NEWS Summer Contest 2019

Soaware: I Behold [INTERVISTA]

Abbiamo intervistato i Soaware, tra i 5 finalisti del SUMMER CONTEST 2019 di Qube Music. La nostra Egle Taccia ha parlato con loro di “I Behold”, il video con il quale concorrono… Scopriamo cosa ci hanno detto:

 

– Ci raccontate la vostra storia?

Io ed Ema abbiamo cominciato la nostra carriera musicale assieme nei MAD COBOL, eravamo in fasce era il 1999. Poi le nostre strade si sono per così dire divise ma siamo sempre rimasti in contatto sia come amici che come musicisti, anzi, diciamo che in questi anni ho sfruttato alla grande Ema come arrangiatore dei cori e come tecnico del suono.
Io ho suonato in band underground come i SOWN sotto l’etichetta Fuel Records, divertendomi come pochi e poi ho avuto altri progetti minori. Ema ha suonato con I CANI DI DIAMANTE, WICKED CORPORATION ed altre band e poi ad un certo punto abbiamo capito di essere fatti l’uno per l’altra, ci siamo chiusi in una taverna ed abbiamo cominciato a scrivere e ad un certo punto è nato nostro figlio disponibile on line praticamente ovunque.

– I vostri suoni ricordano molto le atmosfere dei Depeche Mode. Quali sono gli altri riferimenti musicali che sono confluiti nella vostra musica?

Ci stai facendo un complimento non da poco e ti ringrazio!
Sicuramente oltre a queste atmosfere Dark e Synth/Pop abbiamo cercato di unire il grunge degli anni 90, quello con il quale siamo cresciuti ed a tratti anche il nu-metal del decennio successivo.
A dirlo sembra impossibile e qualcuno potrebbe pensare ad un risultato in stile “minestrone” più che fusion, ma ci abbiamo lavorato tanto, era il nostro obiettivo ed ancora ci stiamo lavorando.

– È difficile riuscire a promuovere in Italia un progetto come il vostro?

Direi talmente difficile che l’abbiamo promosso negli Stati Uniti.
Ci siamo detti, se in Napa Valley producono vino e gli esperti di vino italiano lo comprano spendendo cifre assurde, perché a Bergamo non possiamo produrre del rock alternativo e venderlo negli Stati Uniti?
Sì… è stata una sfida, però i canali e le possibilità che abbiamo trovato negli USA per una band emergente sono incredibili, ci sono molte più possibilità e strutture pronte ad aiutarti lavorando con estrema professionalità e in anni di musica non ho mai collezionato così tanti articoli e recensioni.
Un po’ di presunzione: forse il disco è piaciuto molto! Quindi mi sento di consigliare agli artisti emergenti di sondare il terreno americano, oltre ad essere divertente e a portare sicuramente dei frutti, ci si trova a combattere nell’arena più importante del mondo in termini di entertainment, musica, cinema… Insomma, ci si confronta con i migliori o i presunti migliori… e questo è adrenalinico.

– Ho letto che per la pubblicazione del vostro album sono stati necessari ben quattro anni. Che tipo di lavoro avete fatto sui brani e che strumenti avete utilizzato?

Sì, come dicevo il target principale era riuscire a fondere stili e generi appartenenti all’ambito rock alternativo ma molto diversi fra loro, inoltre, l’obiettivo principe era quello di creare l’album che avremmo sempre voluto ascoltare noi due e lì la cosa si è complica ancora di più.
Per far ciò abbiamo deciso che la vecchia formula di “garage con chitarre e batteria a volumi devastanti dove ognuno fa un riff diverso e ci si rincorre”, ok sarà anche rock, ma non ne esci vivo, le band si sciolgono e la Amplifon si arricchisce.
La nostra nuova sala prove doveva essere una regia, dovevamo poter fare ascolti frequenti, avere cuffie e monitor, dovevamo essere in massimo due persone e costruire i brani a poco a poco cercando di essere po’ più scienziati e meno punk ma senza perdere l’istinto e la voglia di giocare.
I brani tranne qualche eccezione che sai a volte arriva e neppure te ne accorgi l’hai già scritta, sono stati composti con chitarra acustica, pianoforte e voce, dopodiché li abbiamo buttati in griglia ed attorno abbiamo costruito con synth analogici, sampler, drum machine e quando tutto ci sembrava funzionare, abbiamo recuperato amplificatori valvolari più anziani di noi, li abbiamo tirati a chiodo e registrati per ogni chitarra e basso.
Dulcis in fundo, la drum machine ci fa impazzire, la adoriamo ma in molti pezzi ci serviva “del sudore”, che detto così può fare schifo ma se conosceste il batterista provereste ancora più ribrezzo.
A parte gli scherzi, ci serviva un vero batterista da poter prendere in giro, in carne ed ossa, e ne abbiamo preso uno veramente bravo che ha risuonato per noi diverse tracce seguendoci alla grande come solo un vero professionista sa fare.
L’obiettivo era fondere elettronica e rock e per farlo non devi solo trovare un equilibrio tra stili ma anche fisicamente  tra strumenti acustici ed elettronici e così ci siamo messi a lavorare ed ecco l’album “SOAWARE”.

– Parliamo del brano “I Behold”. Qual è il suo messaggio e com’è nato?

Amiamo parlare delle esperienze e dei comportamenti umani nei nostri brani ed “I Behold “ parla di fedi, di credenze, che sono tipici bisogni naturali dell’uomo.
Gli esseri umani devono avere certezze, abbiamo bisogno di solidi appigli per riuscire a dare un senso alla vita ed andare avanti e non parlo solo di politica o religione, ma parlo di obiettivi personali, passioni, amori.
Investiamo la vita in ciò in cui crediamo ma a volte, per diversi motivi, non riusciamo a raggiungere i nostri obiettivi, e in quei momenti ci sentiamo persi e percepiamo un profondo senso di vuoto.
A quel punto, qualcuno cade in depressione, altri continuano a camminare perché pensano che c’è ancora una speranza o forse perché non possono cambiare la loro prospettiva, non possono immaginare la loro vita in un altro modo… quindi vanno avanti per la loro strada quando è già troppo tardi.
Nella storia chissà quanti uomini abbiamo classificato come eroi, testardi e determinati.
Molto probabilmente, invece, nella loro testa pensavano o credevano di aver perso, semplicemente andavano avanti perché non sapevano fare altro e, ironia della sorte, è proprio per questo che hanno vinto e raggiunto il risultato, perché nonostante tutto non si sono mai fermati.
Il concetto si può quindi riassumere in una domanda, essere limitato sapendo fare solo una cosa e facendola sempre e comunque, può portarti al successo?
Il video di “I Behold “ è una schematizzazione di questo trip che ci siamo fatti.
Inizi il tuo cammino, attorno a te accade di tutto ma tu vai avanti, a volte sei bravo e ti difendi, a volte hai un po’ di fortuna, ma a volte è veramente dura e ti fermi… ma probabilmente andrai avanti, perché tu fai quello! Sei nato per far quello… a prescindere da come andrà… cammini.

– Avete già dei nuovi progetti in cantiere?

Più che progetti in cantiere diciamo che abbiamo già fondamenta e betoniere in funzione nel cantiere (da buoni bergamaschi ovviamente…).
A dire il vero ci siamo talmente divertiti e siamo talmente gasati da quest’album che stiamo pensando ai live, ma prima ancora abbiamo cominciato a scrivere nuovi brani e non solo, stiamo lavorando ad una cover, insomma giochiamo tantissimo.

Intervista a cura di Egle Taccia