Marco Paracchini, novarese, classe 1976, è regista, docente e scrittore. Ha scritto e diretto opere audiovisive, scritto e diretto numerosi cortometraggi, alcuni dei quali premiati in festival nazionali: con il corto “L’audace viaggiatore” è stato premiato dal regista Abel Ferrara. Suo anche un documentario biografico su Gabriella Ferri. Intervalla il lavoro di storyteller a quello di docente accademico (cinema e comunicazione) e relatore in corsi di formazione nell’ambito dello storytelling. Dal 2008 inizia l’attività di ghost-writer per entrare, nel 2011, nell’editoria nazionale come scrittore di saggi e narrativa gialla. Ha pubblicato alcuni lavori editoriali anche sotto pseudonimo ed è il creatore letterario di un investigatore privato giapponese che vive e lavora a Tokyo ne “Le indagini di Kenzo Tanaka“ (ad aprile 2017 uscirà la nuova versione del romanzo): è proprio con quest’ultimo che la mia attenzione si è rivolta a questo autore emergente molto interessante.
– Marco, benvenuto sulle pagine di Qube Music ed innanzi tutto complimenti per le tue opere editoriali. Per chi non ti conosce e non ha ancora letto nulla dei tuoi lavori, ci parli un po’ di te e come è nata la tua avventura editoriale?
Sono onorato e contento di essere ospite di questa bella e interessante realtà e vi ringrazio per l’attenzione che mi date. Credo siano in molti a non conoscermi sotto l’aspetto editoriale poiché i miei libri sono un po’ di nicchia, ma molti mi conoscono per aver scritto due romanzi con protagonista Sherlock Holmes e per aver pubblicato tempo addietro un saggio su James Bond. L’attività di storyteller è iniziata molti anni fa, ma nell’editoria ci sono entrato dapprima come ghost-writer per un paio di case editrici indie e successivamente pubblicando col mio nome e poi con uno pseudonimo giapponese.
– Dove nasce la passione per la scrittura?
È nata molti anni fa e tutto era legato alla passione per il Cinema e le serie animate. All’inizio approcciai alla scrittura per il fumetto, ma non andò bene quindi mi dedicai a una scrittura legata al mondo audiovisivo. Ho scritto quindi molte sceneggiature e ho partecipato a numerosi concorsi, uno dei quali mi vide tra i vincitori con Pupi Avati come presidente di giuria (Bologna, 1999). Successivamente ho scritto sempre molti testi, ma legati allo storytelling management (pubblicità e marketing) e a cortometraggi indipendenti. Solo negli ultimi nove anni sono entrato in punta di piedi nel mondo editoriale.
– Hai una grandissima stima per il Giappone, com’è nato l’interesse per il Sol Levante?
Anche qui credo che tutto si allinei al periodo pre-adolescenziale sviluppatosi poi in una continua analisi dei fenomeni culturali asiatici e giapponesi in particolare. Quando studiai negli Stati Uniti (2000) conobbi molti giapponesi e allacciai con loro relazioni amicali che perdurano ancora oggi. Da lì la voglia di andare a trovarli scoprendo finalmente il Giappone. Il primo viaggio (2005) mi affascinò talmente tanto che decisi di andare a vivere a Tokyo e lo feci solo nel 2008, soggiorno che per svariati motivi cessò dopo poco tempo. Ma il Giappone è una terra che sento stranamente “mia” e ci sono poi ritornato sovente, finendo per essere l’unico autore nazionale ad aver inventato e scritto di un investigatore giapponese (Kenzo Tanaka, appunto).
– Un’altra tua passione è Sherlock Holmes di cui ha scritto due romanzi brevi…
Oh sì, esattamente! Io amo tutto ciò che è l’universo holmesiano poiché fu il primo vero grande personaggio letterario che scoprii da bambino! E per i romanzi… tutto è cominciato quando un editore mi domandò se avevo mai scritto di Sherlock e io dissi la verità: “ho un’idea, ma non me la sento di creare un parallelismo col Maestro Conan Doyle”, ma lui insistette e alla fine decisi di provarci. Finito di scriverlo piansi e non scherzo, per me era stato un parto! Pur seguendo il canone scrissi di Holmes con l’io narrante (“Sherlock Holmes e il licantropo di Huntingdon” – Delos Digital, 2014) che vide un discreto seguito e downloads (c’è solo in ebook). Così mi chiesero se ne avevo scritto un altro e misi sotto i loro occhi il manoscritto a titolo “Sherlock Holmes e la setta degli sciacalli” (2015) che, va detto, ha venature un po’ più horror. La casa editrice ha deciso di inserirlo nella collana dedicata a Holmes e questo mi ha riempito di gioia!
– Inoltre hai pubblicato un saggio su James Bond nel 2012, 007 è un po’ l’eroe di tutti noi, ci piace vivere le sue avventure attraverso le pellicole. L’idea del saggio com’è nata?
L’idea del saggio è nata per celebrare, a modo mio, il cinquantesimo anniversario di 007 su pellicola. I film della spia britannica erano degli appuntamenti memorabili nella mia famiglia ed erano un momento di unione particolare che ricordo con estrema (ma positiva) malinconia. Così analizzai il fenomeno sociologico di 007 e ne scrissi un testo coadiuvato da una mia ex studentessa. Lo proposi a una casa editrice nazionale che lo prese immediatamente sotto la propria lente di ingrandimento. Lo tennero sotto osservazione per mesi finché non cominciai a ricordare loro, con una certa insistenza, che “Skyfall” sarebbe uscito da lì a poco e che avremmo dovuto sbrigarci per “non perdere il treno”. Ma dopo ben otto mesi di gestazione da parte di un editor, tutto svanì nel nulla. Chiesi delucidazioni alla direzione editoriale e mi risposero con un’email striminzita dove mi dicevano che l’editor che seguiva il mio libro non lavorava più per loro e che non prendevano più in considerazione libri su James Bond. Il mondo mi crollò addosso anche perché sarebbe stata per me una vetrina importante far uscire un saggio con una delle più grandi realtà editoriali italiane, ma andò così quindi fui costretto a correre ai ripari e feci carte false per uscire nella data esatta di uscita di “Skyfall” nei cinema e ci riuscii solo grazie a una casa editrice di book on demand!
– Ci parli di Kenzo Tanaka, questa figura solitaria e triste che combatte il crimine nelle strade di Tokyo?
Mi fa molto piacere che tu mi chieda di Kenzo Tanaka poiché credo molto in questo personaggio e il fatto che molti recensori lo abbiano paragonato a Sherlock o a Dylan Dog, mi ha lusingato non poco. Certo, ha un suo fascino e delle peculiarità distanti dai succitati, tuttavia deve molto al mio background letterario (narrativa e fumetto) ove i due detective londinesi erano parte integrante della mia adolescenza. Tanaka è un solitario, ma certamente non triste. O meglio, non si respira mai un’aria malinconica perché lui è un tipo che ama scherzare ed è sempre pronto a mettersi in gioco per le persone che stima (come l’ispettore Gamanote) e questi sono senza dubbio i suoi punti di forza. E il 2017 è l’anno del suo rilancio perché di fatto termina l’avventura editoriale con la Robin Edizioni: ho pensato quindi al reboot del primo libro ma l’ho rimaneggiato, riscritto in parte e implementato con anche un racconto legato proprio all’ispettore Gamanote. Quindi, se tutto va come deve, in primavera uscirà la nuova versione de “Le indagini di Kenzo Tanaka” (in ebook e cartaceo, probabilmente con le nuove vie del publishing on demand di Amazon o di StreetLib) e in autunno pubblicherò “Il Numero 4” che è, di fatto, il seguito (forse con una casa editrice tradizionale). Sono due romanzi molto scorrevoli e pregni di misteri e investigazioni: il fandom di Sherlock (il serial della BBC) sarà senza dubbio il target di riferimento di questo libro.
– Inoltre Tanaka è stato raffigurato molto bene da un illustratore, come sei riuscito a dare un volto al tuo personaggio? Ti sei ispirato a qualcuno o è frutto della tua immaginazione?
Premetto che Pierfrancesco Stenti, l’abile illustratore che ha creato il character design dell’universo tanakiano, non l’ho mai conosciuto personalmente! Ci siamo sentiti telefonicamente credo solo tre volte in 4 anni, la distanza e il lavoro non hanno permesso di conoscerci. Tuttavia tra me e lui è nata un’amicizia straordinaria e una collaborazione d’intenti incredibile. Comunichiamo tramite messaggi, email e i social e abbiamo già lavorato a due libri (a breve il terzo). Nel 2013 ha “costruito” tutta la parte grafica poiché volevo lanciare Kenzo nel mondo del fumetto e dell’animazione, ma il concept non richiamò alcun interesse da parte delle case editrici nazionali, al che decisi di renderlo un prodotto di narrativa, pur mantenendo le magiche dita di Pier. La fisicità l’ha creata Stenti e la cosa assurda è che quando mi sottopose il primo piano di Tanaka rimasi sconcertato: era eguale a una bozza che disegnai io pochi giorni prima! Era un segno dell’universo, avremmo dovuto collaborare, era sicuro!
– Da scrittore emergente, quali difficoltà hai trovato nell’introdurti nel campo editoriale? Pensi che in Italia sia più difficoltoso trovare un editore rispetto ad altri Paesi?
Questo è un discorso spinoso. Nell’editoria ci ho lavorato e ci ho sguazzato per anni anche se non come autore di libri, quello è arrivato, come detto, solo negli ultimi anni. Speravo che le mie conoscenze avrebbero potuto aiutarmi, ma tra la crisi e numerosi cambi nelle direzioni editoriali, mi fecero trovare più bastoni tra le ruote che aiuti. Sono stato quindi scottato più volte e ancora oggi combatto battaglie con un paio di editori mai seriamente intenzionati a seguire i punti dei contratti firmati da entrambe le parti. Ammetto che sono ormai disilluso ed ecco perché comincio a guardare con simpatia al publishing on demand, perché almeno sai come gestirti, vedi quanto e come vendi e ti regoli di conseguenza. Nelle fasce medio-piccole dell’editoria non vedi quasi mai un soldo e devi fidarti ciecamente di quelle che sono le rendicontazioni, spesso abbozzate a mano su dei fogli volanti. Amiche e amici scrittori “veri” che pubblicano per case editrici famose presenti su tutti gli scaffali delle librerie, lamentano invece di altri problemi… insomma, il mondo editoriale rispecchia l’imperfezione del mondo reale ergo ci trovi davvero un sacco di ostacoli, gente che se ne vuole approfittare o gente impreparata.
– Se dovessi dare un consiglio a dei tuoi colleghi emergenti, cosa ti sentiresti di raccomandare?
Do consulenze editoriali a veri emergenti, persone che non sanno nulla del mondo editoriale e che ignorano come muoversi nel marasma delle case editrici, quindi a loro do dei suggerimenti specifici legati a quelle che sono, inizialmente, le loro speranze. Ma nove su dieci non hanno nulla da raccontare, se non le loro vite che, brutto a dirsi, non interessano a nessuno se non a loro stessi. Per Tanaka, ad esempio, ora si sono fatte avanti tre case editrici di media grandezza, ma nessuna di loro dà anticipi monetari né garanzie e manco ti supportano nelle presentazioni nazionali quindi la domanda nasce spontanea: perché devo perderci (ancora) in questo modo? Il 50% del prezzo di copertina va ai distributori, il 40% all’editore e il 10% ti arriva, dopo mesi o anni, nelle tue tasche. Ne vale la pena? Sì laddove ci sono degli anticipi sulle royalties oppure laddove l’editore è tra i più grandi, ove almeno sai che avrai visibilità e un discreto ritorno monetario, se no, no. E poi, stando su Kenzo Tanaka, io ne sono l’unico proprietario intellettuale, creativo e legale e finché qualcuno non è seriamente intenzionato a investire sul personaggio, ha più senso che lo segua io mantenendo quindi il controllo sul suo cammino editoriale.
– Il cinema so che è un’altra delle tue peculiarità, da divoratore di film alla trasportazione su pellicola di tua invenzione. Ci vuoi parlare anche di questa tua esperienza lavorativa?
In ambito professionale e lavorativo sono stato un regista free-lance per diversi anni e ho firmato campagne pubblicitarie, video istituzionali e cortometraggi indipendenti. Ancora oggi lavoro nell’ambito audiovisivo e molti degli introiti che mi permettono di vivere giungono proprio dalla comunicazione audiovisiva per aziende o privati. Tuttavia il mondo del video è cambiato e continua a cambiare quindi è difficile oggi campare ancora e bene in quest’area. Va da sé che questa esperienza lavorativa, durata quasi 15 anni, mi ha permesso poi di accedere all’insegnamento andando a formare studenti dell’Accademia di Belle Arti di Novara e facendo da relatore per corsi di formazione per adulti nel campo dello storytelling (Milano, Novara e Torino). Il Cinema è e rimane un sogno, ma al momento non ho interesse a lavorare per l’industria romana, chiusa e schiva a nuovi autori, preferirei tornare a lavorare a pieno ritmo nell’area milanese che mi ha donato tanto negli anni passati.
– Ritieni sia più comprensibile al pubblico esprimere le proprie emozioni ed i propri pensieri scrivendo o portando le emotività in immagini?
Entrambi i veicoli sono parti integranti dello storytelling. Ognuno manifesta la propria emotività attraverso il mezzo che ritiene più idoneo alle sue peculiarità. È quello che spiego anche nel corso gratuito disponibile sul mio canale youtube.
– Ringraziandoti del tuo tempo, se qualcuno volesse contattarti, come può farlo?
Sono presente sul web da anni e su quasi tutti i social-networks. Su Facebook e LinkedIn si può accedere a tutti i miei recapiti, anche telefonici. Facendo consulenze e redigendo preventivi per video di ogni genere è giusto che io sia contattabile da chiunque!
Valeria Campagnale
Libri pubblicati
2011 – “Linea di confine” (racconti) – Edizioni Astragalo 2012 – “Comunicazione cinematografica” (manuale) – Phasar Edizioni 2012 – “Animali, a chi?” (curatore/autore – racconti) – Aljon Editrice 2012 – “James Bond 1962/2012. Cinquant’anni di un mito cinematografico” (saggio) – Phasar Edizioni 2013 – “Il Duca Dragán” (racconto) – Bellesi & Francato Publishing – 2014 – “Le Indagini di Kenzo Tanaka” (romanzo) – Robin Edizioni 2014 – “Sherlock Holmes e il licantropo di Huntingdon” (romanzo breve) – Delos Digital 2015 – “Japan Mysterie”s (racconti sotto pseudonimo) – Phasar Edizioni 2015 – “La maglia è nostra… e ve la prestiamo solo per giocare” (romanzo) – Il Piccolo Torchio Edizioni 2015 – “Storytelling Storyselling – Cinema, Letteratura, Pubblicità e Fumetto” (manuale) – Libellula Edizioni 2016 – “Sherlock Holmes e la Setta degli Sciacalli” (romanzo breve) – Delos Digital 2016 – Camminando sulle ombre (romanzo) – Lettere Animate – 2016 – “L’era dei robot” (racconti) – Phasar Edizioni
Riconoscimenti
Miglior soggetto cinematografico al concorso Storie di fine Millennio per Jimmy (1999) Menzione speciale per storia, regia e montaggio al Pentedattilo Film Festival per Il protocollo sabbia (2006) Premio “scelto dagli studenti” 2010 al Novara Cine Festival per L’audace viaggiatore (2009) Menzione speciale per regia e sceneggiatura del 2012 al Video Festival di Imperia per L’audace viaggiatore (2009) Premio speciale Abel Ferrara del 2012 al Sarno Film Festival per L’audace viaggiatore (2009) Premio dello Sponsor del 2011 al Muuh Film Festival per Giulia (Grugliasco TO, 2010) Premio Speciale del 2012 al Muuh Film Festival per La donna in nero (Grugliasco TO, 2011)