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Generic Animal: “Broncio”

L’album dei Generic Animal è un respiro d’aria pulita in una scena musicale un po’ piatta e spesso tutta troppo simile…

Otto brani, uno più forte dell’altro.

“Broncio” apre le danze: un ritmo ipnotico, etnico, quasi non italiano. Sono stupita, mi piace un sacco. Sto parlando dei Generic Animal: testi della leggenda underground Jacopo Lietti (frontman dei Fine Before You Came), produzione curata dai talenti cristallini di Marco Giudici e Adele Nigro (Any Other) e voce Luca Galizia, già nei Leute.

È un disco, oserei dire, con un mood parecchio chill, anche se raccontato da una voce molto squillante rispetto alle atmosfere create dalle basi. Galizia, è bravissimo, ma devo ammettere che non mi fa strappare i capelli il suo timbro, a volte mi ricorda Galeffi a volte no, mi aspettavo una voce con più bassi, sono sincera.

“Alle fontanelle”, quarto brano del disco, è una piccola bomba. Cassa storta e spostata, synth e una melodia molto accattivante. Un ritornello di una verità disarmante: “La prima Marlboro mi stese / vomitai tutta la cena / ho fatto poi di testa mia / ma se mi manchi sto male”.

Come capita spesso pensiamo che la chiave di lettura di un album stia nei testi, ma qui credo che la prospettiva sia ribaltata: è negli arrangiamenti e nelle atmosfere il suo segreto. Le canzoni hanno quel che di irrisolto come le parole crociate lasciate a metà in una giornata d’agosto sotto l’ombrellone: sai che prima o poi finirai lo schema e ti sentirai soddisfatto chissà per quale motivo.

In chiusura un pezzo che mi spiazza “Quello che è andato”, è molto bello, qui si mi soffermo sul testo. Una chitarra riverberata mi rimane fortissima in testa e accompagna questo ultimo ascolto per due minuti e cinquantatré.

«La gente butta via tutto.
È una fortuna alle volte»

L’album dei Generic Animal è un respiro d’aria pulita in una scena musicale un po’ piatta e spesso tutta troppo simile. Ascolto consigliatissimo.

Benedetta Barone