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L’intervista a Umberto Maria Giardini che ci presenta il suo “Futuro Proximo”

Abbiamo intervistato Umberto Maria Giardini in occasione della pubblicazione del suo nuovo album “Futuro Proximo”, un disco dedicato a chi dalla musica italiana di oggi si aspetta qualità e credibilità artistica

“Futuro Proximo” è il nuovo album di Umberto Maria Giardini, pubblicato il 3 febbraio 2017 per La Tempesta Dischi con distribuzione Believe Digital. L’album vede la luce a due anni esatti da “Protestantesima”. “Futuro Proximo” è un album “dedicato a chi dalla musica italiana di oggi si aspetta qualità e credibilità artistica”.

Scopriamo perché in questa intervista di Egle Taccia a Umberto Maria Giardini.

– Cosa c’è in questo “Futuro Proximo”?

Non lo so, nessuno può saperlo né immaginarlo. Di sicuro nulla di buono.

Il mio non credo sia pessimismo ma solo una previsione riferita alle premesse che in questi ultimi anni si sono materializzate attorno alla società moderna, al mondo. Tutto fa schifo e molto è fasullo, la vita felice degli anni passati è un lontano ricordo.

– In che senso rappresenta per te un nuovo ciclo?

I cicli della vita e quindi legati anche al lavoro sono scanditi inevitabilmente dal tempo.

Il tempo e lo spazio sono gli elementi che di più influenzano la mia vita, il mio umore e il significato che do alla vita. I cicli sono i cambiamenti in atto nel tempo, ma anche senza i cambiamenti stessi.

Alcuni cicli si possono susseguire anche senza cambiamenti, ma restano tali in relazione al tempo e a ciò che accade dentro di esso.

– “Siamo diversi ma tutti uguali”. Pensi che oggi si stia perdendo l’empatia nei confronti degli altri?

No, non credo. L’empatia verso chi ci sta vicino è sempre presente, la differenza sostanziale è che nel tempo è un sentimento che si è modificato. Tutto oggi è meno importante rispetto anche a soli 30 anni fa. Gli esseri umani si sono modificati in molte cose e caratteristiche anche se nessuno ne parla mai, ma gli studiosi statunitensi, dove la ricerca è avanzata, lo sanno benissimo. In questi cambiamenti dovuti a numerosi presupposti legati al progresso, e nella fattispecie alla rete, troviamo anche quelli riguardanti i sentimenti e la loro applicazione alla vita. L’empatia esiste sempre come sentimento, ma non è più autentico come nel passato.

– I suoni dell’album sono elettrici, alla faccia delle mode, con una matrice prog molto evidente. Che tipo di ispirazione hai seguito durante il lavoro di composizione?

Io difficilmente mi faccio ispirare da qualcosa. La letteratura, la poesia e il cinema sono quasi sempre le fonti a cui attingo, ma è un processo che qualche volta e senza una regola precisa può anche NON avvenire. Parto sempre dallo strumento, e mi faccio trascinare dalla pratica accoppiata alla ricerca.

Accendo l’ampli, e suono. Ricerco e trovo. Metto a fuoco, modifico e concretizzo dando un senso logico a ciò che ho trovato.

– Nella presentazione dell’album ho letto che questo disco è dedicato a chi oggi dalla musica italiana si aspetta qualità e credibilità artistica. Pensi che questi aspetti oggi si stiano perdendo?

Assolutamente sì, ma è giusto che sia così. La vita come accennavo pocanzi è cambiata, non vedo perché non debba modificarsi anche nell’arte e nella musica. La qualità oggi non occorre più perché la società chiede altro. Basta guardare e osservare i giovani per capire quanto sia tutto banale e futile.

Il significato delle cose e la bellezza sono caratteristiche dell’essere umano solo apparentemente reali, oggi nulla è più importante.

– C’è un brano dell’album a cui sei più legato?

No. Ci sono alcuni brani che mi emozionano moltissimo come non accadeva da tempo. Avanguardia, Ieri nel futuro proximo, Onda e Mea culpa ad esempio sono ottimi pezzi come in Italia nessuno scrive più, solo questo.

– So che stai mettendo in piedi anche un nuovo progetto, Stella Maris, ce ne parli?

Stella Maris è un nuovo progetto concepito da me assieme a Ugo Cappadonia. Ci siamo fatti ispirare dal suono inglese degli anni ’80 a cui siamo legati e da cui è dipesa tutta la nostra esperienza musicale fino ad oggi. Ciò che oggi siamo (io in primis) viene da quei meravigliosi anni, vissuti e masticati assaporando la vita, la musica e tutto ciò che girava attorno ad essa. Si sognava ad occhi aperti e tutto si materializzava ascoltando tanta buona musica, nonchè nelle piccole cose di tutti i giorni.

Anni splendidi soprattutto per la musica internazionale.

Egle Taccia