NEWS RECENSIONI

Il ritorno di J-Ax è reale… In tutti i sensi

Il 24 di gennaio, a cinque anni dall’ultimo lavoro da solista, è uscito ReAle, sesto album in studio di J-Ax, tra confessioni intime, temi sociali e featuring di alto livello

Al culmine di una carriera che va ormai avanti da quasi 30 anni, Ax ritorna sulle scene con un disco che raccoglie un ampio ventaglio di temi e suoni, quasi a voler creare una sorta di sunto della sua longeva attività. Infatti, in ReAle, titolo piuttosto esplicativo per il gioco di parole dalla facile intuizione, il “vecchietto” della scena rap italiana passa con grande facilità dal confessare i suoi peccati e le sue paure al toccare temi quali i pregiudizi di genere, la violenza sulle donne ed il razzismo, il tutto contornato da una serie di brani nel quale Ax sembra portare indietro le lancette fino ai tempi degli Articolo 31. Dal punto di vista delle sonorità, invece, già l’ampia gamma di produttori impegnati nella realizzazione del disco, così come l’alto numero di collaborazioni con artisti provenienti dai background più diversi, mostra la volontà da parte di J-Ax di arricchire delle liriche di ottimo livello con il giusto contorno musicale. Nel complesso, sembra che l’essersi liberato (per così dire) dell’ingombrante figura di Fedez abbia dato nuova linfa vitale all’artista milanese, che a 48 anni non da l’impressione d’aver voglia di appendere il microfono al chiodo, nonostante lo stress, le disavventure e tutte le nuove responsabilità portate dalla nascita del figlio; 18 tracce non sono certo poche, soprattutto se si tiene conto di quanta acqua sia passata sotto i ponti di casa J-Ax.

Nel ritornello della traccia di apertura, vale a dire Mainstream (La scalata sociale del rap), brano che fa da manuale d’istruzioni per ogni neorapper che voglia vivere di musica, Ax sembra mettere subito le cose in chiaro con tutti, dal fan accanito dei tempi di Ohi Maria! al neofita della sua musica che l’ha conosciuto grazie a Vorrei ma non posto: “Qui tocca essere mainstream / Se no a quest’ora lavoravo per Just Eat”. Un concetto semplice e diretto, che senza troppa retorica suona da un lato come una sorta di giustificazione nei confronti dei fan di vecchia data che gli hanno rinfacciato le scelte artistiche e professionali dell’ultimo decennio, mentre dall’altro come un’avvertenza ed un consiglio allo stesso tempo per i giovani artisti: sarà brutto, ma anche nella musica parlano i numeri.

Eppure, ascoltando le altre tracce del disco, si ha l’impressione che Ax con quest’album non abbia pensato molto ai numeri e alle vendite, ma piuttosto al voler mostrare che la sua penna possa ancora essere forte, profonda e schietta come quella di un tempo. Essa infatti può fare (ancora) male al pari di quella di Nicky Santoro, aka Joe Pesci, in Casinò, come dimostrano i testi crudi di Beretta, in collaborazione coi Boomdabash, nel quale si parla di un omicidio al femminile dettato dalla disperazione; di Pericoloso, con una sorprendente Chadia Rodriguez, nel quale si elencano schiettamente i vari pregiudizi legati al genere; di Siamesi, con Paola Turci al ritornello, analisi veloce e tristemente precisa del pensiero comune dell’Italia di oggi. La penna di Ax può però anche spiazzare, toccare e lasciare un senso di magone, come in Quando piove, diluvia, brano nel quale Ax confessa una serie di “sfighe” (così da lui definite) accadute dopo la separazione con Fedez, in Tutto tua madre, l’ormai famosissimo pezzo dedicato alla nascita del figlio e alle coppie che, al pari di Ax e consorte, hanno difficoltà ad avere figli, o in Cuore a lato, che vede ospite uno struggente Enrico Ruggeri. Inoltre, la penna di Ax ci tiene ancora a precisare quanto a lui poco importi del giudizio degli altri e quanto sia fiero di appartenere ad un’altra generazione e ad un altro tipo di mentalità: ecco dunque servite Il terzo spritz e ReAle, due brani che tanto richiamano l’Ax di inizio Duemila, oppure A me mi, che sembra invece rifarsi agli anni di Deca Dance, ma anche Redneck, con un ancora fortissimo Jake la Furia, e Per sempre nell’83, inno parodico-nostalgico in collaborazione con Il Pagante. Effettivamente, di veri e propri brani da classifica in quest’ampio album ce ne sono solo un paio, vale a dire Ostia Lido, uscita già qualche tempo fa, e Fiesta, in collaborazione con Il Cile, che sarà forse destinata ad essere una sorta di seguito naturale di Maria Salvador, sebbene di tematica diversa. Per il resto, qualcosa per il pubblico più mainstream Ax lo offre con due sincere dediche d’amore, vale a dire La mia hit, in collaborazione con un altro eterno artista come Max Pezzali, e Cristoforo Colombo, che vede invece la collaborazione di Sergio Sylvestre.

In conclusione, ReAle è un album che proprio grazie all’eterogeneità delle musiche e dei contenuti scorre in maniera piacevole, strappa un sorriso a chi, come il sottoscritto, è nato e cresciuto con gli Articolo 31 prima e con il rap’n’roll poi, strizzando anche l’occhio al fan meno accanito e all’ascoltatore di altri generi musicali grazie alle diverse collaborazioni, così come all’ascoltatore eclettico e a tratti superficiale che si ferma al “ciò che passa in radio” o trova nelle charts di Spotify. Un album completo dunque, che rappresenta tutt’altro che una bocciatura o un semplice rifacimento nostalgico degli anni d’oro di un “vecchietto” che sembra avere ancora tanto da dire e da dare, sempre nel suo stile unico ed inconfondibile, gridando alla libertà di espressione e di scelta, all’uguaglianza tra gli uomini, all’essere sé stessi e all’essere fieri della propria diversità e delle proprie scelte, siano esse artistiche, stilistiche o professionali.

Ben tornato, Alessandro, o forse sarebbe meglio dire ben ritrovato.

Christian Settecerze