Ho approcciato gli Any Other e la loro musica per caso. Io amante dell’indie da sempre non li conoscevo, e sono stati la più bella scoperta del mio 2015. Adele Nigro, Erica Lonardi, Marco Giudici. Tre giovanissimi talenti che sicuramente faranno parlare di sé non vi deluderanno. Quando ho ascoltato per la prima volta “Sonnet #4” la sensazione è stata quella che si ha quando si riceve un calcio volante in pieno plesso solare, così l’ho riascoltata, e poi ho ascoltato tutto “Siently. Quietly. Going Away.”, pubblicato a settembre dalla Bello Records. Quella sensazione mi è rimasta addosso e non se ne è voluta andare. In senso positivo, intendiamoci. Il sound anni ’90, la delicatezza e allo stesso tempo la forza della musica e dei testi donano all’ascoltatore emozioni forti e poesia, schiaffi e carezze. La voce di Adele ricorda tantissimo quella di una Alanis Morissette, dolce e penetrante, ma non lasciatevi ingannare dalla giovane età, questa “ragazzetta” è una tosta. A voi la mia intervista.
– Complimenti per il disco, veramente intenso ed onesto, è stata una forma di liberazione comporre e scrivere “SIENTLY. QUIETLY. GOING AWAY.”?
Innanzitutto, grazie! In un certo senso sì, è stata una liberazione. Avevo proprio bisogno di fare questo disco il prima possibile.
– L’album parla della fine dell’adolescenza e dell’ingresso nell’età adulta, pensate sia possibile traslare il messaggio ai cambiamenti in generale?
Sì, forse sì. Alla fine la situazione che emerge dal disco è: okay, lì fuori è pieno di cose orribili, voglio farmi travolgere passivamente da queste cose o provare a cambiare qualcosa? Quindi non deve essere necessariamente l’ingresso nell’età adulta.
– Come vivete il tour e il rapporto con i fan?
Molto bene! Suonare live ci piace tantissimo e siamo contente di come sta andando. Ci fa davvero piacere quando le persone vengono a parlarci dopo i concerti, non è una cosa che diamo per scontata.
– Ho letto che avete ricevuto critiche per la scelta del sound spiccatamente folk e per il fatto che Adele sia una donna che oltre che cantare fa anche la musicista, esistono ancora queste critiche sterili nel mondo della musica?
In realtà le critiche non erano per il sound folk (anche perché non mi sembra che il disco suoni folk) o per il fatto stesso di essere donne. Diciamo che esistono ancora un sacco di pregiudizi e doppi standard nei confronti di chi fa musica e non rientra nella categoria “ragazzo bianco eterosessuale”.
– Il video di “SOMETHING” ha un significato particolare? O come si dice a Roma, avete solo cazzeggiato?
Abbiamo cazzeggiato un sacco! È stato divertentissimo farlo, anche perché nessuno di noi aveva mai fatto una cosa così.
– Adele, musica e parole sono solo tue? O scrivete insieme?
Scrivo io da sola la musica e i testi. Quando il pezzo è finito ci troviamo insieme per arrangiare le parti di basso e batteria. Ovviamente questo è lo schema standard, ma capita di cambiare delle parti di canzoni per farle uscire meglio.
– Vi ispirate a qualcuno in particolare?
Più che ispirarci, diciamo che ci siamo formati musicalmente con un certo tipo di musica, quindi è inevitabile esserne influenzati. Gruppi come Built To Spill, Pavement, Speedy Ortiz e Sleater-Kinney ci hanno insegnato parecchio.
– Viaggiando con la fantasia, con chi vi piacerebbe lavorare o collaborare?
Con Speedy Ortiz! Sadie Dupuis scrive delle parti di chitarra bellissime ed è una musicista della madonna.
– Progetti e desideri per il 2016?
Tra poco andremo in tour in Europa per la prima volta, e siamo contentissimi.
– Io mi occupo anche della rubrica “LITERARY PRESCRIPTIONS”, ci prescrivete qualche lettura? (anche fumetti vanno bene)…
“Hunger makes me a modern girl” di Carrie Brownstein e “Incendi estivi” di Giulia Sagramola.
Ringrazio gli Any Other che hanno risposto alle mie domande prontamente e con tanta disponibilità, nonostante fossero già immersi nel tour. Potrete avere il piacere di assistere ad un loro live in Italia fino a fine gennaio e in molte location europee dai primi di febbraio. Enjoy!
Francesca Romana Piccioni | Foto di copertina: © Chiara Gambuto