Tra le tante uscite letterarie che sono state posticipate a causa della pandemia anche La maledizione del nome l’atteso libro di Elena Torre, scrittrice e giornalista toscana, che ha appassionato i lettori con Il segreto dei custodi della fede prima e Il mistero delle antiche rotte poi (entrambi usciti per Cairo Editore ndr). Misteri, intrighi, simboli arcani e rompicapi sono alla base dei precedenti libri e anche questo non fa certo eccezione.
Stessa squadra di protagonisti chiamati a mettersi in gioco, coinvolti in una lotta contro il tempo per salvare se stessi e forse anche il mondo.
Un romanzo thriller dove a far da padrone è anche un aspetto più esoterico, simboli e situazioni che ci invitano a riflettere su quello che ci circonda e che offre importanti e inaspettati ambiti di approfondimento.
Se ne Il segreto dei custodi della fede la via francigena con i suoi simboli e labirinti aveva fatto smarrire più di un pellegrino, e ne Il mistero delle antiche rotte dalla scoperta delle Navi Romane di Pisa eravamo arrivati fino in Egitto, La maledizione del nome ci condurrà davanti alla misteriosa soglia della Porta Ermetica di Piazza Vittorio Emanuele a Roma, una porta sulla quale compaiono iscrizioni criptiche che custodiscono un sapere antico.
– Ma da dove nasce la passione dell’autrice per questi temi?
“Sono sempre stata curiosa, fin da piccola – racconta Torre – volevo sempre sapere tutto di tutto, diciamocelo devo essere stata un incubo per chi mi stava vicino (sorride ndr). Non mi sono mai accontentata della prima risposta e poi ho sempre avuto una passione per il linguaggio simbolico. Ancora ricordo il mio primo incontro sulle pagine del sussidiario con i geroglifici, una foto piccola in alto a destra sulla pagina, ma non abbastanza da sfuggire al mio sguardo rapito. Credo di aver vissuto una sorta di innamoramento. Questa mia passione non si è mai spenta… come l’amore certo è cambiata, si è evoluta, si è spostata di ambito, ma ha mantenuto la sua scintilla di anelito verso la suggestione che determinate forme hanno su di me. Ogni cosa intorno a noi parla attraverso linguaggi visivi, segni grafici, dalla matematica alla pubblicità, dai loghi all’arte. Siamo immersi in una foresta di simboli ed è appassionante per me conoscerne il significato”.
– Come si dice squadra che vince non si cambia.
“Se ti riferisci ai protagonisti, posso dire che ne La maledizione del nome troviamo molti dei personaggi dei due libri precedenti, ma non tutti. Mi sono concentrata maggiormente sugli “affari di famiglia”, diciamo così, e dedicata con più profondità ad una delle linee narrative, quella che a mio parere aveva maggiore necessità di essere raccontata”.
– Un romanzo legato ai precedenti ma che si può leggere anche da solo.
“Sì, l’idea era quella, in sede di revisione ho lavorato proprio su questo aspetto insieme alla editor. Voglio che anche il lettore che si imbatte nel libro “per caso”, ammesso che il caso esista, possa godere di questa storia anche se è l’ideale conclusione di una trilogia.”
– Adesso i giochi sono finiti o dobbiamo aspettarci qualcos’altro?
“Nessuna storia finisce veramente, ma diciamo che le vicende della famiglia Rein si possono dire concluse. Forse.”
– Stai già lavorando a un nuovo libro?
“Ho il cuore e la mente su un paio di storie che mi piacerebbe raccontare, sto però cercando un modo per farlo uscendo dal genere e questo comporta un bel po’ di lavoro da fare! Ma la fatica non mi ha mai spaventata, quindi vedremo”.