Non più lunghe performance di decine e decine di minuti come quelle dei Pink Floyd… secondo uno studio condotto dal sito statunitense Quartz, le canzoni pop e rock degli ultimi anni hanno una durata media sempre più breve.
In particolare, tra il 2003 e il 2021 la durata delle canzoni si è abbassata di oltre 20 secondi, e di conseguenza anche quella degli album.
Ma perché sta avvenendo questa vera e propria rivoluzione?
Perché l’avvento delle piattaforme di streaming come Spotify, nonché la mancanza di attenzione da parte degli ascoltatori sempre più impegnati nella velocità e frenesia dei tempi moderni, hanno modificato sia le abitudini di ascolto sia le logiche di mercato, rendendo più “usa e getta” qualsivoglia progetto musicale.
Una tendenza che è lampante anche volendo analizzare le nuove forme di promozione musicale, con album, singoli o video sponsorizzati per pochissimo tempo, un mese al massimo, per poi lasciare il posto alla successiva uscita o pubblicazione e ad una nuova promozione. Un continuo susseguirsi di spot promozionali che hanno sostituito le vecchie campagne pubblicitarie a medio-lungo termine.
Come conferma anche uno dei responsabili dell’ufficio stampa musicale Sonyca: “Abbiamo dovuto man mano adattarci al mercato e proporre servizi di promozione musicale sempre più a breve termine per essere efficaci seguendo l’evoluzione storica della nostra società. Oramai è anacronistico e poco fruttuoso per qualsiasi artista – tanto più se emergente – approntare promozioni troppo protratte di mesi o di anni. L’ascoltatore medio attuale vuole qualcosa di nuovo sempre!… Per questo proponiamo pacchetti e servizi di promozione musicale di massimo 30/60 giorni. Perché sono economici e ben calibrati per una diffusione della musica mirata ed al passo con i tempi”.
Una tendenza incontrovertibile dettata da fattori sociali determinanti. Basti pensare che, oramai, per gli artisti sono importanti solo i primi 30 secondi della propria canzone… ovvero quelli che garantiscono il guadagno sulle piattaforme di distribuzione digitale.
Mentre per il pubblico è sempre più importante ricevere input “mordi e fuggi” che non impegnino oltremodo il tempo libero, non a caso i social ci hanno indotto a ridurre la sintassi della lingua parlata e scritta, e ci hanno spinto verso forme di comunicazione più smart.
Insomma, viviamo in un mondo tecnologico in grado di condizionare le nostre abitudini, e dove nessuno di noi ha più la pazienza ed il tempo disponibile di una volta… Pertanto in questa vertigine quotidiana anche la musica subisce i propri contraccolpi dovendosi necessariamente adeguare alle logiche dell’attuale mercato e delle nuove tipologie d’ascolto.