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John Canoe: “Wave Traps”

Un folk marittimo e spensierato caratterizza il nuovo lavoro dell’interessantissimo trio dei John Canoe. I brani sono delle micro storie raccontate con una leggerezza insolita, che rende i dieci brani di Wave Traps delle nuvolette da prendere al volo che portano tutti dinanzi ad un gigante Brocken spectre, fenomeno dovuto alle ombre e all’alone colorato che si forma a causa dell’interazione con l’acqua: il disco, nonostante sia un esempio di come tre ragazzi di Testaccio, storico quartiere romano, con il loro rock riescono ad essere diretti e incisivi, non manca di ombre sonore piacevoli, su cui incantarsi.

La novità è nelle atmosfere che si sono staccate leggermente dal grunge dei vecchi lavori e si sono perse in un suono più curato e meno nostalgico.

Certo rimangono degli accenni rabbiosi al passato, come Digital Grey, che ci fanno sentire piacevolmente a casa. La sensazione generale è quella di assistere ad un’innovazione pacata di sound. È come quando si vedono quelle scene negli Stati Uniti delle case che vengono trasportate da macchine, trattori o camion, mentre noi rimaniamo dentro la casa a fare quello che ci pare senza troppe preoccupazioni.

La spensieratezza è tipica di una stagione estiva alle porte e dei panorami del surf rock classico: la loro è una visione internazionale, capace di aprirsi, come hanno già fatto, a palcoscenici europei, mondiali.

Shakespeare ha scritto in una sua opera: “Datemi il permesso di dimostrare che sono uno sciocco”, noi vogliamo tradurre sciocco in gonzo e applicare la frase ai John Canoe, che riescono a essere spensierati, zuzzurelloni e irriverenti e lo fanno su un’impalcatura rock ineccepibile, per tutta la durata del disco.

La cosa più facile da fare con questo disco è ascoltarlo perché è fatalmente immerso nel contemporaneo, ma non dimentica l’oceano da cui proviene, e torna a fare dei bagni proprio nel passato; tutto ciò però viene fatto con classe e senza nostalgia.

I pezzi più interessanti per entrare al meglio dentro la propulsione dei John Canoe sono Sugar Case, il già citato Digital Grey e Red Lips, pure ballata surf.

Il disco sembra un rituale disteso, una lunga corsa, che culmina in un’idea della musica felice, fresca e da gustare dal vivo.

Gianluigi Marsibilio