L’Onorata Società è una band ragusana, formatasi nel 1998 e composta, oggi, da nove elementi uniti in un progetto di vita “condivisa” a cui hanno preso parte i cantautori Simone Cugnata, Paolo Cultrera, Giuseppe Giummarra e Roberta Di Martino, da sempre accompagnati sul palco da Massimo Occhipinti al basso, Enrico Boncoraglio alla chitarra, Vincenzo Rotili, Fabio Di Stefano alle tastiere ed all’elettronica e Ciccio Spataro alla batteria.
Musica forte. Musica che punta dritta al cuore, proponendosi quale bandiera di cultura dei popoli nonché baluardo di riscatto ed impegno sociale.
In occasione dell’uscita del loro terzo album – “L’Anima Animale” – noi di QubeMusic li abbiamo intervistati per voi:
– E così, dopo “Follow me” e “Medicina Popolare”, eccoci al terzo album. Un album con un titolo dal forte impatto (“L’Anima Animale” ndr) che è da intendersi ed interpretarsi come augurio per una pacifica convivenza fra gli istinti dell’animale uomo e l’identità globale. Ci raccontate un po’ come è nato e qual è stato, di fatto, il suo percorso artistico?
Il percorso è stato piuttosto lungo ed impegnativo. Il nostro gruppo è formato da nove elementi, ognuno con una propria identità e la propria visione dei brani. Trovare ogni volta un compromesso richiede sempre un continuo e vivace confronto. Alcuni brani erano in cantiere da tempo, altri hanno trovato la luce in momenti particolarmente ispirati ed altri erano in gestazione nella testa di chi li ha poi proposti. Tutto questo farebbe pensare ad un lavoro finale disordinato, ma in realtà abbiamo ormai ben strutturata un’identità di gruppo piuttosto forte per cui il risultato è comunque coerente.
– In quest’ultimo lavoro vi siete avvalsi dell’importante collaborazione di Lello Analfino – che si è occupato della supervisione artistica – e di Francesco Prestigiacomo che ne ha curato arrangiamenti e produzione: com’è stato lavorare con loro e quali nuove opportunità e spinte creative avete maturato assieme?
Per noi è stata un’esperienza nuova, avere qualcuno che inizia a mettere lo zampino nelle tue cose, in un primo momento, fa un po’ strano. I ragazzi (Lello e Francesco) ci hanno sicuramente fatto fare un bel passo avanti, sia negli arrangiamenti, spingendoci sonorità che altrimenti non avremmo sfiorato, che nei testi, sfoltendoli qua e là a favore di un prodotto più fruibile. Godere della collaborazione di chi ne sa più di te dà sempre una buona spinta motivazionale e creativa.
– Nell’album è forte e costante il riferimento ai social ed, in particolare, al più che possibile rischio di rinunciare ai rapporti umani a favore di quelli virtuali. Personalmente, che tipo di approccio avete nei confronti del cosiddetto universo virtuale?
Abbracciamo i social come tutto quello che il progresso porta. Andiamo verso quella direzione, ci piaccia o no. E sotto certi aspetti ci piace eccome: avere tutti a portata di mano, ingrandire il vicinato. Vero è che comunque, quello virtuale, rischia di diventare il primo regime con cui comunicare. Durante la nostra evoluzione abbiamo già perso l’uso dell’olfatto nella gestione dei rapporti interpersonali, speriamo di non perdere anche il piacere di guardarci senza uno schermo che ci separi. In medio stat virtus.
– Siete insieme dal 1998 anche se, la formazione attuale, può definirsi attiva dal 2009: com’è gestire la “convivenza”? Quanto è complicato, quindi, tenere assieme gli ingranaggi di questa “macchina”? La vostra bella e fortunata collaborazione è sempre stata idilliaca oppure, negli anni, avete vissuto momenti difficili tali da spingervi anche ad abbandonare il progetto?
Ci riteniamo una famiglia e come tale siamo uniti. È ovvio che per fare in modo che questo succeda bisogna sempre passare da momenti di tensione, a volte leggeri altri più pesanti. Negli anni abbiamo più volte sfiorato l’idea dell’abbandono, ma tale idea non è durata più di una giornata. Potremmo raccontare tantissime vicende ma sappiamo tutti che: i panni sporchi si lavano in famiglia.
– Avete sempre definito e considerato la vostra musica “in divenire”, rinunciando ad essere etichettati con un genere musicale ben definito cosa, questa, che personalmente parlando apprezziamo e sosteniamo. Ci chiediamo, però: siete contenti di quanto prodotto e diffuso fino ad oggi? E soprattutto, ripensandovi come band, avreste magari optato per degli aggiustamenti “in corsa” nel vostro modo di fare musica?
Siamo ipercritici su noi stessi e questo ci porta a non essere mai pienamente soddisfatti del passato. Col senno di poi si trova sempre qualcosa da cambiare e, forse, dopo averla cambiata ci verrebbe voglia di rimodificarla. Difatti ci trasformiamo sempre e cerchiamo sempre nuovi stimoli, sempre “in corsa” e appunto in divenire.
– Negli ultimi anni, avete condiviso il palco anche con artisti di caratura nazionale ed internazionale tra cui, e solo per citarne alcuni, Manu Chao, 99Posse, Sud Sound System, Roy Paci ecc… ora, chiudendo un attimo gli occhi, con chi desiderereste trovarvi, fianco a fianco, a respirare il calore del pubblico? E su quale palco?
Ognuno di noi ha almeno un paio di palchi o eventi a cui vorrebbe partecipare e, almeno, una decina di artisti con cui vorrebbe collaborare. Sarebbe troppo restrittivo nominarne uno. L’unica cosa certa è che ogni artista con cui si collabora, che sia famoso o meno, regala sempre un’emozione che resterà per sempre parte del nostro bagaglio. Il più bel palco sarà sempre quello che ancora non abbiamo avuto il piacere di calcare, e ci impegneremo sempre di più perché questo avvenga.
Intervista di Bruno Pecchioli