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Tifo da stadio a Catania per Ursula Rucker

Ursula Rucker si è esibita al Centro Zo di Catania lo scorso 10 aprile, accompagnata da Mirko Signorile e Marco Messina (99 Posse), all’interno della rassegna Znort 2016

Ursula Rucker si è esibita al Centro Zo di Catania lo scorso 10 aprile, accompagnata da Mirko Signorile e Marco Messina (99 Posse), all’interno della rassegna Znort 2016.

La sua musica appartiene a quella che viene definita come l’arte dello spoken word recording, quel genere in cui la black poetry si fa melodia e fonde parlato e cantato in un misto di sonorità, che attraversano funk, hip-hop e ritmi più classici. Nata a Philadelphia, di origini italo-afro-americane, l’artista, nei suoi quasi vent’anni di carriera, si è fatta soprattutto notare per le sue idee, espresse con forza nelle sue poesie (chiamarle canzoni sarebbe riduttivo). I suoi testi infatti sono sempre diretti, spesso arrabbiati, di denuncia sociale, ma soprattutto di riscatto.

Il suo modo di cantare parlando, la sua voce calda e unica, il suo modo di stare sul palco, catturano immediatamente l’attenzione degli ascoltatori, che vedono in lei una guida, un’amica, una persona da ascoltare.

Sulla scena si presentano tre grandi personalità musicali: lei che si divide tra il microfono ed una sedia al centro del palco, da cui ci osserva con un carisma e degli occhi che riescono a parlare anche quando rimane, silenziosa ed ammirata, ad ascoltare le performance dei due meravigliosi artisti che l’accompagnano; Mirko Signorile che ci fa sognare per il modo in cui riesce a far vibrare le corde del suo pianoforte, a volte alzandosi e suonandole a mo’ di arpa e Marco Messina, che dall’altra parte della scena ci dà il ritmo con tutte le sue apparecchiature elettroniche. Mentre il primo ci fa sognare, l’altro ci rende davvero faticoso restare seduti.

È un live di contrasti. Il classicismo del pianoforte si scontra con l’elettronica, la poesia, la protesta e il parlato, che si addolciscono fino a diventare cantato. Il classico e il moderno, la poesia che si fa canzone.

Ciò che colpisce è che non si ravvisano toni da predicatrice nei testi dell’artista, quei toni tanto comuni a chi fa della protesta la propria cifra artistica, ma invece, forse anche grazie alla musica che l’accompagna, sembra che voglia incitarci a reagire, a farci sentire migliori, più forti, più coraggiosi.

L’artista prova a dire qualche parola in italiano, ringraziandoci ed esclamando un: “meraviglioso”.

Salutandoci, ringrazia e ci presenta i suoi splendidi accompagnatori, che ci hanno regalato una magia immensa durante una pausa strumentale del live, in cui le mani di Signorile sono volate sui tasti, creando melodie uniche.

Annunciandoci “Breathing”, singolo che anticipa l’uscita di “Banaba”, il suo ultimo lavoro che sigla la collaborazione tra i tre, crede di salutarci, ma mentre gli artisti si abbracciano sul palco, il pubblico, che finora era rimasto attento e silenzioso, esplode in un’ovazione.

Tornano ancora in scena e la voce dell’artista ricomincia a far risplendere la sala. Ci saluta ancora, ma il pubblico non si accontenta. La tribuna trema, scossa dallo sbattere dei piedi sul pavimento. Sembra di essere all’ interno di uno stadio. Le luci si riaccendono, Messina e Signorile si affacciano nuovamente sul palco e lei ci regala un ultimo e sentitissimo brano.

Torniamo a casa con una strana energia addosso, che non avevamo quando siamo entrati in quella sala. Tutto sembra possibile!

Rivoluzione, riscatto e cambiamento sono ormai parte di noi, grazie a Ursula Rucker!

Egle Taccia