Roberto Fasciani, romano classe 1979, bassista ultra noto nel panorama musicale romano e non solo, nonché insegnante di musica e, ultimamente, anche promettente scrittore.
sì perché, lo scorso agosto, è uscito il suo primo metodo di basso dal titolo “Studi ritmici per basso elettrico” ed è proprio partendo da questa bella novità che, noi di Qube Music, intendiamo aprire la piacevole ed intensa chiacchierata con lui.
– Roberto, ciao! Partiamo e parliamo, appunto, del tuo libro. E precisamente, ci racconti come questa idea ha preso corpo in te e, soprattutto, con che tipo di opera avranno a che fare i tuoi lettori? Tutta tecnica oppure anche tanto, tanto cuore?
L’idea del libro risale a molti anni fa sulla spinta di una mia personale ossessione: offrire ai potenziali allievi una sorta di studio personalizzato partendo da una base pressoché scolastica di esercizi “standard” per poi personalizzarli, appunto, sotto forma di musica originale.
Di per sé, il libro è composto da 3 sezioni: la prima, di matrice universale, è relativa al solfeggio ritmico e prevede circa 150 esercizi di crescente difficoltà. La seconda, composta da 11 capitoli, tratta lo studio e la creazione di linee di basso e fill (cioè variazioni); nella terza lo studente è chiamato a mettere in pratica quanto appreso nelle prime due sezioni: ci sono 2 brani originali con delle partiture, e il musicista di turno è quindi chiamato ad interagire, accompagnando col suo basso, con una vera band. Quindi, la struttura di fondo è questa: si parte dallo studio di un esercizio e attraverso un ponte che collega la teoria alla pratica si giunge, di fatto, alla musica vera.
– A proposito di cuore, sinceramente parlando è quello che ci ha colpiti ogni qual volta abbiamo avuto occasione di assistere ad una tua performance live. Sia essa stessa rock, metal, indie ecc… insomma, quando suoni e ti esibisci, al tuo pubblico pari donare ogni volta un pezzo di te. Certamente la tua passione e, perché no, anche la tua personale vocazione. Cos’è che, a show terminato, ti senti di aver, ad esempio, comunicato a quanti stavano lì ad ammirarti suonare?
Per me suonare è prima di tutto una cosa che si fa per se stessi. E non dico questo in senso egoistico, sia chiaro: in quel momento, però, ci sei tu col tuo strumento e poi tutto il resto: i musicisti, ovviamente e anche soprattutto il pubblico.
Diciamo che se sono soddisfatto io allora è molto probabile che lo siano anche le persone in platea! Questo intendo quando dico che principalmente suono per me stesso. Ma la risposta della gente è fondamentale per esprimersi al meglio! Fortunatamente, ho sperimentato diversi generi musicali ma, per me, il genere non è importante né tantomeno determinante. Ciò che semmai rincorro è la qualità e, personalmente parlando, ho vissuto e vivo ancora oggi progetti di qualità che mi hanno regalato belle soddisfazioni. Ed anche quando magari capita di non essere soddisfatto al 100% di una determinata performance live, la risposta positiva del pubblico è sempre lo stimolo migliore. Quella fondamentale molla, quindi, che ti fa spingere ancor di più sull’acceleratore, ecco.
– Parliamo ora della tua storia musicale. Del tuo percorso, insomma. Ti abbiamo visto tante volte sul palco in compagnia di Ilenia Volpe (altra superlativa artista romana) così come abbiamo letto di te in tournée – la terza, ci pare – negli usa con Fabio Frizzi e la F2F band. Beh, soddisfatto di quanto prodotto e sperimentato fino ad ora?
Parecchio soddisfatto, sì! Tra i progetti più cari e soprattutto longevi c’è sicuramente quello con Fabio Frizzi e la F2F band (Frizzi to Fulci, colonne sonore scritte da Frizzi per i film di Lucio Fulci ndr) che mi ha dato accesso ad un tipo di musica diversa caratterizzata da una forte impronta interpretativa. Una musica che richiede certamente un diverso approccio in fase di esecuzione dato che si parla di colonne sonore. Importante è, ad esempio, aver visto i film che certamente aiutano ad assorbire il concetto e a capire il senso di quel tipo di musiche dato che sono state composte per delle scene in particolare.
Per quanto riguarda Ilenia (Ilenia Volpe ndr), invece… ci suono da moltissimi anni e debbo dire che, fra tutti quelli con cui ho suonato, lei è certamente una di quelle che più si avvicina all’essere artista. Grande sensibilità, unita ad un’ottima capacità di scrittura. Da Ilenia ho certamente imparato, ad esempio, come si crea e si costruisce un brano partendo da una semplice base di chitarra e testo.
Ho poi avuto modo di collaborare con altri importanti artisti: Micheal Angelo Batio, Graham Oliver (chitarrista dei Saxon ndr) e Dean Bowman (cantante degli Screaming Headless Torsos ndr) e, tutti, mi hanno regalato qualcosa di loro. La cosa entusiasmante è questa: più imparo sul campo e più mi rendo conto della vastità dell’universo musicale che è continua fonte di stimolo, almeno per me.
– Collaborazioni importanti, quindi. E, in merito a queste, sappi che non puoi proprio esimerti dal raccontarci quella avuta in passato con Leon Hendrix, fratello del celebre e mitico Jimi (ndr). Insomma, fra queste, quale ha rappresentato, in un certo qual modo, un punto di svolta nella tua personale crescita artistica. Quale ha tracciato quel solco fra l’essere solamente un talentuoso appassionato bassista e il diventare, invece, comunicatore ed insegnante di musica?
La storia con Leon è nata quasi per caso. Suonavo infatti in una tribute band assieme a 2 grandi musicisti – Fulvio Feliciani (chitarra ndr) e Pino Liberti (batteria) – e, con Leon, facemmo concerti in Italia ed in Turchia.
Lui lo guardi e pensi: “cavolo, è il fratello di Hendrix!” È come toccare un pezzo di storia della musica! Saper di condividere il palco con uno che è cresciuto con un mostro sacro, fa insomma un gran bell’effetto.
Collaborazioni a parte, posso dire che da quando ho cominciato a fare musica non ho più smesso cercando di realizzare, soprattutto, sempre qualcosa di personale. Qualcosa di mio.
– E, riguardo l’insegnamento, ti va di raccontarci la tua esperienza nelle scuole di musica della capitale?
Ho iniziato la mia timida esperienza da insegnante con una scuola per arrivare poi a collaborare, attualmente, con diverse scuole di musica romane. A me insegnare è sempre piaciuto! L’insegnamento è un mestiere delicato, e per essere un bravo insegnante si deve anzitutto essere un buon musicista con esperienza sui palchi, in studio ecc… altrimenti, senza esperienza cosa insegni?
A me comunque insegnare appaga ma, soprattutto, diverte molto perché sento di poter dire la mia circa un argomento che è parte integrante della mia vita. Poi arrivano anche le gratificazioni quando, magari, hai la fortuna di avere a che fare con persone particolarmente ricettive con cui capisci quasi da subito di poter fare un bel lavoro.
– Fra i progetti attualmente in cantiere, nel tuo sito web personale (a proposito, complimenti: l’anteprima che ci hai fatto vedere ci è piaciuto molto!) scopriamo anche quello del duo con chitarrista. Ce ne parli? E, accennando nuovamente al sito web, lo implementerai personalmente tu a livello di aggiornamenti e contenuti oppure hai dato delega a qualcuno di seguirti per occuparsi, quindi, anche della tua sfera social?
Il sito che, vi dico in anticipo, sarà appunto on line a brevissimo, lo sta curando un mio caro amico (Ivan Roselli ndr) che si è preso la briga di fare tutto: dalla parte tecnica all’implementazione dei contenuti e direi che siamo, entrambi, molto soddisfatti del risultato. Mentre, per quanto riguarda il progetto del duo con il chitarrista Riccardo Rocchi…. beh, quello è un qualcosa che ha sempre solleticato la mia curiosità. Assistendo, infatti, a qualche sua performance live ne uscivo sempre con la consapevolezza che, insieme, potevamo integrarci perfettamente dando vita a qualcosa di unico e completo, utilizzando però solamente due strumenti.
Questo progetto è l’ennesima prova della vastità dell’orizzonte musicale ma, soprattutto, culturale di cui accennavo sopra. Stiamo finendo di registrare, e tra poco tempo uscirà l’album!
– Per chiudere, dopo aver parlato del passato, a noi di Qube piace sempre volgere uno sguardo al futuro, prossimo o remoto che sia. Sappiamo, infatti, che è attualmente in cantiere un nuovo progetto: “Los Bastardos” che, oltre a te che ne sei l’ideatore, vanta in formazione anche Pierluigi Placidi alla chitarra e Danilo Ombres alla batteria. Insomma, come procede la fase di produzione del primo album in studio della band? E che tipo di Roberto Fasciani dovremmo aspettaci in questa nuova, intensa fase della tua carriera?
Allora, per il tipo di musica e di progetto che avevo in mente, debbo dire che in Pierluigi e in Danilo ho trovato fin da subito la gente giusta al posto giusto. Con loro, ho curato gli arrangiamenti di brani scritti da me e, il risultato, è tanta libertà, improvvisazione, sperimentazione. Si respira insomma una bella energia ma, soprattutto, una bella sinergia fra gli strumenti, ed il risultato è senza dubbio diverso da ciò che ci si aspetta, ad esempio, da un classico repertorio pop o rock. Insomma, ci piace osare assieme. Ma in maniera matura e consapevole, ecco. Ed anche con questo progetto stiamo ultimando le registrazioni e non vediamo l’ora sia tutto pronto!
Grazie davvero per la bella chiacchierata e in bocca al lupo per il futuro, Roberto.
Intervista di Bruno Pecchioli