INTERVISTE

LEDI: il viaggio inizia con “Un Tempo” [INTERVISTA]

Una narrazione piena di pensieri, di preghiere scure, di desideri, di volontà, di voci che sanno dove andare ma non sempre hanno trovato il coraggio di dirsi…

Il viaggio inizia e non c’è molto altro da dire. Oggi che parliamo di un viaggio più che misterioso e impervio, un viaggio assolutamente incerto e privo di luce che arrivi da lontano. Eppure di grandi pionieri ce ne sono e si presentano in molti alla frontiera per fare il grande salto nel vuoto. Pochi sono realmente attrezzati ma tra questi spuntano giovani che hanno molto da dire. Ne peschiamo dal mazzo uno che mescola l’elettronica al pop, intime soluzioni vocali a liriche che sottendono visionarie descrizioni. Si chiama LEDI ed è con questo primo video che questo nuovo cantautore che ha origini albanesi, fa il suo personalissimo salto in direzione “ostinata e contraria”. L’esordio ufficiale si intitolerà “Cose da difendere” e vedrà la luce la prossima primavera… e dargli fiducia non solo la Protosound e l’Artis Records ma anche lo storico marchio della CRAMPS Music. Per ora questo singolo, poi ancora un altro… e così fino a lanciare un disco che, dalle premesse, incuriosisce ed affascina. L’intervista per gli amici di Qube Music:

– Anteprima. Un video oggi per veicolare la propria musica. Quanto è importante per te l’immagine da dare ai suoni?

Ha sicuramente un peso, perché può dare quel qualcosa in più che ti permette di cogliere maggiormente un significato, anche se non deve sostituirlo…

– Poeta o cantautore? Qual è la tua dimensione primaria?

Direi per esclusione cantautore, ma solo perché definirmi poeta mi spaventa, anche se la poesia è ciò che tra le virgole dei giorni ricerco con più intensità; è quella finestra di vero che nella sua mancanza fa crollare tutto…

– Il mestiere dell’arte oggi… che sapore ha e che panorama si vede?

Ha il sapore dell’investimento a perdere, dell’utopia, del desiderio di puntare su ciò che nella sua essenza non contempla e non è contemplato dall’economia, e proprio per questo mi emoziona. Io lo concepisco come il dire la verità con i miei codici, senza pensare al mondo ed alle sue esigenze, nella fatica di restare sempre più a fondo ancorato a me stesso. Il panorama? Francamente non buono, tante idee, alcune personalità, ma poco contenuto, di rado sento la pasta profonda delle persone, quantomeno nei grandi palinsesti.

– “Un Tempo”. La sua vera chiave di lettura? Esiste un significato parallelo che viaggia tra le righe?

“C’è un tempo per la primavera… coi suoi silenzi della sera”. Il suo senso è arrivare lì…

– Il resto del disco? Canterai anche nella tua lingua d’origine o soltanto in italiano?

Canterò anche in Albanese, uno dei pezzi più intimi del disco; parla di una solitudine che poteva esser raccontata solo in quella lingua… Zemra ime, cuore mio. Il resto dell’album è una narrazione piena di pensieri, di preghiere scure, di desideri, di volontà, di voci che sanno dove andare ma non sempre hanno trovato il coraggio di dirsi.

Paolo Tocco

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