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Cinzia Mai: vi racconto “il mio Pianeta” di emozioni

Per la nostra rubrica di approfondimento dedicata alle interviste, oggi abbiamo il piacere di incontrare e ospitare Cinzia Mai, cantautrice poliedrica in uscita con l’Ep “VERA”. Un concentrato di pop-elettronica che si esprime attraverso due brani. Ma Cinzia proviene da lontano, con una carriera musicale di tutto rispetto, ricca di tanti spunti e bellissime canzoni, spaziando dal jazz fino al pop, in una continua sperimentazione.

Un talento che ci ha certamente incuriosito ed emozionato… Come speriamo farà con tutti voi!

– Ciao Cinzia, sei in uscita con l’Ep, “Vera”. Raccontaci tutto di questo nuovo progetto!

“VERA” contiene due brani, uno più recente che dà il titolo all’EP e uno scritto qualche tempo fa, “IL MIO PIANETA”. “VERA” per me simboleggia un passaggio ed una presa di coscienza, a volte bisogna rinunciare ad un’idea, all’idea di come avremmo voluto essere, di come avremmo voluto agire; rinunciare alle aspettative e persino alle “ricompense” che pensavamo di meritare lungo il percorso, il risarcimento per aver sofferto o esserci sacrificati. Con questo brano volevo dire nel modo più viscerale che possiedo: “”Vai e vivi e non voltarti troppo indietro, vai e scopri chi ancora puoi essere, cosa ancora puoi realizzare”. “Il MIO PIANETA”, invece, affronta sogni e paure. A volte le cose avvengono ma non nel momento in cui pensavamo sarebbero avvenute, dobbiamo aspettare che i pianeti compiano i loro transiti, dobbiamo trovare la forza di avere pazienza, la forza di continuare a credere in un progetto, in un sogno. Perché le nostre paure più profonde si celano proprio nell’amore che riponiamo nelle cose o nelle persone ed i “Pianeti” dall’alto riescono a vederle e a riconoscerle.

Sono due brani che si sposano bene sia da un punto di vista narrativo che musicale, uno è il compimento dell’altro e viceversa.

– C’è un punto di svolta in chiave di pop-elettronica?

I brani racchiudono generi musicali che amo, il pop, il mondo del cantautorato e quello della musica elettronica.

I testi si fondono con il mondo della musica elettronica, mondo sonoro a me caro e che si rifà agli anni trascorsi a Londra, dove, insieme a Dj Laps avevo formato il duo dei “The Book of Changes”. Questa volta la produzione è stata curata da Alessandro Erba; l’intento è quello di creare un sound moderno e inerente agli ascolti che hanno ispirato entrambe durante la realizzazione dell’Ep.

– Vedi questa tua nuova fase come un esperimento momentaneo, o rappresenta per te un nuovo stile percorribile anche in futuro?

Sicuramente è una strada percorribile, anzi, è una strada già percorsa e che sto riprendendo, trovando nuovi stimoli nei cambiamenti che la vita mi propone.

– Parliamo di te in senso più ampio. Chi è Cinzia Mai?

Cinzia Mai è una lavoratrice. La mia passione si esprime nel fare. Mi laureo in Scienze dell’Educazione a 23 anni e divento un’educatrice per la prima infanzia. Imparo ad occuparmi degli altri: dei bambini, delle loro mamme. Imparo a lavorare in team e cresco come donna e come professionista. La musica accompagna la mia vita da sempre. Scrivo e suono per diletto, per passione, per rabbia. Cerco un modo per far vivere le mie due anime, quella artistica e quella professionale, perché nessuna annulli l’altra.

Ho ricevuto un’educazione rigida, non sempre ho potuto scegliere cosa fare, chi essere. Con il tempo, ho imparato a liberarmi dalle “leggi morali” a me imposte. Vivo da anni un momento di passaggio, sono su un’onda che non vuole infrangersi, ma segue una direzione. Sono alla ricerca della meta. Nel frattempo, imparo a godermi le mie soste, i miei errori, le lezioni che la vita stessa mi dona.

Vivo ad occhi aperti e sogno ad occhi chiusi e, quando posso, faccio l’inverso. Ascolto gli altri e, quando voglio, so farmi ascoltare.

Nelle mie canzoni metto la vita, che sia la mia o quella di chi mi circonda, perché, distratti come siamo a reinventarci o a cercare noi stessi, spesso ci dimentichiamo che il vero premio della vita è VIVERE!

– Approfondiamo. In tal senso, nel tuo percorso di vita, il tuo album “Come sei, come me” come si colloca?

È un disco a cui tengo tanto, molto voluto e curato. Tutte le canzoni sono state scritte nell’arco di 6 mesi. Volevo che ci fosse un filo conduttore all’interno di questo lavoro e, infatti, i brani sono nati uno di seguito all’altro, in modo quasi spontaneo, come se avessero l’esigenza e l’urgenza di esistere e di coesistere. Le canzoni sono ispirate a persone e fatti accaduti, a momenti di vita ed esperienze personali. Come nel lavoro discografico precedente, “Parla”, ho cercato di dar voce anche agli altri; anche a una voce maschile, come nei brani “La tua felicità” e “Laura”, dove la prospettiva di chi si racconta è quella di un uomo. Ho sempre cercato di pensare alla musica come ad una ricerca collettiva, chi scrive ha l’onore e l’onere di farsi testimone di una comunità e, per quanto sia possibile, dovrebbe farsi carico della voce altrui.

– Considerando sempre il tuo percorso artistico ed il tuo talento, come giudichi il tutto? Facciamo un resoconto: il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto?

Temo sia mezzo vuoto, lo dico con sincerità ed anche un pizzico di autocritica. Avrei voluto di più per la mia musica ed i miei lavori, avrei desiderato arrivassero ad un pubblico più ampio. Il risvolto positivo però, è quello di aver sempre pensato che, nonostante i numeri, gli ascolti e la visibilità, non avrei smesso di far musica. Scrivo ancora, creo melodie, ho pubblicato diverse cose negli ultimi anni e sono contenta di averlo fatto.

– …e ti senti ad un punto di arrivo o di partenza?

Sempre di partenza, mi piace dire che “mi sento sempre in un momento di passaggio, su di un’onda che non si infrange”. Sono alla ricerca di quello che mi fa stare bene, non si può mai smettere e sentirsi arrivati.

– Cinzia, concludiamo chiedendoti qualcosa sui progetti futuri.

Progetti futuri? Vorrei poter andare avanti riprendendo alcuni lavori del passato, quelli più sottovalutati e meno diffusi. Vorrei poter registrare nuovamente alcuni brani e dargli nuova vita. Forse, come dico ne “Il mio Pianeta” può essere giunto un momento buono per realizzare alcuni sogni o completare lavori lasciati “nel cassetto”.