INTERVISTE NEWS

Nicolò Carnesi: “Ho bisogno di dirti domani” [INTERVISTA]

In occasione della recente uscita di “Ho bisogno di dirti domani”, il nuovo album di Nicolò Carnesi, abbiamo incontrato il cantautore per una piacevole chiacchierata in cui ci ha parlato di questo nuovo lavoro e della sua evoluzione come artista:

– Nicolò, ciao!… E così siamo arrivati al tuo quarto lavoro discografico. Un lavoro, questo, che rispetto ai precedenti ci mostra un Nicolò certamente più riflessivo e consapevole. Oltre che nelle sonorità, abbiamo infatti avuto modo di apprezzare una rinnovata maturità anche nei testi. Che genere di sensazioni hai avuto modo di sperimentare tu, rispetto al passato? E come vedi il Nicolò di oggi, paragonato a quello, ad esempio, degli esordi (“Gli eroi non escono il Sabato” ndr)?

Allora, innanzitutto ti dico di aver lavorato molto su me stesso, in questi ultimi anni. E mi fa piacere che questo mio cambiamento anche nel modo di raccontare sia venuto fuori. Così come mi fa piacere scoprire che anche l’evoluzione della mia musica sia arrivata al pubblico. Per quanto riguarda me, di certo a cambiare è stata l’età (ride ndr) e quindi, inevitabilmente, in questo lasso di tempo qualche cosa deve essere successa per forza. Poi è chiaro che, a cambiare, è stato soprattutto il modo di percepire la vita, anche nelle sue sfaccettature più semplici. In questo disco ho cercato, appunto di riassumere proprio questo inevitabile scorrere del tempo che, difatti, è esso stesso il tema centrale di questo mio nuovo lavoro.

Al tempo degli “eroi non escono il sabato”, invece, ero un ragazzino! Spensierato, scanzonato! Avevo già quel lato “oscuro” ma, di certo, era molto meno presente o, quantomeno, i miei sfoghi erano certamente più leggeri, rispetto a quanto avviene oggi.

– In questo disco, racconti le ansie ed in tormenti di una generazione con poche certezze evitando, però, a nostro avviso di sprofondare nella mera disperazione. Ci è parso, infatti, di scorgere sempre e comunque la ricerca di una via d’uscita da questa perenne mancanza di prospettive e aspettative: ce lo confermi?

Eh, magari al quindicesimo disco la troverò pure io questa via d’uscita (ride ndr)!

Per quanto mi riguarda, la scrittura, la musica – la canzone, insomma – è terapeutica, ecco! E difatti, per me, la via d’uscita è proprio la scrittura. E la condivisione dei miei pensieri, delle mie riflessioni col pubblico. Con questo disco, quello che ho cercato di evitare è stato proprio lasciare l’amaro in bocca a chi ascoltava i miei brani. È un lavoro che sa di speranza! La speranza che, ciascuno di noi, possa trovare il suo personale totem – che, nel mio caso, è questa figura che descrivo in uno dei nuovi brani (“Un giorno di pesche” ndr) – in grado di salvarci “dagli occhi degli uomini, dai mari in tempesta, dalle piccole bugie” e traghettarci ad accettare “ciò che è, così come ciò che è stato”.

– In “Turisti d’appartamento” – il singolo che, di fatto, ha anticipato l’uscita dell’album – dichiari che “tutti hanno bisogno di riscoprire qualcosa” e che “prima o poi ritroveremo il coraggio di ripartire”. Come è nato questo pezzo? E che ruolo ha giocato – se lo ha giocato, ovviamente – l’amore, in questo brano?

Bella domanda! Innanzitutto, questa è una canzone nata “di pancia”. Avevo, in quel determinato momento, bisogno di scrivere e debbo dire che, il testo, è venuto fuori quasi automaticamente e, a pensarci bene, questa cosa ha caratterizzato molto tutta la scrittura di questo disco. Fondamentalmente, mi è successo di non pensare in maniera razionale a ciò che stavo scrivendo comprendendone, invece, la valenza e la complessità solo in un secondo momento.

Di certo, ero in un periodo dove, determinate cose, stavano finendo. O meglio, più che altro mentre scrivevo avevo il sentore di ciò che stava accadendo intorno a me, dal punto di vista relazionale.
“Turisti d’appartamento” è una canzone che non vuole arrendersi all’evidenza: si coglie, la fine di qualcosa ma, allo stesso tempo, c’è ancora quel barlume di speranza che, tra l’altro, accompagna da sempre la mia esistenza.

Abbiamo tutti – me compreso! – bisogno di riscoprire qualcosa perché, a mio avviso, non è solamente nella novità che si possono ottenere chissà quali risultati. A volte, è semmai proprio nella riscoperta di ciò che si dava per scontato che si ricrea un sentimento.

– Hai scritto una corposa quantità di testi, considerando il neo nato HO BISOGNO DI DIRTI DOMANI nonché i precedenti lavori. Te la senti di svelarci quello a cui, intimamente, ritieni di essere più legato? Quello che, insomma, maggiormente ti rappresenta?

Uhmmm, domanda complicata! Magari te ne dico uno per disco, ecco! Pensando al primo album, certamente “Levati” che ben fotografa il mio periodo di allora un po’ cinico e riflessivo ma certamente anche scanzonato.
Di “Galassie” senza dubbio ti dico “La rotazione” il cui testo è stato ispirato da un evento personale. Forse, da questo testo in poi anche nel mio modo di scrivere è cambiato qualcosa.
Poi “Il lato migliore (da “Bellissima noia” ndr) che, per certi versi, è il mio testo più autobiografico, quantomeno fino a quel punto della mia esistenza. Ed infine, in quest’ultimo disco, quello in cui ho messo forse qualcosina in più di mio è certamente “Ho bisogno di dirti domani”.
Ecco, sì! Anche se poi, “Ho bisogno di dirti domani” e “Un giorno di pesche” debbono convivere come una sorta di inizio e di fine, visto che sono i due testi che maggiormente fanno parte del mio mondo contemporaneo e dei miei ultimi tre anni di vita.

– Negli showcase di presentazione del disco, hai previsto la presenza di altri artisti (e amici) al tuo fianco, vedi Di Martino, Dente, Bianco, Lodo Guenzi, Ghemom. Cosa, questa, che personalmente abbiamo apprezzato molto. Ora, cosa dobbiamo aspettarci dal Tour in partenza a Novembre? Sarà un “one man show” oppure Nicolò vuole godere ancora della compagnia di qualche amico, lì sul palco?

Di certo, suonerò assieme alla mia band storica! E questo perché, “Ho bisogno di dirti domani” è un disco che ha necessità del contributo dei ragazzi per essere suonato dal vivo! Ha bisogno, cioè, del contributo di tutti quelli che ci hanno lavorato! E, in questo modo, mi pare anche di rendere loro giustizia per tutto l’impegno messo.

E poi, in ultimo, stiamo allestendo uno show davvero bello che, spero, il pubblico potrà apprezzare appieno!

Intervista a cura di Bruno Pecchioli