Il suo disco ha davvero fatto letteralmente rizzare le antenne a tutta la critica musicale. Lui è Francesco Motta e dopo due dischi con i Criminal Jockers, ha deciso di metterci la faccia e il cuore in prima persona.
La Fine Dei Vent’Anni è un disco fortemente voluto e sentito, rifinito dalla preziosa produzione di Riccardo Sinigallia. E’ da questa collaborazione che è nato un prodotto davvero interessante per il panorama cantautorale italiano. Non smetteremo mai di ricordare che l’Italia è piena di talenti a cui vale la pena dar fiducia, che non sempre hanno a che fare con le logiche del mainstream, ma anche per questo e forse a maggior ragione hanno qualcosa di autentico da trasmettere.
Motta arriva al Quirinetta di Roma visibilmente emozionato e carico per il concerto che di lì a poco si sarebbe svolto. Ci dedica qualche minuto prima del live, tra una prova sound-check e l’altra:
– Roma è ormai la tua seconda casa, quindi immaginiamo quello di stasera sarà un live importante per te…
Sì anche perché dopo cinque anni in questa città sta diventando sempre di più la prima casa…
– Tornando indietro nel tempo, quand’è che hai capito che la musica sarebbe stata la tua strada?
Relativamente tardi, anche se avevo fatto lezioni di pianoforte da piccolo, intorno ai 16 anni più o meno… dice mia madre che ho avuto un’influenza e ho iniziato a suonare tutte le cose che erano in casa e da lì non ho più smesso.
– Ed in quel periodo di giovinezza e spensieratezza cosa ti ascoltavi?
Un sacco di roba americana che oggi non ascolterei mai… oggi mi darebbe noia non capire i testi. Mi mancherebbe un pezzo fondamentale, come la differenza che può esserci tra un discorso al telefono e uno di persona, se pure ti vengono dette cose bellissime al telefono, non sarà mai come sentirle da vicino, ecco…
– Chi ti conosce non può non associare la tua faccia ai Criminal Jockers, quand’è che hai sentito la necessità di questo percorso solista?
E’ stato un desiderio che ho avuto alla fine del tour Bestie, però è avvenuto tutto abbastanza lentamente e naturalmente… non c’è stato un momento in cui ho detto da oggi chiudo un capitolo e ne apro un altro. Anche perché con i Criminal non si può dire un percorso concluso, ad oggi il progetto che sto portando in tour è la priorità, ma magari con loro ci si rivedrà tra qualche anno e suoneremo ancora insieme…
– Riccardo Sinigallia, che tutti stimiamo molto musicalmente parlando, è il produttore di questo disco, come è nata questa fruttuosa collaborazione?
Con Riccardo ci siamo conosciuti tramite il produttore dei Criminal Jockers ed io da quando sono a Roma ho sempre avuto il desiderio di conoscerlo, perché lo reputo non solo il miglior produttore d’Italia, ma soprattutto perché mi immaginavo una persona con una sensibilità incredibile. E le mie aspettative sono state confermate anche oltre quello che avrei potuto immaginare.
– La Fine dei Vent’anni è un titolo molto esplicativo, tu come la stai vivendo questa fine ora che sei sulla soglia dei 30?
Eh sì però ancora io ne ho 29, quindi facciamo che ci risentiamo ad Ottobre e ti faccio sapere (ride). No a parte gli scherzi per ora bene, sicuramente con nuove consapevolezze, tante delle quali ho portato con me in questo disco.
– Avrai sentito anche tu quanto fa discutere oggi la parola “talent”, ecco se avessi avuto la possibilità di partecipare, l’avresti vista come un’opportunità o il contrario?
Sì in effetti me lo hanno chiesto, però no, non credo sarebbe stato utile. Penso che ci sia una voglia di mostrare a tutti i costi una pseudo-perfezione, che poi in realtà è all’antitesi di quello che io penso della musica e cioè che invece l’errore crea una verità.
– La critica è stata giustamente molto positiva con questo tuo nuovo progetto e anche il pubblico ti sta sostenendo, ti aspettavi tutto questo riscontro positivo?
No, davvero non ce lo aspettavamo ma ci abbiamo lavorato moltissimo io e Riccardo, e metto sempre Riccardo nel mezzo perché veramente è stato fondamentale per questo progetto, che ha fatto non solo da produttore, ma anche da co-autore in alcuni brani. Quindi devo a lui tanto del risultato che vedrete stasera sul palco…
Ringraziando Francesco per l’infinita disponibilità anche in mezzo al caos di un pre-live, possiamo confermarvi che il risultato di questo lavoro ci è arrivato alle orecchie e al cuore forte e chiaro. Francesco Motta ha partorito un disco che merita tutto il clamore mediatico che sta avendo e speriamo continuerà ad avere sempre in crescendo.
Sul palco con lui altri talentuosi musicisti : alla chitarra Giorgio Maria Condemi, alle tastiere Leonardo Milani, al basso di Laura Arzilli e alla batteria Cesare Petulicchio.
Il suo live inizia tardi sulla tabella di marcia, molti gli artisti che hanno scaldato l’atmosfera prima della sua entrata in scena, ma l’attesa è stata ripagata. La sua è una voce inimitabile, inconfondibile, è un grido emozionante ad ogni nota.
Una splendida forma d’arte. Quella che si palesa così raramente in questa veste, che quando c’è, si sente in ogni molecola dell’aria.
In scaletta tutte le meravigliosi canzoni de La fine dei Vent’anni, e alcune cover dei Criminal Jockers.
Il Quirinetta gremito resta visibilmente estasiato, qualcosa ha fatto la magia. La stessa che Motta porterà in tour in altre città italiane. Noi gli auguriamo tutto il successo possibile.
Marta Croce | Foto: Danilo D’Auria