Uno spettro si aggira per i più grandi club italiani: lo spettro dei Thegiornalisti. Una minaccia per gli indie snob, che vedono sempre di più assottigliarsi il proprio gruppo di persone di riferimento, ma una bella scoperta per chi ascolta le radio generaliste, in macchina mentre va a lavoro, senza entusiasmo.
I 2500 circa che si recano all’Alcatraz per i Thegiornalisti arrivano già muniti di biglietto, perché il concerto è già sold out, e la fila che si crea fuori dal locale è chilometrica. Difficile catalogare il pubblico della band in questa fase: c’è un po’ di tutto, dai fan di Mengoni a quelli dei Fuzz Orchestra, e il denominatore comune è la curiosità e la sana voglia di divertirsi.
In sala è presente qualche “vip”, sotto ma anche sopra al palco: Federico Russo e Francesco Mandelli, gli Shazami, aprono il concerto.
Il pubblico e paziente e il cambio palco è più veloce del previsto: alle 22.10 salgono i Thegiornalisti e per quasi un’ora e mezza è permesso cantare e liberarsi. Sono presenti in scaletta tutte le canzoni dell’ultimo disco “Completamente sold out”: canzoni dirette, in cui Tommaso Paradiso parla delle sue debolezze per raccontare le nostre, delle migliaia di persone che ci sono e avrebbero voluto esserci.
Il pubblico è preparato, segno che al grande hype del singolone “Completamente” fa da contraltare anche un ascolto attento del disco: c’è il boato quando dalle mani di Marco Antonio Musella (chitarra e tastiere) parte “Il tuo maglione mio” introdotta da un sarcastico Tommaso Paradiso con gli haters, che hanno definito il pezzo “una cagata pazzesca” quando uscì, ma anche in pezzi come “L’ultimo grido della notte” e “Vieni e cambiami la vita” Paradiso avrebbe potuto prendersi il lusso di far cantare qualche verso al pubblico, che canta compatto.
Invece non solo la band, alla quarta data del tour, è già centratissima (con i suoni della batteria di Marco Primavera molto curati, che conferiscono ai pezzi un bel tiro), ma anche il leader è decisamente all’altezza a livello vocale.
Il frontman, sul palco, fa un po’ come se fosse a casa sua: è completamente se stesso, nel bene e nel male. Ciondola avanti e indietro e introduce ogni canzone: così si rischia di perdere un po’ di ritmo, ma è lo scotto della sincerità da pagare. È molto migliorato in questi anni e sicuramente saprà migliorare ancora il suo modo di stare sul palco.
“Sapete, io non mi tengo” dice Paradiso prima di salutare la madre, presente in sala, e suonare un’intima versione di “Proteggi questo tuo ragazzo”, che precede “Io non esisto”, unico pezzo presente in scaletta non estratto da “Completamente sold out” e “Fuoricampo”: una canzone di una band che nei fatti non c’è più. È probabilmente unico neo della serata. Un buon pezzo, suonato forse per onor di firma, per allungare la scaletta e per non scontentare troppo i fans della prima ora, ma non all’altezza delle recenti produzioni. Subito dopo arriva “La fine dell’estate” e tutto ritorna come prima, meglio di prima.
Dopo la pausa il trittico “Per lei”, “Promiscuità” e “Completamente” completa il concerto che si conclude con la band che si gode l’applauso del pubblico sulle note di “Balla”.
Band promossa, hype meritato e clima delle grandi occasioni all’Alcatraz, per l’ennesima volta sold out per un gruppo che viene dal cosiddetto “indie”: forse sta succedendo qualcosa nella musica italiana, senza dubbio qualcosa di bello. E a noi sembra di essere stati nel posto giusto al momento giusto.
Manuel Guerrini | Gallery a cura di Martina Marzano