INTERVISTE Le Interviste Impossibili

LE INTERVISTE IMPOSSIBILI: Pierangelo Bertoli “a muso duro”

Cosa sono LE INTERVISTE IMPOSSIBILI? Sono la possibilità di far rivivere “in parole” personaggi storici della musica, ponendo loro domande ed ascoltando le loro risposte. Un gioco, sì… ma anche un esercizio antropologico e sociologico che ha richiesto numerose ore di studio, tra filmati di repertorio e testi originali, per cercare di compenetrare la profondità degli artisti, comprendere come loro avrebbero effettivamente risposto alle domande di Qube Music. Con i loro tic, il loro linguaggio ed il loro modo di fare.

IN QUESTA NUOVA USCITA: PIERANGELO BERTOLI

Figlio prediletto di una terra – quella emiliana – dove, nei primi anni ’40, giustizia sociale e arte si mescolavano in modo naturale, Pierangelo Bertoli è stato forse il cantautore italiano che, in vita, pare non aver mai pianamente ricevuto i legittimi onori che avrebbe effettivamente e concretamente meritato.

– Pierangelo, salve! E grazie davvero per averci accolti. Insomma, un trentennio abbondante di onorata carriera “a muso duro” condito da uno stile musicale e una timbrica inconfondibili, al servizio di una poetica impegnata, ricca di rimandi letterari e suggestivi a problemi etici e morali. Chi è oggi, Pierangelo Bertoli?

Pierangelo Bertoli è un cantautore che ha cercato di raccontare e raccontarsi alla gente senza trucchi né inganni. Pierangelo Bertoli è uno che ha scoperto la sua vena artistica in età piuttosto avanzata perché, più di tutto, adorava poter godere di quella totale libertà di poter “dire delle cose”.
Imparai infatti a suonare la chitarra realizzando così dei motivi e delle sonorità su cui poter adagiare delle parole.  E, questo, perché amavo cantare ed anche e soprattutto perché non mi piaceva affatto quello che si sentiva in giro.

– Musica di ribellione, quindi?

Più che di ribellione la mia era ed è una musica “incazzata” (ride ndr)! Sì, perché io son sempre stato uno che si arrabbiava parecchio sa?!? E allora ecco che, riflettendo ad esempio sul mancato rispetto dei diritti e delle libertà delle persone, esprimevo così la mia insoddisfazione… Il mio disagio, quindi.
Citando, ad esempio, il testo di “A muso duro” posso certamente affermare che, mentre la scrissi, avvertivo chiara e forte la mia avversione nei confronti del cosiddetto show business.

– Oltre alla sopra citata “A muso duro” non possiamo non ricordare altri testi storici fra i quali, senza dubbio alcuno, una menzione d’onore spetta a quel “Pescatore” a cui, immaginiamo, lei si senta particolarmente legato…

Beh, certamente! A riguardo, le regalo un aneddoto guardi: ero in aereo e, non volendo, sentii due signore parlare di me. Il mio pezzo spopolava in radio con l’interpretazione di Fiorella (la Mannoia ndr) e, presumo, venni notato e quindi riconosciuto dalle due – anche perché difficilmente passavo inosservato, vista la mia condizione (ride di nuovo ndr) – e una disse all’altra: “hai capito chi è, vero?” E l’altra: mi pare di sì! mi pare proprio di conoscerlo”, e la prima: “vorrei vedere! è un cantante famoso, lui. È uno che scrive canzoni per donne!” (ride ancora ndr).
Mi ha fatto molto felice questa cosa. E mi ha reso anche fiero, se ci ripenso.

– Parliamo ora un momento dell’uomo Pierangelo Bertoli. La sua storia sarà di certo stata caratterizzata da momenti tristi ed allegri non legati però, ovviamente, solo e soltanto al suo percorso artistico e musicale.

Bah! Diciamo che, personalmente, ho sempre avuto la tendenza a classificare gli eventi – ed i momenti, quindi – in positivi e negativi per cui, oggi come allora, non me la sento di porre la questione in termini di tristezza ed allegria. E penso, ad esempio, alla mia infanzia che, nonostante tutto, considero e rivivo in tutta la sua positività. Certo, ricordandomi in cortile a giocare con gli altri ragazzi, ero certamente svantaggiato nel non poter, ad esempio, esprimere tutta la mia passione per il football concretamente sul campo… però, credetemi, questo non era per me fonte di imbarazzo, anzi! Perché non esistevano discriminazioni, allora. Ma c’era semmai spensieratezza, ecco. Quella certamente, sì!  Quindi, ho grande rispetto per la vita che ho sempre considerato interessante e curiosa. Così come considero interessante e curioso ogni aspetto dell’essere umano.

– Torniamo ora alla musica. Lei, di certo, ha rappresentato un bel “pugno allo stomaco” per la scena musicale di quegli anni, concorda?

Se parliamo in termini di schiettezza allora si: concordo! Da buon emiliano, sono sempre stato difatti più che propenso a manifestare le mie idee politiche, filosofiche o intellettuali. E la mia voglia di esprimermi non l’ho di certo mercanteggiata con nessuno. Ho iniziato il mio percorso musicale con le produzioni indipendenti per passare, quindi, alle incisioni con le major dell’epoca ma non ho di certo esitato neppure un attimo a far ritorno alle piccole etichette, in contrasto con la discografia ufficiale. L’arte – e la musica, in particolare – non hanno mai avuto bisogno di padroni. La pensavo e la penso ancora in questo modo, nonostante quello che si sente in giro oggi.

– E cos’è che si sente in giro, oggi?

Qualcosa di buono ancora c’è! E non voglio, con questo, riferirmi solamente a Luciano (Ligabue ndr) che ho scoperto e valorizzato. Ma sono fiducioso, ecco! E comunque rimango vigile e pronto a manifestare il mio disappunto con la schiettezza che mi ha sempre caratterizzato. Oggi come allora, il mio punto di vista rimane del resto sempre lo stesso, sa?!

– E quale sarebbe, se possiamo?

Il punto di vista di uno che non ha mai fatto parte della cosiddetta classe dirigente. Di uno che, insomma, non ha mai vinto le elezioni. Di uno che non ha perso… ma di certo neanche ha vinto (e sorride ndr).

– E chi è, invece, oggi ad aver vinto?

Di certo non lo ha fatto la nostra società! Una società vittima del suo stesso tempo. Una società frenetica che ha perso il gusto delle cose pure e semplici. E schiava della tecnologia, per giunta! Pensando alla musica, quanti hanno ancora la capacità di godersi un concerto chiudendo gli occhi? Ben pochi, direi! Tutti presi a filmare l’evento con il telefonino per diventare essi stessi protagonisti. L'”io c’ero” è un po’ l’imperativo del vostro bel presente mentre, ai tempi miei, io teorizzavo ben altra cosa:

“se il tempo è fissato da loro non stare a sedere
non vincono, non vinceranno, non hanno domani
la forza è nel puntello impugnato da oneste fortissime mani
che il prossimo fuoco sarà ravvivato da noi
nel posto nel tempo e nel modo fissato da noi
nessuno potrà soffocarlo diventerà immenso
mi sembra già di vederlo se solo ci penso”

E sono sinceramente deluso. E non faccio certo fatica ad ammetterlo, questo.

Bruno Pecchioli