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Milano pazza di gioia per la “Polvere” di Capossela

Le canzoni della Cupa fanno capolino con la seconda tappa italiana del Tour di Vinicio Capossela, il 29 giugno a Milano, città che il cantautore apostrofa come luogo “di polveri sottili e di polvere da naso”. La creatura del grano fatta Vinicio non la manda a dire a nessuno da un palco che è campo di spighe, Piazza di paese con tanto di luminarie

Le canzoni della Cupa fanno capolino con la seconda tappa italiana del Tour di Vinicio Capossela, a Milano, città che il cantautore apostrofa come luogo “di polveri sottili e di polvere da naso”.
La creatura del grano fatta Vinicio non la manda a dire a nessuno da un palco che è campo di spighe, Piazza di paese con tanto di luminarie e palcoscenico con le quinte. Il pubblico ascolta, ma non si fa spaventare anzi, abbandona le comode poltroncine per condividere tutto, sudore, lacrime e polvere con il Vate Vinicio. Lo spettacolo inizia alle comode 21:40 ma nessuno si lamenterà dopo quasi due ore e mezza di festa, che è concerto per la ricchezza degli strumenti utilizzati, festa paesana per la leggerezza dei toni e celebrazione per i ritmi e le storie narrate di tutte le tradizioni popolari possibili (da Nord a Sud, isole comprese).

Delle 28 creature del doppio album realizzato in quasi 13 anni di recherche Caposselliana, trova spazio il corso delle donne: Dagarola del Carpato, Franceschina la Calitrana, Zompa la rondinella, quello dei Vinti: Scorza di mulo, La notte di San Giovanni, Lu furastiero dorme la notte sull’aia e quello che è carnevale e funerale insieme, anche perché nella vita: ”chi muore muore, chi campa campa”. Si nasce, si muore e si risorge: colui che è entrato sul palco come uno stregone, si fa uomo di paglia e poi di carne con le amatissime Marajà, L’uomo vivo, Il ballo di San Vito, Pena dell’alma. Non mancano i momenti di malinconia collettiva, ma qualche lacrima la si può giustificare per colpa della troppa Polvere che guida questo filone e dà il titolo al ciclo dei concerti all’aperto della Cupa. Ci si trasferirà poi nei teatri con le date di “Ombra”, in autunno.

E’ un evento che fa sentire tutti accolti in famiglia pur riconoscendoci imperfetti. Un abbraccio finale tra il cantautore, la sua compagine musicale eclettica formata da: Glauco Zuppiroli (contrabbasso, guitarron), Mirco Mariani (mellotron, batteria, cymbalon), Alessandro “Asso” Stefana (chitarra, banjo), Victor Herrero (chitarra battente, elettrica, classica, vihuela), Agostino Cortese “Ago Trans” (cupa cupa, grancassa), Antonio Vizzuso (cupa cupa, tamburi), Enza Pagliara (voci e tamburi), Giovanangelo de Gennaro (voci, viella, aulofoni, Tamburi), Sergio Palencia e Angelo Mancini o meglio i “Mariachi Mezcal” (trombe) e il pubblico, ci si vorrebbe toccare tutti come si fa con parenti lontani che si ritrovano dopo tanto tempo.

Proprio per questa sensazione “carnale” il Tour si preannuncia un’immersione nel vecchio e nel nuovo Vinicio, un viaggio che se lo si vuole affrontare non lascia delusi. Ci si ritrova soli e in compagnia, si assapora un passato collettivo che è da un lato memoria di viaggio/emigrazione, dall’altro richiesta di comprensione per chi, oggi, affronta l’abbandono della terra natìa per un futuro migliore.
Il rito si conclude, le luci si spengono, si torna a casa benedetti anche se peccatori, in effetti “quello che sono mi porto addosso”, impastati dal sudore del ballo, ma mondati dai ricordi.

Chiara Gabriele | Foto: Martina Dalla Mora