L’attesa è stata particolarmente dura ma ieri sera, finalmente, sono stati i The 1975 ad esibirsi sul palco dell’Ippodromo delle Capannelle di Roma portando sul Black Stage un mix perfetto di sonorità e di generi differenti con l’intento di raccontare storie ed esperienze di vita.
L’opening act è stato però affidato ai The Kolors, vincitori della quattordicesima edizione del talent show Amici di Maria De Filippi e di numerosi dischi di platino. Alcune settimane fa il leader della band partenopea, Stash Fiordispino, in occasione degli MTV Music Awards, in diretta dal Parco delle Cascine di Firenze, si è reso protagonista di una vicenda davvero poco piacevole. Il cantante, in segno di protesta, ha infatti lanciato uno sputo verso una delle telecamere che in quel momento da sotto al palco stavano documentando la sua folle esibizione. Questo gesto, inizialmente inspiegabile, sarebbe stato causato da un problema tecnico che avrebbe dunque portato i The Kolors a rifiutare entrambi i premi vinti nel corso della serata facendo infuriare Francesco Mandelli, conduttore dell’evento.
Sulla sua pagina ufficiale Stash scrive: “A proposito di ciò che è successo questa sera sul palco degli MTV Music Awards, purtroppo avete conosciuto un lato di me del quale non sono fiero e del quale mi scuso. È chiaro che il mio gesto non fosse affatto rivolto al pubblico o agli spettatori ma, a volte, quando il lavoro al quale ti dedichi interamente viene colpito, la rabbia e la delusione che ne derivano sono così forti che ti portano ad avere una reazione di pari portata. Sono molto dispiaciuto per tutti coloro che si sono sentiti offesi dal mio comportamento”.
Per alcuni la vicenda sembrerebbe chiusa ed ormai lontana. Per alcuni, appunto, ma non per tutti. Sicuramente non per quelli che ieri sera, durante l’esibizione della band, più volte hanno espresso del disappunto attraverso dei cori davvero poco simpatici. Sarà stato forse per questo che, dopo aver lasciato il palco con un energico “We love you, guys!”, Stash e compagni abbiano accettato di buon grado di concedere foto ed autografi a chiunque ne avesse fatto richiesta, mostrandosi gentili e sorridenti proprio con tutti.
Quando hai poco più di vent’anni e ti ritrovi a gestire delle situazioni più grandi di te rischi di perdere il controllo, diventando causa del tuo stesso male. Se da una lato è comprensibile pretendere rispetto per il tuo lavoro, dall’altro non è comprensibile mancare di rispetto a chi il tuo lavoro ti permette di farlo (fan, tecnici o chiunque altro). Ieri sera, osservando da dietro le quinte quei tre ragazzi impegnati a non deludere nessuno, scattando selfie e dispensando abbracci, ho avuto come la sensazione che stessero cercando di rimediare ad un errore commesso più o meno consapevolmente. Ed è forse questo l’unico modo per andare avanti quando la tua carriera dipende dalle tue scelte ma anche e soprattutto da quelle degli altri che, per un motivo o per un altro, all’improvviso potrebbero decidere di non sceglierti più, di non seguirti più, e tu lo sai.
I The Kolors non sono riusciti a scaldare la maggior parte del pubblico come avrebbero dovuto e quindi adesso tocca ai The 1975 farlo.
Si sono incontrati alla Wilmslow High School quando erano ancora dei teenager ed hanno iniziato a suonare assieme nel 2004. Hanno scelto Roma come unica tappa italiana del loro tour estivo e sono arrivati direttamente da Manchester, dopo aver aperto i concerti londinesi dei Rolling Stone ad Hyde Park e dei Muse all’Emirates Stadium, per dar vita ad uno spettacolo ricco di emozioni e di contrasti. “Hey! Would you like to look outside sometimes?”: con Love me, primo singolo estratto dall’ultimo album in studio della band britannica, ha inizio uno dei concerti più attesi di questa ottava edizione del Rock in Roma.
Si va subito sul personale e Matthew Healy decide di cantare Ugh, raccontando al pubblico della sua (pare vecchia) dipendenza dalla cocaina e dei suoi numerosi tentativi di ripulirsi fatti nel corso del tempo. Da un pezzo contenente degli evidenti richiami al funky come Love me si passa ad uno sicuramente più elettronico come Ugh e già dai primi minuti di live ci si può rendere conto della molteplicità di suoni differenti che caratterizzano questa band. Dopo Heart out e So far (It’s alright) arriva il momento del quinto singolo estratto da I like it when you sleep, for you are so beautiful yet so unaware of it, A change of heart, ovvero un ripensamento.
Seguono She’s american, Menswear. Ed ancora The ballad of me and my brain, brano che spiega le conseguenze della fama sulla salute mentale degli artisti; Folling for you, che regala un meraviglioso momento di trasporto collettivo che non si interrompe sulle note di Somebody else grazie ad un’originale fan action che prevede il sollevamento di fogli arcobaleno da parte del pubblico. Un ulteriore stravolgimento della scaletta avviene quando Matty, Adam, George e Ross decidono di dedicare a tutti quei ragazzi ed a tutte quelle ragazze che per ore sotto al sole cocente di Roma hanno atteso l’apertura dei cancelli dell’Ippodromo, uno dei brani contenuti nel loro album di debutto, Robbers. Loving someone, un brano importante per i The 1975 e per i loro fan, e poi The sound, terzo singolo estratto dal secondo album e considerato una ballata perfetta per le radio che spinge tutti a saltare, a gioire. Si chiude con Sex, title track e primo singolo estratto dal secondo EP diventato poi singolo promozionale, in versione rielaborata, del primo eponimo album in studio della band.
“Vapid, derivative, pop, pretentious, unimaginative, annoying, boring, recycled, wannabes, frivilous, bubblegum, manufacturers, ridiculous, contrived, knock-off, desperate, shallow, cringe-worthy”: loro stessi hanno provato a definirsi così. Voi provate invece ad ascoltarli.
Adriana Santovito | Foto: Danilo D’Auria