Da poco meno di un mese è fruibile “Drugstore” (Gas Vintage Records/ distr. Goodfellas), il secondo lavoro in studio del progetto Discoverland, il duo formato da Roberto (Bob) Angelini e Pier Cortese, che uniti da una consolidata amicizia e da una collaborazione musicale da sempre produttiva, hanno dato vita nel 2011 a uno sodalizio professionale che davvero non dovreste perdervi.
L’idea, del tutto vincente, è stata quella di rivisitare in chiave country-folk-wave, molti dei successi nazionali ed internazionali che hanno accompagnato i momenti salienti della vita del duo e di tutti noi, dandogli così nuovo lustro in una veste originale e credibile. L’album è stato anticipato la scorsa estate dal videoclip di Stayn’ Alive e noi li abbiamo invitati a fare due chiacchiere con noi per parlarci di questo interessantissimo progetto.
– Benvenuti su Qube Music, per noi è un piacere ospitarvi in questo spazio dedicato alla buona musica… Il pubblico vi conosce come cantautori e polistrumentisti da sempre impegnati in progetti solisti e vi ha visti spesso sul palco insieme agli altri amici storici come Fabi, Silvestri e Gazzè. Quando e come è nata l’idea di rispolverare questi vecchi successi dandogli una veste totalmente nuova?
Ciao grazie il piacere è nostro. Proprio rimbalzando tra un palco e un altro, qualche anno fa eravamo in un Festival in Calabria chiamati a suonare singolarmente le nostre cose, quando proposi a Bob di condividere e improvvisare qualcosa insieme. In quell’occasione gli feci ascoltare la prima “Discover” che era Music di Madonna fatta mezza bossanova e gli chiesi se gli andava di far parte di questa follia. Ed eccoci qua.
– E da lì in poi la scelta dei brani come è avvenuta? Una jam session in compagnia da cui nascono le ispirazioni o tramite uno studio mirato?
Spesso ci incontriamo con delle idee più o meno improntate singolarmente, viaggi e ispirazioni personali, che inevitabilmente poi prendono forma insieme suonandole e mescolando le varie sonorità e i vari strumenti a disposizione.
– Il concetto di cover e tribute band raramente ha un’accezione positiva, e un giudizio affrettato e poco attento avrebbe potuto esporvi alle critiche. Per fortuna basta un orecchio funzionante per capire che qui si tratta di vero e proprio artigianato della musica, vi siete mai scontrati con questo argomento durante questo percorso?
Beh si appunto è da subito abbastanza evidente che l’ approccio è esattamente il contrario di una tribute o cover band, considerando che, spesso a rischio e pericolo, cambiamo i connotati armonici e strutturali di ogni canzone. Cerchiamo di farlo nel massimo rispetto dell’ opera, tanto che pensiamo che il miglior modo per onorarla sia proprio quello di ri- scoprirla partendo da un’ altra prospettiva.
La ricerca, la creatività e il gioco sono gli ingredienti principali che utilizziamo e che ci portiamo dietro anche nei Live.
– Dopo molteplici date in questi anni, quali sono le canzoni che ottengono il maggiore riscontro live?
Non abbiamo ancora una classifica vera e proprio dei brani che ottengono maggiore riscontro, ma dalle primissime uscite che abbiamo fatto finora, la sensazione è che la gente si diverta molto a scoprire citazioni, richiami, cambi di armonie e melodie, e ascolti con grande curiosità e stupore quello che proponiamo.
– Posso confermare avendovi ascoltato ultimamente, nella speciale cornice live di Spaghetti Unplugged a Roma. Unica traccia inedita dell’album è “Il Pusher” scritta da Pier Cortese e Leo Pari, che in mezzo a tutte queste cover ha il sapore di bonus track, perciò chiedo a te Pier, di cosa parla e come mai avete deciso di inserirla in Drugstore?
Come dicevamo prima questo progetto è sempre un po’ al confine tra edito e inedito… e la tentazione di raccontare una storia totalmente inedita è sempre presente. In questo caso raccontiamo la difficoltà e l’ impossibilità di tenere vivi certi rapporti e certi sentimenti che spesso si perdono nel delirio urbano e nella corsa a cercare chissà cosa, allora un Pusher servirà a illuderci che ” tutto sia migliore di quello che è ” .
– Cambiando discorso ma parlando di ciò che è inevitabilmente attuale: chiedo a Bob, ti abbiamo visto impegnato in una collaborazione con Amici di Maria De Filippi. L’argomento è complicato e ostico, e le scuole di pensiero sono contrastanti e agguerrite, qual è la vostra idea sui talent?
Quest’anno ho collaborato come coach ad “Amici”. Non mi piace l’idea che il talent sia l’unica via per fare musica oggi. Credo profondamente nell’alternativa costruzione della propria carriera attraverso una sana e dura gavetta fatta di piccoli live, autoproduzioni e quant’altro. Chi mi conosce sa che non mi piace avere pregiudizi, soprattutto sulle cose che non conosco.È per questo che ho bisogno di provare le cose. Provarle per capire. E poi farmi un’idea in base alla MIA esperienza e non al sentito dire.
Ho conosciuto giovani talentuosi e colleghi super preparati ma ne esco con la conferma che il talent è una grande produzione televisiva circondata da interessi discografici e radiofonici. Punto. La musica “vera” sta altrove.
Marta Croce