Giusy Chiumenti LIVE REPORT NEWS

I FAST ANIMALS & SLOW KIDS Live @ Monk Club

Uno show che è stato un susseguirsi di brani senza pause, senza praticamente proferire parola, quasi fosse un’unica lunghissima canzone ottenendo un effetto di totale stordimento…

Quarta data del Grand Final Tour per I FASK. Dopo una lunghissima tournée, comprendente oltre ottanta date, che li ha visti esibirsi nei più importanti live club italiani ed in kermesse del calibro del Postepay Rock In Roma, dove – vi assicuro – furono autori una performance di altissimo livello, e lo Sziget Festival in Ungheria, la band ha infatti deciso di prendere una pausa a tempo indeterminato per ricaricare le batterie e dedicarsi alla lavorazione di un nuovo album in studio. Ma non prima di aver salutato e ringraziato a dovere i loro fan con questo speciale tour composto di sole sette date per le quali i Fast Animals and Slow Kids si stanno avvalendo anche sul palco della preziosa collaborazione, come chitarrista e violinista, di Nicola Manzan – creatore del progetto musicale Bologna Violenta – che con la formazione aveva già lavorato alla realizzazione degli ultimi due dischi Hybris ed Alaska.

Ieri sera al Monk Club di Roma gli opening act della serata sono stati i Sadside Project. Il gruppo, originario della capitale e fondato nel 2009, ha uno stile particolare in cui la matrice rock ‘n’ roll si fonde felicemente con il blues e con contaminazioni squisitamente folk. Il mandolino di Gianluca Danaro ed il violino di Andrea Ruggiero si sono fusi, sul palco del locale, in modo armonico e coinvolgente con il sound più propriamente rock dettato dalla batteria, il basso e la chitarra. Una felice commistione che mi ha ricordato i Mumford & Sons, ma anche gruppi nostrani come Il Muro Del Canto e – perché no – delle reminiscenze dylaniane. Ineccepibili dal punto di vista tecnico, sono stati bravi anche nel proporre un live leggero e divertente: il pubblico si è lasciato andare alle danze, seguendo solo il ritmo. Una bella scoperta ed una band da tenere d’occhio.

Purtroppo, a mio parere, non si può dire altrettanto per i FASK il cui show è stato un susseguirsi di quattordici brani (più tre nell’encore) senza pause, senza praticamente proferire parola, quasi fosse un’unica lunghissima canzone ottenendo un effetto di totale stordimento. Per quanto gli spettatori cantassero, pogassero e saltassero sembravano più sotto l’effetto di una qualche droga ipnotica. Tale scelta, a lungo ponderata dalla band, di proporre uno show con questo tipo d’impostazione non si è rivelata vincente anche a livello tecnico: se è stato sfibrante ascoltarli, figuriamoci quanto può esserlo stato per loro che erano sul palco! Non si può dire che non ci abbiano messo l’anima, ma il concerto – date le loro qualità – poteva essere notevolmente migliore con le giuste tempistiche.

Degni di nota sono stati certamente i primi tre brani – Overture, Calci In Faccia ed Il Mare Davanti – che hanno dato immediatamente un’idea della forza di cui è intriso il loro sound, la cifra stilistica che da sempre contraddistingue questi quattro uragani perugini. Ovviamente anche l’esecuzione di Coperta, l’ultimo singolo estratto da Alaska ora in rotazione nelle radio, con il suo testo tormentato narrante la fine di una storia d’amore ha riscosso un enorme successo. Ma la maratona prosegue e Calce, Odio Suonare, Maria Antonietta e la lunghissima Grand Final chiudono la prima parte del live con buona pace dei timpani violentati. I Fast Animals and Slow Kids rientrano poco dopo per terminare con i tre pezzi di rito, l’ultimo dei quali è Come Reagire Al Presente che suona come una catarsi, una liberazione. Il concerto è finito, tutti a casa. Mancano tre date al termine di questo tour, poi i ragazzi abbandoneranno per un po’ le scene per dedicarsi ai loro progetti ed al riposo. E, da quel che ho potuto vedere ed ascoltare ieri sera al Monk, i FASK in questo momento hanno veramente bisogno di questo periodo di pausa per ritrovare sé stessi.

Laura Di Francesco | Foto: Giusy Chiumenti