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“The game”: come l’analogico è diventato digitale

Il concetto di gamification ad esempio, è nato in questo spazio digitale per far passare prodotti  culturali, gastronomici e informativi attraverso lo strumento ludico, senz’altro più seducente e coinvolgente di quelli tradizionali…

“The game” è l’ultimo libro di Alessandro Baricco. Non un romanzo questa volta, ma un saggio che potremmo definire saggio mondo visto che l’autore torinese abbraccia un intero universo e ne traccia come un antico cartografo la geografia. Non si limita a esporre dati e fatti, ma inserisce una topografia antropologica che illustra i vari cambiamenti della nostra epoca partendo da un’idea estremamente seducente. Il gioco del titolo per l’appunto, concepito dai pionieri della rivoluzione digitale come strumento per allargare i confini dell’umano che già si sta trasformando in transumano.

Da qui in poi, come una di quelle storie a bivi a cui ci hanno abituato i classici della Disney, potremmo seguire tante strade diverse. Quella tracciata da Roberto Marchesini che in Italia è uno dei massimi esperti del transumanesimo, vedi il suo “Il transumanesimo. Una nuova filosofia per l’uomo del XXI secolo” oppure del saggio “Essere una macchina” edito dall’Adephi e scritto dal giornalista e saggista Mark O’Connell.

“The game” che si collega idealmente a “I barbari” uscito nel 2006, funziona anche così, con collegamenti ipertestuali che scattano nella mente del lettore ormai abituato a una lettura digitale senza neppure rendersene conto. E dire che anche noi qualche anno fa ci eravamo interrogati con il Collettivo Ginsberg sulle differenze tra analogico e digitale e da quel colloquio erano emerse inevitabili contaminazioni tra i due mondi. Perché se è vero che il prodotto è analogico, prendiamo un tavolo ad esempio, la sua comunicazione, vendita, pubblicità e promozione si traduce in digitale. E come potrebbe essere altrimenti?

Seguendo la mappa tracciata da Baricco partiamo da L’epoca classica (Dal Commodore 64 a Google), attraversiamo La colonizzazione (Da Napster all’iPhone) e giungiamo infine a AlphaGo. Il percorso è sotto gli occhi di tutti, ma nascosto così in evidenza che abbiamo finito col dimenticarcene, almeno alcuni di noi.

Basta pensare al mondo dei videogame dove sviluppatori sono nati in uno spazio digitale commercializzando giochi esclusivamente per console portatili e dispositivi mobili. In questo caso la frattura tra analogico e digitale è già avvenuta e il ricordo delle bobine e delle lunghe attese per caricare un videogame del Commodore 64 sono già preistoria.

Discorso analogo per il mondo delle piattaforme di gaming online che nel corso degli anni sono riuscite a competere con i casinò analogici o come dicono gli addetti ai lavori terrestri. Nuovi operatori nel settore si sono avvalsi di questo passaggio cruciale per proporre giochi che permettono ai loro utenti di cimentarsi direttamente da poltrona, letto o divano che sia senza dover uscire di casa.

Un vantaggio non da poco nell’era della digitalizzazione dove il contatto e la relazione è basata più sulla distanza che sulla prossimità. Contatti su Facebook, Tinder o WhatsApp ci permettono di mantenere relazioni di prossimità digitale e distanza analogica.

E badate non si tratta di operare giudizi, quando piuttosto di constatare il passaggio avvenuto e prendere atto del mondo in cui ci troviamo che sembra mutuare proprio dal gioco le dinamiche narrative, i meccanismi creativi che veicolano una grande quantità di contenuti.

Il concetto di gamification ad esempio, è nato in questo spazio digitale per far passare prodotti  culturali, gastronomici e informativi attraverso lo strumento ludico, senz’altro più seducente e coinvolgente di quelli tradizionali. Non che tutto questo non potesse essere fatto in maniera analogica, per carità, ma nel mondo di Oz, vedi la Silicon Valley, dove è nata questa rivoluzione è stata operata un cambiamento antropologico che cambiando gli strumenti ha modificato un’intera civiltà.

Prenderne atto e osservare con lucidità quanto sta avvenendo è l’atto più consapevole che possiamo compiere per osservare il mondo in cui siamo immersi senza pregiudizi e con una buona dose di ottimismo.