggiare l’ascoltatore con la mente…

Esatto, l’idea è proprio quella. Anni fa mi hanno accostato ad autori psichedelici, non credo di ritrovarmi poi tanto in quella definizione, credo solo nell’ascolto attivo dell’anima, senza compromessi. Non è una cosa facile, ci si arriva per gradi e spesso con la maturità, ma non riuscire ad ascoltare quello che la nostra anima ha da dirci equivale a non vivere la propria vita, ma forse quella che qualcun altro vuole farci vivere, che può essere anche semplicemente un nostro “demone”.

– In un oceano vuoto di idee, che è l’attuale music business, come riesci ad inserirti con il tuo pensiero così denso e profondo?

Come dicevo siamo solitari guerrieri in armi di carta che combattono quotidianamente, 🙂

In realtà il mainstream è probabilmente come lo descrivete voi, ma conosco tante realtà tanti “colleghi” che appunto “combattono” e si fanno strada a piccoli passi, in realtà locali, per amore della musica e dell’arte. Collaboro non di rado con altri artisti e mi rendo conto di quanta voglia c’è di esprimere la propria arte. Vedo anche che non tutti sono orientati al guadagno a tutti i costi, anche se è corretto pretenderlo, o alla fama a tutti i costi, ma hanno questa forte esigenza di esprimere la loro creatività. Vi dirò che percepisco molto più orientati al guadagno e alla ricerca di notorietà questa miriade di cover/tribute band che inquinano il panorama musicale live italiano monopolizzando il business dei piccoli club. Anche se, a onore del vero, negli ultimissimi anni qualcosa sta cambiando, almeno ci si prova a lanciare queste nuove leve che a dirla tutta fanno anche tanta tenerezza, bisogna sostenerli, non spremerli…
Non parlo volutamente di tutte quelle “competizioni” televisive… c’è chi ha saputo esprimere il pensiero degli artisti in tal senso molto meglio di me, inutile ripetersi in ovvietà.

– Nella tua musica proprio il pensiero sembra prendere vita e colore, anche grazie a dei videoclip molto significativi, perfettamente integrati nel tuo contesto sonoro. Cosa ne pensi?

Mi fa piacere che questo venga notato.
Ho cercato tanto un videomaker che avesse affinità con la mia musica, quando ho incontrato l’arte di Michele, ne sono rimasto rapito.
Quando gli ho proposto “Strane Forme di Complicità” che ha una sezione ritmica davvero particolare credo di averlo catturato a mia volta. Da lì è nata una bellissima collaborazione, che ha portato all’ultimo video “Fantasmi di Carta”.

Sono un amante dei disegni, dei video animati, dello stop motion. Mi piacciono le ambientazioni evocative, cerco sempre il meglio per quanto possibile, e devo dire c’è chi sa davvero cogliere l’essenza nel pensiero creativo altrui, contaminarlo con il proprio e tirar fuori qualcosa di davvero unico. Michele è uno di questi.

Ovviamente sono sempre aperto a nuove collaborazioni e nuove contaminazioni, perché servono anche a cambiare direzione, per muoversi dalla propria zona di confort e confrontarsi con chi ha un punto di vista differente, aprendosi appunto alle diversità che sono poi di stimolo anche per la propria arte.

– Nella tua musica e nei tuoi videoclip sembrano essere presenti molti SIMBOLI, quanto è importante per te questo richiamo al simbolico?

Mi piace introdurre degli elementi ricorsivi, ma anche utilizzare dei trucchetti se vogliamo fonetico/linguistici che possono indurre l’ascoltatore in errore o meglio ancora incuriosirlo e portarlo ad approfondire il tema.
Ad esempio proprio in fantasmi di carta la strofa “navi amiche che solcano mari di versi ritornano da te, con un carico che ricorda tanto le galee”, nel cantato “di versi” sembra “diversi” e allora tutta la strofa acquista un significato completamente differente.
Nel primo caso sto parlando dei sogni, del mistero dell’ispirazione, queste navi che si allontanano, navigano alla ricerca di ispirazione e tornano con un carico pieno di musica e versi. Il secondo caso è un chiaro riferimento alla triste situazione immigratoria nel Mar Mediterraneo.

Ne ho tanti di questi esempi.

I testi sono spesso allusivi, in realtà vogliono esprimere quello che si “sente” dalla musica. Ecco perché scrivo sempre testo e musica insieme, devo dare atto a Vasco Rossi, un grande alchimista musicale, che è proprio vero che le canzoni escono già con le parole. Tutto si può fare, si possono musicare testi, inserire testi in melodie, ma la canzona perfetta, secondo me, è quella che esce già con le parole, perché cattura il mood di un momento. Quel mood non tornerà più, è irripetibile. Si può rievocare solo riascoltando il brano finito. Quello che spero è proprio di far percepire a chi ascolta, quel preciso stato d’animo.

– Considerando il livello molto alto espresso nei tuoi ultimi lavori, ti senti ad un punto di arrivo (all’apice della tua maturità artistica) o ad un punto di partenza?

Bella domanda. Dopo tre album in lingua inglese mi sono affacciato in punta di piedi al cantautorato italiano, con il primo album “Tornerà”. Poi ho scritto “Strane Forme di Complicità”, alternando varie collaborazioni su singole produzioni, e adesso finalmente “Fantasmi di Carta” che mi perseguitava da un po’… la mia riflessione è che, così come sono partito da un rock british per tornare man mano alle radici del mio amato blues, con gli album in italiano sono partito da un cantautorato pop per approdare ad una sorta di pop/folk cantautorale, che gli americani definirebbero forse semplicemente singer/songwriter. Sento che mi sto avvicinando sempre più alla musica di Bob Dylan, anche se in versione italiana. Ho rispolverato l’armonica a bocca, che non usavo dai tempi dell’università quando suonavo blues e rock/blues in una band di amici.
Gli assoli di “Fantasmi di Carta” hanno visto la luce con l’armonica, successivamente ho deciso di utilizzare uno slide in acciaio molto spesso su una Fender molto distorta con ampli valvolare, ma ho intenzione di suonarla live in acustico con l’armonica, è davvero intima.

Questo per dire che non so se sono ad un punto di arrivo o mi trovo su una nuova rampa, so solo che ho ancora della musica dentro che merita di uscire, e sto valutando altre collaborazioni, l’importante è divertirsi e assecondare i propri Fantasmi di Carta.

– E come vivi questa condizione? Pensi che un talento come il tuo meriti più spazio e visibilità, o la vera soddisfazione è confrontarti con te stesso e con il tuo pubblico?

C’è sempre una certa frustrazione nel sentire che si potrebbe dare di più ma si è frenati da mille vicissitudini della vita e da mille aspetti del proprio carattere. Me lo diceva anche la mia insegnante di letteratura alle scuole superiori… «Giuseppe ti devi impegnare di più, sei troppo pigro». Quanto aveva ragione! Se domani mi cucissero addosso una band, come quella che avevo e con cui ho avuto dei bei riconoscimenti anche da Maurizio Solieri in occasione di un festival estivo, i Crabby’s, e mi dicessero inizia un tour in Italia, sarei pronto a partire senza esitazioni, ma la fatica, almeno per me, che incontro nel selezionare, cercare affinità con altri artisti con cui condividere un tour, gestire le problematiche inevitabili di una band è un qualcosa che mi frena… la pigrizia, questa è il mio tallone di Achille, per questo vado in acustico, chitarra e armonica e pochi piccoli club per promuovere il cd.

– Dopo questo lavoro, cosa dobbiamo aspettarci da Giuseppe D’Alonzo?

Subito dopo l’uscita di “Fantasmi di Carta” ho fatto un viaggio in Marocco, sono stato diversi giorni nel deserto. Ho tanta voglia di viaggiare e credo che passerò i prossimi mesi, per quanto possibile, in località immerse nella natura per ritrovare quel contatto che con la pandemia mi è venuto un po’ a mancare. Ovviamente non abbandono mai la chitarra, due brani di “Fantasmi di Carta” li ho scritti durante uno dei miei viaggi, “Arpeggi a Galata” l’ho scritta a Istanbul , “Martha’s Vineyard” nella costa orientale degli Stati Uniti nella penisola di Cape Cod. Tra un viaggio e un altro farò sicuramente qualche live acustico in qualche piccolo club o piccole realtà che gli autori indipendenti si ritagliano con grande intraprendenza, volontà e sacrificio nelle città di provincia.

Breve biografia
Giuseppe D’Alonzo è un cantautore chitarrista di Pescara, fondatore dei Crabby’s, band con cui ha pubblicato i singoli “L’uomo di Ieri”, “I was born yesterday” e “Free.”
Innamorato da sempre della musica Rock/Blues ha esordito nel 2016 con il suo primo EP indipendente “Bad Past”, in lingua inglese.
A seguire ha pubblicato Realize (2017) e Mistake (2018), Tornerà nel 2019 il suo primo album in italiano, Strane Forme di Complicità (2020) la conferma del suo nuovo amore per il cantautorato italiano.
Vanta numerose collaborazioni italiane e internazionali, citiamo quelle con la singer songwriter di Londra Melanie Crew, la cantautrice italiana Patrizia Torrieri con cui ha pubblicato “Senza troppo mestiere” nel 2020. Ultimo singolo all’attivo, “Decisamente Labile” nato nel 2021 da una collaborazione con Eleonora Toscani e prodotto dall’etichetta milanese Maninalto!
Presenza sui social media:
https://www.facebook.com/giuseppedalonzomusic
https://www.instagram.com/gidalonzo/
https://www.youtube.com/c/CrabbysMusic

Michele Bernardi rappresenta uno dei maggiori esponenti del cinema di animazione in Italia, molto apprezzato anche a livello internazionale con il pluripremiato corto animato “Mercurio”.
Ha alle spalle una cinquantina di video musicali fra cui quelli di: Tre allegri ragazzi morti, Punkreas, Zen Circus, Teresa De Sio, Gianna Nannini.