Laura Sbarbori LIVE REPORT

L’elettronica raffinata di Gramatik a Villa Ada

Musica e immagini in un percorso suggestivo all’insegna dell’elettronica. Questi in sintesi gli ingredienti del live di Gramatik a Villa Ada per Roma Incontra il Mondo 2016. Niente scaletta e tanta improvvisazione che corre sui pc dell’artista sloveno, al secolo Denis Jasarevic, e del suo visual, in regia, passando attraverso gli ottimi soli del chitarrista Andrew Block, che interrompe e accompagna le evoluzioni elettroniche del dj e producer che ha conquistato il pubblico internazionale con il suo sound raffinato fatto di funck, soul, rock, sino alle suggestioni delle big band anni Venti-Trenta trasformate in un accattivante elettroswing : una fusione dei generi fatta ad arte, che caratterizza il suo stile dagli esordi. Ma quello capitolino è un live che comunque lascia intuire anche la nuova strada che Gramatik sta imboccando, virata verso una più cruda elettronica grich e dubstep.

La platea è numerosa e variegata: giovani e adulti, italiani e stranieri, coppie di innamorati e gruppetti di ragazze che ballano, sotto il palco e tra gli alberi sulle sponde del lago. Il clima è positivo, bell’atmosfera. Ad aprire la serata facendo il suo esordio italiano sul palco di Villa Ada, il duo hip-hop The Geek x Vrv. Gruppo ospite, emerso nel 2013 con il singolo “It’s because” – oltre 2milioni di visualizzazioni in un mese! – che offre un live che attinge largamente al jazz, con ottimi soli di sax e tastiera e cha regala a Gramatik una platea “calda” che lo chiama sul palco tra gli applausi.

Lui fa il suo ingresso sul palco e contemporaneamente le luci si accendono, bianche e forti puntate sulla platea come a richiamarne l’attenzione. Parte la musica in contemporanea con i video, regalando subito un’impronta suggestiva: i riferimenti sono dapprima alle catene di montaggio sui nastri meccanici e poi a quella frenetica metropoli, raccontata con immagini accelerate, sulla quale sorge una grande luna ad introdurre la notte e la prima parte di un concerto che ruba da tutta la produzione dell’artista (8 album, 3 EP, singoli e remix) e infatti propone quel sound funk che coinvolge subito il pubblico.

Numerose le citazioni, come sempre remixate, talvolta solo accennate ma sempre efficaci:  da Superstition di Stevie Wonder a Sometimes di Moby fino all’hip hop di Busta Rhymes; dagli accenti swing accompagnati dalle immagini sullo schermo di Cab Calloway o di Louis Armstrong, alla inconfondibile Love reiggn o’er me degli Who. Ed è quest’ultimo accenno che segna un po’ lo spartiacque tra la prima e seconda parte del live, che dopo una traccia che ammicca alla psichedelia dei Pink Floyd, vira verso quel sound che Gramatik sembra preferire per la sua futura produzione: una elettronica “cattiva” per mutuare un termine dei fan più giovani rispetto all’età di chi scrive; cassa dritta, bassi potenti ma soprattutto distorsioni e ritmi serrati.

E quando si chiude il concerto, dopo due ore buone di (buona) musica, ci viene da pensare a quel percorso nel quale Gramatik sembra averci accompagnati, mostrandoci, tra note e immagini appunto, come l’uomo passi in mezzo e talvolta sia stritolato dalla frenesia e l’esasperazione della vita contemporanea, dove la musica pare l’unica salvezza e la vera guida che salva l’individuo da un mondo che, tra natura e tecnologia, sembra difficile da vivere bene. E se l’antidoto allo stress è la sua musica, una buona via di evasione ancora c’è.

Sara Cascelli | Foto: Laura Sbarbori