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Chris Clark: “Death Peak”… un cammino che potrebbe avere un prologo simile a “I Diari della Motocicletta”

Clark apre mondi, portali e a noi non resta che ascoltarli in un lavoro che, nonostante un silenzio semi assordante della critica, è un passo in avanti e assoluto di grande qualità

Chris Clark ha alle spalle un lungo viaggio fatto di Ep e album. Un background musicale che ricorda lavori come quello di Arca o Carpenter. Death Peak, il suo ultimo lavoro, è un cammino che potrebbe avere un prologo simile a quello del film I Diari della Motocicletta: “Il piano: percorrere 8000 km in 4 mesi. Metodo: l’improvvisazione”.

Clark è un punto fermo della musica elettronica che crea paesaggi con delle filettature di suoni, lasciando intorno a se un ambiente sonoro perfettamente psichedelico. Attualmente è al culmine della sua creatività artistica eppure la sua musica rimane confinata in una sfera intima, buia e circoscritta e probabilmente proprio la sua misura gli è costata uno snobismo generale da parte della stampa musicale, che con Death Peak tuttavia non può non osannarlo.

Il disco  è un corpo eclettico e unico, e per gioco si può fare una similitudine artistica con la Womb Tomb di Mariechen Danz, opera d’arte che mostra un corpo morto colorato appoggiato su una tomba bianca. L’idea sonora dietro a Death Peak sembra la stessa: una struttura solida e delle evoluzioni da pezzo a pezzo, in un sound che è estremamente colorato e transumano.

Il disco non manca mai di trasmettere una vera e propria dimensione visuale. L’artista non produce canzoni ma portali sonori verso altre dimensioni, esempi di questo sono brani come Butterfly Prowler o Peak Magnetic.

Clark apre mondi, portali e a noi non resta che ascoltarli in un lavoro che, nonostante un silenzio semi assordante della critica, è un passo in avanti e assoluto di grande qualità. Andiamo alla scoperta di Death Peak.

Nella storia le violente rivoluzioni hanno portato ad un innalzamento dell’arte e di alcune figure artistiche in particolare, oggi Clark dimostra che in un’artista può esistere una sorta di discrezione personale che riesce a far sparire tutto il contesto confusionario della scena musicale e mette al centro solo la sua arte, l’innovazione e un sound incomparabile.

Gianluigi Marsibilio