Il libro Sulla strada con i Ramones è stato presentato in questi giorni a Treviso, nell’ambito dell’Home Festival. All’evento hanno partecipato l’autore, Monte A. Melnick e Marky Ramone, il batterista che sostituì nel 1978 Tommy Ramone.
Monte fu molto più che il manager della band: responsabile, assistente personale, autista, fu il più diretto testimone della vita artistica e personale del gruppo newyorkese. «Non ci sarebbe stato nessun punk rock senza i Ramones e non ci sarebbero stati i Ramones senza di me», ha affermato, dimostrando la volontà di raccontare una carriera, una vita, una storia, attraverso un legame profondo e consolidato che ha voluto affidare alla custodia della pagina.
Nessuno più di lui può riportare una narrazione veritiera non solo delle tappe di una carriera ma anche e soprattutto dei retroscena, del dietro le quinte, degli aneddoti sconosciuti e dei momenti della storia privata della band, di tutti quegli aspetti che non si vedono sul palco ma che caratterizzano l’interiorità di un gruppo.
In occasione della manifestazione veneta sarà anche celebrato il quarantennale dei Ramones tramite una mostra che raccoglie foto, ricordi e pezzi provenienti da tutto il mondo. Antesignani di una rivoluzione punk, non riuscirono ad avere un successo pieno e travolgente dei gruppi dell’epoca, rimasero sempre in una sorta di ombra ironica più che in una veste sovversiva delle ribellioni di quei tempi.
Proprio il mancato riconoscimento e la scarsa accoglienza critica e discografica, spinsero la band verso tour lunghissimi e a tappe infinite divenuti ora materia e fonte di questa sorta di biografia artistico – personale scritta da Monte, il quale si è investito del compito di raccontare, di divulgare la storia vera del gruppo statunitense, di restituire memoria e conoscenza.
Punk, rock’n’roll, glam, i Ramones si esibiscono una delle prime volte esattamente quarant’anni fa: in particolare quel 15 settembre 1974, nello storico CBGB di New York, uno dei più importanti club rock e alternative della città, lasciano un segno nella musica punk e nella storia di quel locale. Quattro ragazzi dallo stile trasandato, con vite dissipate tra alcol e droga che ebbero però l’ardire di affermare canzoni di due minuti e tre accordi, in opposizione alla tendenza dell’epoca; sovversivi e strafottenti, scelsero il nome di Ramones, dallo pseudonimo usato per un periodo da Paul McCartney.
In opposizione al prog-rock e alla disco dilaganti del periodo, si imposero incuranti e determinati con la forza travolgente del punk, aprendo la strada ad una rivoluzione anche se in pochi lo capirono: furono lame affilate e silenziose che incisero in sordina l’epidermide musicale dei Seventies e vi incastonarono un nocciolo di cambiamento che sarebbe deflagrato di lì a poco.
Il Disco d’oro assegnato oggi, dopo quarant’anni, è forse il riconoscimento di quell’innesco esplosivo, la presa d’atto di una carriera sottovalutata che sta raccogliendo i frutti solo ora che i componenti della band non ci sono più. Resta soltanto Marky Ramone il quale, pur non essendo tra i fondatori, rappresenta uno degli elementi storici del gruppo, investito del compito di tenere vivo il ricordo dei Ramones, depositario di un’eredità artistica da affermare e alla quale restituire l’importanza sottratta in passato. E forse una certa attenzione tornerà visto che pare sarà addirittura Martin Scorzese a girare un film sulla loro storia.
La biografia che uscirà nel 2015, poi, sarà certamente fonte di storie e di indizi che porteranno una più profonda conoscenza dei quattro ragazzi newyorkesi: Monte sarà la voce narrante , lui che riuscì a gestire quegli elementi così scellerati di un progetto improbabile ed incompreso, svelerà certamente aspetti nuovi e aneddoti significativi che contribuiranno a portare in luce il volto nascosto della band. È probabile che si apra una nuova carriera visti questi riconoscimenti post mortem e la curiosità che sta destando la band in questi giorni: a ben guardare c’è già una nuova generazione di fan, ragazzi che pur non avendo mai visto i Ramones in vita, li seguono magari uniti ai genitori che hanno trasmesso loro tale passione.
Non resta che attendere i nuovi progetti editoriali e cinematografici annunciati per capire se sarà svelata la vera anima del gruppo, senza orpelli e ipocrisie; la coerenza con ciò che si è contro mode e tendenze, d’altronde, ha sempre rappresentato la cifra distintiva della band come emerge dalla dichiarazione di Monte che, come un epitaffio, racchiude un vero testamento morale: «Essere un Ramone vuol dire essere onesti nel credere in ciò che fai, senza fregartene di ciò che dicono gli altri. Non cercare di fare paragoni, ma semplicemente essere sé stessi».
Sabrina Pellegrini