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Gazzelle a 360°, tra Live Report e “Superbattito”

Superbattito di Gazelle è arrivato in una giornata di inizio marzo, la curiosità che mi ha legato fin dal primo momento a questo artista ha voluto farmi essere presente alla serata di battesimo di disco e tour al Monk, dove ho assistito alla genesi di un artista  strano, capace, interessante e a tratti surreale.

Gazzelle e la sua poetica possono essere rappresentate come uno strano mix tra Star Wars e How I Met Your Mother.

In un colpo, sia con il primo ascolto del disco che grazie al live,  tutto è sembrato chiaro: nonostante Gazzelle, nuovo pupillo di Maciste Dischi, parli e racconti di situazioni estremamente terrene e comuni, come amori spezzati, dissensi interiori e situazioni imbarazzanti tra cene con foto e via dicendo, il suo sound e l’anima del progetto sono entrambi completamente spaziali, ultraterreni, cosmici.

Assistere ad un suo concerto è come mangiare un gelato su un pianeta sconosciuto: il gusto è diverso per ogni pezzo, anche se il sapore del pezzo bomba c’è in Meltin Pot, che al primo ascolto è subito richiesta e cantata dal pubblico.

La serata è stata una grande festa di famiglia, ma non per questo il quoziente galattico del suo sound si è perso anzi, sul palco durante la serata, è arrivato Leo Pari, che guarda caso ha scritto un album intitolato “Spazio”.

Ulteriore testimonianza di questo sono i synth martellanti e strazianti del brano che apre l’album, Quella Te.

Il suono in ogni pezzo si apre e chiude continuamente spalancando una porta verso “i mondi lontanissimi”,  cantati da Franco Battiato.

Il cantautore è come il pastore Peter Leigh, protagonista di uno dei must della fantascienza contemporanea “The Book Of Strange New Things”, che parte dal suo mondo sudicio e squallido per arrivare sul pianeta Oasis, così si chiama il mondo del libro, e non è colpa mia se suona britpop anni ’90.

Nella nuova realtà che Micheal Faber nel libro e Gazzelle nel disco descrivono ci sono elementi che fanno rimanere fermi, in stasi a fissare e ascoltare accostamenti strani di parole e suoni.

Durante il concerto il mondo pieno di rottami e opaca tristezza diventa un’occasione per raccontarsi al pubblico in un modo genuino e fresco.

Gli indigeni del pianeta nel libro vengono descritti, nei loro tratti somatici, da Leigh così: “Soft, reedy, asthmatic-sounding voices”, nello stesso modo il giovane racconta le donne e le relazioni strane, eccentriche e surreali nel suo primo lavoro.

Il disincanto e la timidezza, in un certo senso, sono al centro del disco; l’analisi della società portata avanti è quella che rappresenta un gruppo di giovani sostanzialmente poetici, nonostante i gesti possano sembrare completamente sconnessi.

La poetica completamente attaccata alle piccole cose e alle circostanze comuni ha colpito in massa il pubblico che ieri sera ha praticamente riempito il Monk, e nonostante l’iniziale e strana curiosità, tutti sono rimasti colpiti.

Il parallelismo con un libro di fantascienza contemporanea è adatto per disco e live, perché il mondo visto con Superbattito alle orecchie è diverso, e l’effetto è assimilabile ad un buon romanzo fantascientifico; anche il titolo dell’opera di Leigh, “Il libro delle strane e nuove cose” è assolutamente intercambiabile con “Superbattito”.

La commistione tra musica elettronica e cantautorato sta facendo furore negli ultimi anni, basta vedere il successo immenso di Cosmo o de I Cani. Gazzelle si colloca in questo affresco, tutto italiano, di grande interesse, ma lo fa con un tocco assolutamente personale: la sua arroganza nel racconto ricorda quella dei rapper di periferia, la sua attitude è sfrontata, ma ricca di sfumature.

La piacevole sorpresa nel live è stata la grande alchimia con il gruppo, che costruisce un suono dal vivo degno e pieno, insomma niente passaggi a vuoto o gente che si guarda a caso sul palco.

Gazzelle profuma come una metropolitana di un altro pianeta, e nonostante possa sembrare tutto così alieno nella sua testa, il risultato è un racconto underground legato ad un sound interstellare. Anche in un club su Cerere sicuramente farebbe sold out.

Gianluigi Marsibilio