Noi di QM da oggi vi portiamo a scuola grazie alla nostra rubrica, Lezioni di Musica, dove i vostri idoli si trasformeranno in professori e vi parleranno di grandi artisti, dischi storici, generi musicali e eventi memorabili.
Inauguriamo questo spazio parlando di Paolo Conte, avvocato, paroliere, cantautore e polistrumentista. Chi meglio de Gli Scontati, ovvero Lorenzo Kruger e Giacomo Toni, potevano tenerci una lezione su di lui?
– Benvenuti Prof.! Voi nascete come tributo al grandissimo Paolo Conte, che da sempre è considerato come un innovatore della musica italiana. In che modo ha trasformato la nostra canzone?
Kruger: Sicuramente ha fatto un cambiamento all’incontrario, nel senso che era un tipo all’antica rispetto ai suoi contemporanei. Era più provinciale e legato a temi più quotidiani, a un certo tipo di uomo e di socialità. Rappresentava un po’ “la crisi dei quaranta”, penso ad alcuni pezzi un po’ forti, vicini a Ciampi, a un certo uomo in crisi, insomma. Di fatto è un innovatore sui generis, non ha rotto chissà in qual modo, ma ha portato l’attenzione verso un certo tipo di atteggiamento maschile nella musica, che nel tempo è diventato anche più sofisticato. Certamente ha dato nell’occhio inizialmente per quell’atteggiamento che ricordava un po’ Ciampi, visto quell’aspetto un po’ sconsolato che aveva lui.
– Grazie alla posizione della sua famiglia, nonostante il fascismo proibisse la divulgazione di opere americane, riusciva a procurarsi tutti i capolavori del jazz americano, che ben presto divenne la sua passione. Quanto poi questa passione ha inciso sulla sua musica?
Kruger: Io ho avuto la fortuna di intervistarlo e quando gli ho chiesto che musica ascoltasse, lui mi ha risposto che da sempre ascolta la stessa musica, il jazz primitivo. Certo che si sente tutta quella formazione! Dopo si è un po’ declinato in quella che viene definita la world music che ha altri stili, altri ritmi, però di fatto sì, poi immagino anche il tipo di periodo, di epoca. Già oggi siamo influenzati dalla musica e dalla cultura che viene dall’America, ma in quel periodo doveva essere proprio una cosa esclusiva. Nel dopoguerra italiano eravamo completamente dipendenti in tutti i modi dagli americani, perciò è normale che tutte le cose che sono nate in Italia, culturalmente in quel periodo, risentano di quella influenza.
– Si è affacciato al mondo della musica, facendosi conoscere soprattutto come autore. Penso alle collaborazioni con Pallavicini, che poi l’hanno portato a scrivere pezzi intramontabili come Azzurro per Celentano. Chi lo ha interpretato al meglio?
Kruger: Io direi Lorenzo Kruger [ride], però dopo di me Celentano è uno di quelli che ha interpretato meglio i suoi pezzi. Tra l’altro io e Giacomo ci dimentichiamo sempre nel nostro spettacolo di ricordare che siamo “La coppia più bella del mondo”, che poi è un brano scritto da Paolo Conte ed interpretato da Celentano e che è, come ti dicevo prima, un’invenzione al contrario, un brano che prende un po’ dalla festa di paese e parla di una coppia di sposati, tema che in quel periodo non era poi così sviluppato, a mio avviso.
– Nel 1974 si trova a un bivio, dedicarsi alla sua professione di avvocato oppure immergersi nella musica presentando personalmente i propri brani. Sceglie la musica. Qual è a vostro avviso l’album più bello di Paolo Conte cantautore?
Giacomo Toni: Questo è sempre difficile dirlo, visto che ci sono molte raccolte. Il primo amore mi è venuto con un best of, scoperto e ascoltato insieme a mio zio. Però a livello totale la cifra più alta è stata raggiunta con “Elegia”, anche se non ci sono le canzoni famose che tutti noi conosciamo. Poi “Parole d’amore scritte a macchina” è un altro discone. Questi sono i miei album di riferimento.
– Come è nata l’idea di reinterpretarlo?
Kruger: Ci siamo ritrovati entrambi ad avere questo maestro di riferimento e tutto è nato per gioco e divertimento. Poi il progetto è andato avanti e si è sviluppato, ha preso bene, come si dice. Da un concerto che doveva essere fatto attorno a casa è diventato una cosa un po’ più estesa.
– I vostri “Studi interrotti” nascono dalla leggenda che narra del ritrovamento di alcuni spartiti attribuibili al maestro. Quanto c’è di vero in questa storia?
Kruger: Quasi tutto, nel senso che sono brani che esistevano già e che aspettavano di essere portati dentro a un progetto che li collocasse. Per cui sono stati presi, adattati e messi dentro a un concerto dove si devono confondere coi brani di Paolo Conte. Di fatto questa mitica cartelletta esisteva ed è stata portata dentro questo progetto in maniera più o meno forzata.
Egle Taccia