Una delle tipologie d’“artista” che ogni professionista che svolge il nostro lavoro detesta incontrare è quello, presunto tale, che si atteggia a gran maestro del panorama discografico nazionale… generalmente il pessimista, frustrato.
Di indole pseudo-intellettuale, alternativo più per esigenze sceniche (perché fa figo) che non per una naturale propensione alla ribellione, è il classico “artista” di poco talento che incontrandoti ti propina a ruota libera frasi del tipo:
“Ah, se è arrivato quello… posso farcela anch’io.
Ma cos’ha lui che io non ho?”
“Beh, si sa… il mercato discografico è uno schifo,
… ed il mainstream non ne parliamo…”
Ora diciamolo chiaramente, questa tipologia di persona ha francamente stancato, così come hanno stancato tutti i luoghi comuni con cui s’infarcisce la bocca questa gamma di soggetti.
Perché nella nostra decennale esperienza come ufficio stampa musicale chi non riesce a fare breccia nel cuore del pubblico con la propria musica, mentre gli altri “arrivano”, è perché ha evidenti carenze a livello musicale, di organizzazione ed è generalmente poco professionale.
Certo nella vita ci vuole fortuna, come in ogni cosa, ma il talento premia sempre, così se analizziamo chi arriva e chi no… il distacco a livello di professionalità è sempre molto evidente tra chi vince e chi perde.
D’altronde le major discografiche, che hanno a cuore il proprio core business, investono su cavalli di razza vincenti, non certo su chi ha poco talento e nessun appeal. Perché mainstream vuol dire, soprattutto, qualità… vuol dire correre in Formula 1, ed un prodotto mainstream è ben identificabile proprio per la qualità che riesce ad esprimere.
Inoltre, il mercato discografico italiano non è affatto così malvagio come lo si vuol dipingere, e ad arrivare sono sempre e solo i migliori. O quelli che meglio di altri riescono ad intercettare le esigenze di pubblico e critica. Un fiuto non da poco…
Basti pensare a: Mina, Battisti, De Gregori, Dalla, Morandi, Baglioni, De André, Celentano, ecc… ecc… per giungere ai giorni nostri con cantanti e band di successo e qualità quali ad esempio Elisa, Tommaso Paradiso, Marco Mengoni, Måneskin…
Chi mai potrebbe criticare le qualità musicali o imprenditoriali di questi artisti?
Persino di fronte a cantanti mainstream che sono lontani anni luce dalla nostra sensibilità e dal nostro gusto, dobbiamo riconoscerne la grande dedizione e professionalità. Perché sono quasi tutti mediaticamente e professionalmente imbattibili, e si avvalgono di collaboratori altrettanto preparati.
Un artista può piacere o non piacere, quindi, ma chi scala la vetta è sempre chi sa proporre un prodotto di altissimo livello professionale, dove vengono coinvolti i migliori professionisti del settore. Mentre chi critica e resta al palo è generalmente colui che questo livello così elevato non potrà mai raggiungerlo… o per mancanza di talento, o per arroganza o perché ha deciso di votarsi al risparmio…
Insomma, la volpe che non può raggiungere l’uva (conoscete la favola di Esopo?)… spesso si erge a critico del sistema, rappresentando il prototipo del perdente in partenza, che vive in una sua dimensione di rabbia e frustrazione, dove le uniche parole d’ordine sono: “criticare il prossimo” e “criticare del sistema”, senza mai fare autocritica.
Autocritica, che è consigliabile per chiunque abbia voglia di intraprendere un percorso musicale serio, dato che molti dei lavori che ci vengono proposti o che giungono in redazione sono spesso scadenti e sempre accompagnati dalla presunzione di essere pubblicati. Come se essere pubblicati su media nazionali di alto livello, o essere recensiti favorevolmente, possa avvenire per uno schioccare di dita, e per chiunque.
Brutta bestia l’arroganza dello “pseudo-artista”, così tanto che ormai abbiamo l’abitudine di scartare subito chi ci contatta con tali pretese o con arroganza, prediligendo quelle persone umili, concrete e solide che abbiano desiderio di intraprendere un percorso di crescita, affrontando gli step necessari per migliorarsi (e migliorarci insieme).
Perché la musica è un’arte, ma anche un lavoro che necessita di piccoli passi e progettualità, evitando le logorroiche dissertazioni contro il prossimo o auto-incensamenti. Perché chi arriva è sempre colui che studia, che è pronto a costruire la propria carriera passo passo con pazienza e saggezza.