Tutti conosceranno gli Underworld per “Born Slippy (Nuxx)”, memorabile colonna sonora del film culto “Trainspotting”, ma il nostro professore Alberto Guidetti (Bebo) de Lo Stato Sociale, oggi vuole farci scoprire molto di più sulla band britannica che ha dato un grandissimo contributo all’elettronica moderna, parlandoci del loro quinto album “Beaucoup Fish” e raccontandoci perchè questo loro lavoro è così speciale per lui.
– Come hai conosciuto la musica degli Underworld?
Tramite i djset di Mingo al vecchio Estragon; ho conosciuto molta musica frequentandolo nel periodo dei 17/18 anni. Quindi diciamo 13/14 anni fa.
Ovviamente anche “Trainspotting” ha aiutato e in misura maggiore ancora è stata la webzine OndaRock e il suo forum in cui venivano consigliati i loro primi dischi.
– Molti si sono avvicinati a loro grazie alla partecipazione alla colonna sonora di “Trainspotting”, ma, se ci fosse ancora qualcuno che non li conoscesse, come li presenteresti?
Per quanto mi riguarda sono la band che ha definito meglio di altre l’identità e la natura dell’esplosione della musica da club, forse quelli più genuinamente ancorati all’utilizzo delle droghe psicoattive e con una “macina esistenziale” ancora salda nel mondo dei free party. Poi le cose cambiano, l’estate finisce e l’età avanza. Ma fino a Beaucoup Fish io credo abbiano fatto cose meravigliose nel mettere insieme mondi che fino a poco prima non si conoscevano.
– Vengono considerati i primi esponenti della musica elettronica moderna. Che influenze si possono rintracciare nella loro musica, che mescolate hanno dato vita a questo nuovo mondo musicale?
Beh magari i primi no, diciamo che sono stati certamente tra i più noti di quel periodo che dicevo sopra, assieme ai Chemical Brothers e ai Prodigy. Tutta gente che in ogni caso ha avuto le prime esperienze all’interno del mondo free party e numerosi flirt con l’emergente IDM. La cosa figa dei loro lavori fino a “Beaucoup Fish” è sempre stata la capacità di avere una scrittura strumentale tragicamente radicata nel mondo della musica da club senza mai rappresentarne lo stereotipo. “Born Slippy” è una canzone atipica per gli Underworld fino a quel momento, per certi versi.
– Perché possono considerarsi degli innovatori?
Perché sono stati per un periodo ladri eccellenti di artisti straordinari.
– Hai scelto di parlarci del loro quinto album, “Beaucoup Fish”. Cosa ti ha colpito di questo lavoro?
Il fatto che mi spaccassi di droga nel periodo in cui l’ho scoperto sicuramente ha aiutato a collocarlo al top tra le mie preferenze di quel periodo. Mettici anche che è un po’ la cristallizzazione del loro suono e il gioco è fatto. È un disco nerissimo, notturno in un modo quasi disperato rispetto ai precedenti in cui l’ossessività è estremamente presente e in cui la cura produttiva di Hyde, Smith ed Emerson raggiunge un vertice che non toccheranno più.
C’è molta alienazione, molta paura, molta ansia. Parliamo di un disco del 1999, ricordiamolo. In quel periodo l’idea di futuro era ancora qualcosa che aveva un relazione romantica con la tecnologia. Topolino pochi anni prima allegava un floppy disc per “navigare”, avevamo il 56k, i computer erano degli scatoloni con monitor piuttosto ingombranti. Sembra un’altra civiltà ma era l’altro ieri. “Beaucoup Fish” è uno dei manifesti di questa ansia pre-millennio (Tricky intitolò un disco Pre Millennium Tension già nel ’96).
A voler far le pulci si può considerare “Beaucoup Fish” come terzo disco più due. La band prima di “Dubnobasswithmyheadman” pubblicò due album non particolarmente felici, diciamo, e ad inizio ’90 si sciolse anche prima di riunirsi con la formazione “classica” che oltre ad Hyde e Smith prevedeva appunto anche Emerson.
– Questo disco è il primo dopo il successo planetario dovuto a “Trainspotting”. Esce infatti a tre anni di distanza da “Second Toughest in the Infants”, album che contiene “Born Slippy”. Le tracce di questo album vanno invece in una direzione totalmente diversa dalle sonorità del pezzo che li ha resi celebri. Pensi che questi tre anni e “Beaucoup Fish” siano stati una sorta di reazione a quel successo?
Penso che Born Slippy sia stata una felice eccezione all’interno del loro percorso, per quanto sia sempre stato molto eclettico. Rez\Cowgirl\Moaner sono canzoni molto dure, forse meno iconiche per il grande pubblico ma che spingevano nella direzione di Born Slippy, precedendola o seguendola. L’hype attorno alla band ha partorito poi il disco più triste e maturo del trio: forse le cose sono legate, forse Hyde era preso male più del solito.
– Verso quali sonorità si dirige l’album?
Rimane il solito melange di house, techno, trance, breakbeat. È un trionfo del digitale, più del solito diciamo; rispetto al passato “Beacoup Fish” poi espone una band che è diventata molto esperta nella ricerca sonora e nel raffinare il proprio stile, anche nelle parti più indurite e selvagge. Forse la profondità che cercavano da anni e che qui trova il suo altare.
– Qual è il brano di “Beaucoup Fish” che preferisci?
Nessuno e tutti. Trovo Cups (la traccia iniziale) magnifica nel suo insinuarsi sempre più verso uno stomp hard-house. Così come lo svarione di Push Downstairs o il grandissimo viaggio nella droga finale con Moaner. Boh, non so scegliere.
– Quali sono gli artisti che possono considerarsi eredi degli Underworld?
Per fortuna nessuno, è un suono che è rimasto molto legato a quel periodo. Alcune cose dei Moderat me li ricordano tanto, ma è più filosofia che suono.
– In questo periodo sei in giro per la promozione del vostro libro “Il movimento è fermo”. Hai altri progetti in cantiere al momento?
Completare il terzo disco con i miei soci. Pensare ad un nuovo libro. Non fare nessuna delle due cose.
Egle Taccia