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Giorgio Poi: “Smog”

Il bello della scena romana è che nessun artista, tra un disco e l’altro, sparisce veramente. Così quella tra il primo e “il primo secondo album” di Giorgio Poi non è stata una vera e propria pausa, ma il momento per collaborare, sia nella produzione che nella scrittura dei brani, con tanti artisti.

Un periodo così frenetico generalmente prelude ad un flop, ma non per il Nostro, che ci propone un disco ben fatto, con la chiara intenzione di voler proseguire coi suoni e le atmosfere del precedente, portandolo a dichiarare una volta per tutte le proprie intenzioni.

Spinto da questa determinazione, l’album si apre con una presa di posizione netta: “Non mi piace viaggiare”, brano dalle atmosfere rarefatte, tipico marchio di fabbrica di Poi, che in qualche modo ricorda il suo lavoro di produzione sul disco di Francesco De Leo. Nel brano snocciola tutti i limiti dei mezzi di trasporto e la sua avversione per gli spostamenti che, nell’era dei viaggi low cost, è quasi una dichiarazione di guerra ai propri contemporanei. In “Smog” viene confermata la sua voglia di stare alla larga dai suoni mainstream e di fare un po’ come gli pare, attingendo ancora una volta dal meglio della psichedelia e immergendola nel cantautorato, un po’ come si faceva negli anni ’70, epoca d’oro in cui l’artista affonda le mani. In fondo è questo il segreto del successo di Giorgio Poi, quello di prenderci per mano e portarci altrove, in un’altra dimensione, senza spazio e senza tempo. Si prosegue sprofondando nella ballad “Solo per Gioco”, uno di quei brani che ti afferra il cuore e te lo sbriciola.

“Stella” è un pezzo che parla di inganni, disillusioni, del non potersi fidare nemmeno del cielo.

Tutta la vena sognatrice e nostalgica dell’album è racchiusa nei singoli “Vinavil” e “La musica italiana”, sul quale duetta con Calcutta. Per la title track ancora una volta viene scelto il brano strumentale, scelta che potrebbe essere interpretata come un non voler dare un significato specifico all’album. “Maionese” è il pezzo dai suoni più contemporanei, ma sempre da collocarsi nello stile di Giorgio Poi, che ci parla di Natali, di maionesi impazzite e di sbagli da rifare, per non dimenticarli. Chissà, poi, come sarà la fronte invernale…

“Smog” è un album che racconta la disillusione del presente, un presente che sembra già il passato che ci siamo lasciati alle spalle, in cui falsi miti vengono colorati da una vena sognatrice e nostalgica, capace di trasportarci in un’epoca in cui i migliori pezzi in radio non erano le sigle dei programmi, ai tempi in cui, quando guardavamo le stelle, non le confondevamo con gli aerei EasyJet.

Chissà, forse è vero che basta un timbro per toglierci le braccia e trasformarle in ali o forse, a volte, basta un disco fatto bene per farci tornare a volare.

Egle Taccia