L’avventura italiana dei Foo Fighters, per il 2015, è iniziata con un flash-mob. A Cesena, il 26 luglio, quando 350 chitarristi, 250 cantanti, 250 batteristi e 150 bassisti (in tutto 1000 musicisti, come suggeriva il nome del progetto Rocking1000) si sono riuniti nel prato del Parco Ippodromo della città romagnola e all’unisono hanno intonato Learn to fly hit storica del gruppo guidato da Dave Grohl. Il video ha fatto il giro del mondo totalizzando ad oggi quasi 27 milioni di visualizzazioni. Al termine di questa esecuzione da record, Fabio Zaffagnini, la mente e l’organizzatore dell’evento, descrive emozionato il suo Rockin1000 e, parlando di una terra, l’Italia, “where dreams can’t easily come true” ma che “it’s a land of passion, and creativity” lancia un appello al gruppo: venite a Cesena e suonate per noi. Detto fatto, passano pochi giorni e nientemeno che Dave Grohl, in un italiano stentato, si complimenta per il video e promette “ci vediamo presto”.
L’ultima esibizione italiana della band formatasi nel 1994 e che oggi vede nella sua formazione l’ex batterista dei Nirvana Dave Grohl, insieme a Pat Smear, Nate Mendel, Taylor Hawkins e, dal 1999, Chris Shiflett, era stata nel 2012, a Milano.
Promessa mantenuta: lo scorso 3 novembre, i Foo Fighters si sono esibiti al Carisport di Cesena in un concerto fuori programma riservato a pochi, dove i 2000 biglietti a disposizione, al costo di circa 63 euro, sono andati esauriti in quattro minuti dall’apertura della vendita su TicketOne. Ad aprire il concerto, inutile dirlo, Learn to fly.
Il tour titolato “Broken Leg tour” per l’infortunio alla gamba di Dave, che lo costringe a esibirsi assiso su un trono di chitarre, prosegue trionfale nella prima tappa ufficiale, a Bologna, dove, registrando il tutto esaurito, si esibiscono il 13 novembre. Migliaia i giovani accorsi da tutta Italia, pronti a scatenarsi sui pezzi della band che, ad oggi, forse più di ogni altra, raccoglie l’eredità del vero rock a stelle e strisce, quello che ha emozionato intere generazioni, anche chi il rock non lo ascolta, però si agita sulla sedia quando partono le note inconfondibili di canzoni come Smell like teen spirit. Un’esibizione, quella di Bologna, che supera tutte le aspettative: dai classici Everlong e Monkey Wrech, alle recenti Wheels e White Limo, passando attraverso un omaggio ai Pink Floyd con In the Flesh? cantata da Hawkins, per concludere tra le ovazioni del pubblico in delirio con Best of you e la promessa “Se voi tornerete, noi torneremo”. Pronti per la tappa successiva, l’indomani, al Pala Alpitour di Torino.
Ma quella notte qualcosa è cambiato. Mentre i Foos si esibivano, a qualche centinaio di chilometri, nel cuore dell’Europa si svolgeva un attentato che ha fatto rivivere in tutto l’Occidente il terrore dell’11 settembre: un commando di terroristi ha massacrato centinaia di persone, per lo più ragazzi, nel centro di Parigi, e in un teatro, il Bataclan, che resterà simbolo indelebile della strage. Quella sera, anche lì c’era un concerto rock, quello degli Eagles of Death Metal e anche lì probabilmente si respirava la stessa euforia che regnava nell’Unipol di Bologna, almeno fino a quando agli assoli della chitarra elettrica non si sono sostituiti i colpi dei kalashnikov.
Forse questa tragica analogia, sicuramente la solidarietà e il cordoglio per le vittime hanno portato la band alla decisione di annullare tutto il tour europeo. Il giorno dopo, alle quattro del pomeriggio, dalla pagina ufficiale del gruppo, la doccia fredda per i fan che già si stavano assiepando alle entrate del PalaAlpitour: It is with profound sadness and heartfelt for everyone inParis that we have been forced to announce the cancellation of the rest of our tour.
Delusione e amarezza sono state subito sostituite dalla comprensione per questo gesto: non è possibile andare avanti dopo una strage tremenda e insensata, non subito almeno, e al silenzio attonito che pervade le strade di Parigi si unisce, solidale, il silenzio della musica.
Chiara Merlin