INTERVISTE

Custodie Cautelari: Io me la ricordo quella “Notte delle Chitarre” [INTERVISTA]

Il nuovo disco delle Custodie Cautelari, un classico della storia del POP ROCK Italiano

L’emozione da una parte e la storia dall’altra…quando entrambe queste cose dialogano assieme consegnando al futuro prossimo una testimonianza importante che andrebbe sottolineata con maggiore evidenza. Di certo le Custodie Cautelari non sono una di quelle formazioni passate alla storia glitterata delle grandi copertine. Ma pensiamo ai 20 anni e più di carriera, pensiamo ai numerosi dischi e innumerevoli concerti in giro per l’Italia e non solo…pensiamo alla mole di Artisti di fama nazionale e internazionale che hanno preso parte a collaborazioni storiche con loro, sia live che in studio. Insomma, quello delle Custodie Cautelari si conferma capace di intraprendere un viaggio di orizzonti inarrivabili ai più, soprattutto oggi e che, per niente stanco, tornano a far parlare di se, ancora una volta, con questo nuovo disco dal titolo “Notte delle chitarre (e altri incidenti)”, che riporta immediatamente alla mente il famoso lavoro pubblicato nel 2001 da Sony. Sono 15 inediti (più la cover di Pino Daniele “Nun me scuccià) di grande pop rock italiano e dentro decine di artisti di calibro pesante, da Marco Ferrandini a Stef Burns. Impossibile racchiudere tutto dentro poche righe di un magazine. Ci fermiamo con il mandare in onda il video di lancio in cui troviamo Matteo Gabbianelli dei Kutso e poi rubiamo ad Ettore Diliberto qualche bella indiscrezione su una storia che davvero mi ha affascinato:

– Prima di parlare del presente ripercorriamo un po’ di storia. Questa storia ha il titolo “Notte delle chitarre”. Come inizia questa precisa storia delle Custodie Cautelari?
Inizia nel 1999, in un primo concerto abbastanza improvvisato, con Maurizio Solieri, Alberto Radius e Cesareo. Diventa un disco per Sony Music nel 2001, un album ricco di chitarristi ma anche di duetti (Franco Battiato, Elio, Francesco Renga, Gianluca Grignani, Franz Di Cioccio ecc)

– E quindi oggi questo nuovo disco è da considerarsi un “capitolo II”?
Il capitolo secondi fu con l’album “Notte delle chitarre anniversario del 2011. Questo è un capitolo primo, perché stavolta gli ospiti si sono cimentati esclusivamente su brani da noi composti, o inediti scritti con loro, eccezion fatta per la cover di Pino Daniele.

– Tra i grandi ospiti ci sono chitarristi di fama mondiale come Stef Burns. Come si arriva a tanto…ma si sceglie in un mare di nomi possibili?
Segnalo anche la presenza di Matt Backer, chitarrista di Elton John, Joe Cocker e Julian Lennon. È una conseguenza dei molti live, in cui c’è proprio la fortuna di conoscere musicalmente e caratterialmente questi musicisti. Quelli che, come Stef, hanno partecipato, si sono in qualche misura appassionati a queste canzoni, a devo aggiungere che andiamo d’accordo e frequentarsi è un piacere pari a quello di suonare.

– Il vostro marchio di fabbrica, se non ne ho una cattiva percezione, sono proprio le numerose e pregiate collaborazioni. Questo nuovo disco ne ha tantissime…cosa si prova quindi nel realizzare un tale incontro culturale?
Il clima è elettrico, lo scambio di informazioni è continuo, tutti interagiscono con tutti. A ogni concerto, solo sul palco siamo in 15. È un’emozione fortissima, da cui scaturisce un senso di gratitudine e appagamento.

– Ma questi tanti incontri sono mai stati degli scontri? In altre parole c’è qualcuno (anche senza fare nomi) che in fondo ha tolto qualcosa di importante al vostro progetto?
Forse ti riferisci al fatto che lo show sia stato molto imitato..poco importa, anzi lo prendiamo come un complimento. Il fatto poi che chi ci ha provato si sia reso conto di quanto fosse complicato, ci ha messo tutti tranquilli. Chi viene a vederci sa sempre quel che trova.

– Nel corso degli anni avete attraversato la rivoluzione della musica italiana e del suo pubblico. Da ieri ad oggi…la prima grande differenza?
Siamo molti meno, il boom delle cover come ogni moda se n’è andato. Oggi è tutto più complicato ed è stato necessario anche per noi, non smettere di prepararci minuziosamente e di ampliare il più possibile le nostre competenze. Siamo passati da un pubblico che veniva accontentato, ad un altro (che in parte coincide) che viene educato a una certa musica. Seguiamo il nostro percorso a prescindere dal rap dilagante, la dance e una sfilza di mood musicali che in fondo ci sono sempre stati…quindi ascoltiamo curiosi, ma poi facciamo la nostra parte.

– Salutiamoci con un appello a chi manca all’appello: con chi vorreste collaborare che ancora vi manca?
Sarebbe bello coinvolgere Ace degli Skunk Anansie, abbiamo stabilito un contatto, vedremo…

P.T.