Giuseppe Rechichi NEWS

Tornano a Milano i Flogging Molly, in compagnia di ottimi compagni di viaggio: Street Dogs e Lennon Kelly

Soddisfazione, calore e una gran voglia di bere birra stout: questo è ciò che resta al pubblico al termine della “sessione intensiva” di celtic punk rock a cui è stato sottoposto ieri sera al Circolo Magnolia di Milano. Dalle 20 a mezzanotte circa si sono avvicendati sul palco Lennon Kelly, Street Dogs e Flogging Molly a rappresentare diverse coloriture di un genere, quello dell’irish punk, che non conosce grandi evoluzioni nel tempo ma che non smette mai di soddisfare i suoi estimatori. Che nessuna delle band sia nata in Irlanda non deve stupire: il celtic punk è spesso ad appannaggio di migranti o di semplici estimatori dell’Isola di Smeraldo. Il genere ci parla di tradizioni e di una terra che, più che vissuta realmente, è spesso sognata o rimirata con gli occhi della nostalgia. L’eco di questa prospettiva si riflette anche nella musica, che non di rado si cristallizza compulsivamente intorno a violino e fisarmoniche.

Ai Lennon Kelly è spettato il compito di aprire la serata: la band di Cesena si è presentata in formazione ridotta e in variante acustica. Il pubblico, non ancora presente pienamente in forze alle 20, si è lasciato comunque coinvolgere dall’entusiasmo e dalla simpatia della band, che ad oggi ha all’attivo tre album. L’ultimo, “Malanotte” è un lavoro del 2018; i brani scorrono veloci e ritmati e l’elemento folk conosce una declinazione territoriale tutta italiana quando il cantante comincia a cantare in dialetto.

Gli Street Dogs vengono dalla costa orientale degli Stati Uniti e, più precisamente, da quella Boston che ha dato i natali ai Dropkick Murphys. I legami tra le due band non si esauriscono qui: il cantante Mike McColgan è stato il primo frontman dei Dropkick Murphys, che ha abbandonato nel 1997 per seguire il sogno di diventare pompiere (!) presso il Boston Fire Department. Nel 2002 McColgan capisce di non potere rimanere lontano dalle scene musicali e decide così di dare vita agli Street Dogs, che dei Dropkick Murphys riprendono l’estetica e l’amore per la musica celtica. Al pubblico del Magnolia sono stati offerti 45 minuti intensissimi e serrati di musica, durante i quali sono stati presentati alcuni tra i pezzi più famosi della band (“Punk Rock&Roll”, “Tobe’s got a drinking problem”) e alcuni singoli tratti dal nuovo album, tra cui l’omonima “Stand For Something Or Die For Nothing”. Non c’è alcuna difficolta da parte degli Street Dogs a coinvolgere il pubblico milanese, che comincia presto a scaldarsi e ad affollarsi sotto al palco. McColgan, forse vocalmente non al suo meglio, ce la mette tutta: non resta fermo un minuto, ammicca ai fan e conclude l’esibizione con un tuffo tra la folla che genera non poca preoccupazione tra i responsabili della sicurezza.

La parte del Ieone è riservata naturalmente ai losangelini Flogging Molly, che tornano a Milano ad un anno di distanza dal live al Carroponte in compagnia dei Dropkick Murphys. Non hanno bisogno di presentazioni e il pubblico è chiaramente lì per loro: salgono sul palco accompagnati dall’audio registrato della prima track del nuovo album “Life is good” (“There’s Nothing Left Pt. 1”) ma la vera apertura è con “(No More) Paddy’s Lament”. Dave King ringrazia a più riprese il pubblico adorante, introduce ogni canzone con un piccolo aneddoto e non risparmia smorfie e ironia. La scaletta dei brani presenta molti elementi di analogia con i tour precedenti: non mancano i pezzi forti (“Requiem for a Dying Song”, “Black Friday Rule”, “Devil’s Dance Floor”, “Float”) offerti a piene mani già dall’inizio (“Drunken Lullabies” è suonata come secondo brano). Elementi di novità sono invece i brani tratti dal nuovo album, il già citato “Life is good”: “The Hand of John L. Sullivan”, “The Days We’ve Yet to Meet” e, in particolare, “Crushed (Hostile Nations)” suonata tra gli encore di fine serata. Il gran finale è lasciato a quella “Salty Dog” che è stato anche il primo singolo della band e che, riprendendo una melodia tradizionale irlandese, rappresenta uno dei fili più saldi che collegano i Flogging Molly all’amatissima Irlanda.

La band lascia il palco lanciando amorevolmente al pubblico lattine di Guinness e praticamente ogni tipo di materiale facilmente sostituibile e di modesto valore usato in scena: scalette, plettri, bacchette per batteria. Il chitarrista Dennis Casey non resiste alla tentazione di offrire un abbraccio – metaforico e reale – al pubblico milanese ed è tra gli ultimi ad uscire di scena dopo aver percorso tutta la prima fila in piedi sulle balaustre di metallo. Ancora una volta, serata non tranquillissima per la sicurezza.

Il pubblico può tornare a casa al termine di questo concerto soddisfatto, carico e forte di una certezza: il celtic punk non cresce ma non invecchia e, proprio come la birra stout, non smette mai di rendere le persone più allegre e felici.

Mara Popolizio | Foto: Giuseppe Rechichi