Daniel Cuello nasce a Córdoba (Argentina) un venerdì del 1982, disegnatore e fumettista, nel suo sangue ci sono almeno sette nazionalità diverse. Vive in Italia da parecchi anni e nonostante questo non ha mai imparato a fare la pasta al dente, ma noi lo perdoniamo, anche perché è proprio in Italia che da autodidatta ha imparato a disegnare. Al momento sta lavorando ad un graphic novel che uscirà nella primavera del 2017, pubblicata da Bao Publishing, il cui titolo (del tutto provvisorio) è: “Residenza Arcadia”. Nonostante il lavoro a questo nuovo progetto, il blog e la visione (arretrata) di Daredevil, e grazie al nostro pressing tenace, lo abbiamo placcato virtualmente e lo abbiamo intervistato per voi.
– Partiamo dagli albori, ho letto che anche da bambino disegnavi sempre, cosa ti piaceva disegnare?
Quando ero molto piccolo disegnavo come tutti gli altri bambini: animali, case, parenti, Gorbaciov. Poi a dieci anni ho disegnato il mio primo personaggio a fumetti: Gofi, un coniglio un po’ sfigato che faceva cose fighe, tipo combattere contro i criminali e girare con una macchina volante (in stile “Ritorno al futuro“). A parte lui però non disegnavo altri animali, nemmeno all’epoca mi piaceva. E se lo facevo non erano certo pucettosi o kawaii.
– Qual è il tuo fumettista idolo, la tua rock star della matita?
Sono due quelli che mi piace citare. Guy Delisle, per la poesia e la semplicità delle sue tavole e Quino, per la genialità delle sue vignette. Mi piace pensare che mi abbiano un po’ formato. Un po’ mi illudo.
– Con chi, anche viaggiando con la fantasia, ti piacerebbe poter collaborare un giorno?
Mi piacerebbe fare un fumetto musicale. Io sono un grande amante delle colonne sonore, le ascolto sempre quando mi serve ispirazione, molte delle scene che immagino (come il libro a cui sto lavorando ora) nascono ascoltando musica. Ecco, un giorno mi piacerebbe fare un libro con allegata una playlist composta ad hoc, da ascoltare mentre si legge. Qualcosa composto, chessó, da Ramin Djawadi, Nick Cave, Rolfe Kent, Philip Glass o Hans Zimmer.
– Spesso i tuoi soggetti sono degli anziani, perché?
Non c’è un motivo vero e proprio, non c’è stato un giorno particolare in cui mi sono detto “da oggi solo vecchi!“. Semplicemente mi diverto a disegnarli. Credo perché mi piace riempire di segni i volti che disegno, e più segni faccio più diventano rughe.
– I tuoi “Momenti di vita reale” sono esilaranti, personalmente mi ci rivedo moltissimo, quando hai iniziato a disegnarli? C’è stato un “momento” in particolare che ti ha spinto a dirti: questo lo devo proprio disegnare e condividere col mondo?
I Momenti di vita reale sono tra le cose più apprezzate che disegno ed ogni singolo episodio è veramente ispirato a qualche drammatico evento che mi è capitato! Ho iniziato a disegnarli circa cinque anni fa, erano molto diversi, nelle prime versioni avevo persino il naso… Nella vita sono uno parecchio riservato, non racconto molto di me se non attraverso frasi telegrafiche (per questo mi piace twitter), i “Momenti di vita reale” sono nati proprio così, come piccoli e veloci racconti di qualcosa che mi è capitato. Poi tutto è degenerato un po’…
– Quando disegni te stesso ti fai senza naso, come mai? Inoltre il tuo personaggio è parecchio polemico, sei veramente così anche nella vita, o il disegno è una sorta di sfogo?
Nella vita più che polemico sono brontolone. O almeno così dice la mia ragazza. Per quanto riguarda il naso, ti rispondo con questa mia vecchia vignetta:
– In “Indovina che Tiberio viene a cena” c’è questo uomo, cento costumi e quasi un secolo di cinema… ma chi è Tiberio?
Tiberio esiste! Fino a qualche tempo fa avrei detto che è del tutto inventato, ispirato certamente a gente che vedo in giro ma pur sempre inventato, poi però la lavatrice ha deciso di non funzionare più (chiaramente nel weekend, quando ne hai più bisogno) e così ho chiamato l’amico di un amico di mia cugina che ripara lavatrici e -PAM!- mi arriva a casa questo signore panciuto, con i capelli bianchi e una faccia simpatica: Tiberio! Identico! In quel momento ho capito che non ho inventato Tiberio, l’ho solo disegnato prima di incontrare quello vero.
– I soggetti che rappresenti nei tuoi sketch sembrano spesso delle istantanee, delle fotografie rubate ad ignari passanti. È il tuo punto di vista sulla gente che incontri ogni giorno?
Sìsìsìsì, come dicevo prima: io rubo le persone! Non sono un rapitore, ma quasi, prendo le loro facce e le metto nei miei disegni. Un po’ come in “Trono di spade“.
Il tuo ultimo lavoro è “Il dizionario delle serie TV cult”, quanto sei appassionato di cinema e serie? Rivelaci il tuo podio. Quale tra quelle che hai rappresentato nel libro ti ha dato più soddisfazione?
Disegnare per l libro di Matteo Marino e Claudio Gotti è stato veramente bello, mi sono obbligato a guardare almeno una puntata di alcune serie che non avevo mai visto e questa cosa è veramente figa, non capita tutti i giorni che per lavoro tu debba guardare una serie TV. Le serie sono la cosa migliore che può offrire la TV (dopo Piero e Alberto Angela, s’intende), però devo dire che una delle mie preferite non è nel libro: The Shield, poco conosciuta in Italia ma un vero capolavoro. Non è la solita serie con poliziotti, pistole, relazioni interpersonali e bla bla bla… Beh, in realtà sì, c’è anche ‘sta roba, ma è tutto corrotto, sporco e cattivo… Tornando al libro, quella che mi ha dato più soddisfazione nel disegnarla è stata una serie che nemmeno mi piace: Sex and The city. Mi sembra che le protagoniste siano venute bene!
– Mi occupo di una rubrica che si chiama Literary Prescriptions, consigliaci un libro o un fumetto che ami.
Un po’ scontato forse, ma vi consiglio “Jimmy Corrigan” di Chris Ware. Un pazzo. Sia lui che il libro, non può mancare in casa.
Ringrazio Daniel, che nonostante i suoi mille impegni è riuscito a regalarci un po’ del suo tempo, qualche chicca in anteprima e tanti disegni bellissimi.
Francesca Romana Piccioni | Foto: su concessione dell’Artista