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Fast Animals and Slow Kids [INTERVISTA]

Fast Animals And Slow Kids: «ci rimetteremo a suonare già da marzo, anche solo per tornare per la prima volta in sala prove, senza nessuna scadenza»

I Fast Animals And Slow Kids, forti del meritato successo ottenuto da “Alaska”, sono attualmente impegnati in un breve tour di sette date prima di concedersi una pausa dopo sette anni d’incessante attività. Io li ho intervistati dopo aver assistito al concerto tenutosi al Monk Club. Mi hanno parlato della pausa, dei loro progetti, del materiale per il nuovo disco e delle tournée, il tutto lasciando trapelare una sempre crescente passione ed un enorme rispetto per la musica ed il mestiere del musicista.

– Salve ragazzi! Vorrei innanzitutto partire da una mia considerazione: sul vostro sito ufficiale c’è scritto che vi prenderete un periodo di pausa per riposare e dedicarvi alla preparazione di un nuovo album, ma ho notato che alcune cose di quelle che scrivete sui social network sembrano dipingere questo tour quasi come un addio alle scene. Come mai?

Non sarà un addio dalle scene, assolutamente! Siamo così legati alla musica che difficilmente, se non per gravi motivi personali, rinunceremo a smettere di fare quello che più ci regala soddisfazioni. Credo che possa essere filtrata quell’idea perché di fatto dopo aver passato gli ultimi sette anni della nostra vita a suonare, è per noi inevitabile vedere questa pausa come la fine di qualcosa. È veramente la prima volta, nella storia della nostra band, in cui non abbiamo progetti specifici a breve termine e questo in generale non può che dare a noi in prima persona la sensazione, se non di addio, di saluto prolungato.

– Siete costantemente in tour da molti anni ormai, questo vi ha logorato, scaricato o comunque affievolito la vostra voglia di lavorare nel mondo della musica?

Il tour in realtà è la cosa che ci tiene in vita e lavorare nel mondo della musica è una delle cose più belle che ci potesse capitare. Non useremmo mai parole così negative come “logorato” o “scaricato” e neanche “affievolito”, la nostra voglia di suonare è rimasta la stessa, anzi nel tempo è forse aumentata. Ciononostante crediamo sia importante fermarci un attimo a riflettere su noi stessi e sulla band in generale, capire dove siamo arrivati e dove vogliamo arrivare.

– Che progetti avete in mente di realizzare in questo periodo di pausa?

C’è chi viaggerà, chi studierà per portare a termine una carriera studentesca e chi lavorerà. La sola cosa certa però è che ci rimetteremo a suonare già da marzo, anche solo per tornare per la prima volta in sala prove, senza nessuna scadenza, come agli inizi di questa stramba avventura musicale.

– In ambito musicale avete pensato a progetti solisti o che comunque non prevedano i FASK come band?

Ci piacerebbe suonare con tanta gente e ci piacerebbe anche scrivere cose per noi stessi, ma i FASK sono una famiglia complicata che ha bisogno di attenzioni e cure costanti. Fra l’altro siamo dei pigri colossali.

– Avete già buttato giù qualche idea, scritto qualcosa per un ipotetico futuro album?

Abbiamo una sorta di tradizione per cui appena esce il nuovo disco dobbiamo iniziare a scrivere nuovi testi e nuovi riff da cui poter ripartire quando tutto sarà finito. Quindi si, abbiamo già del materiale anche se è roba che andrà modificata, arrangiata, migliorata e soprattutto ampliata.

– Alaska è stato un disco rivoluzionario, un’evoluzione netta nella vostra carriera artistica e vi ha permesso di farvi conoscere ad una fascia molto più ampia e variegata di pubblico. Per un nuovo lavoro di studio vi piacerebbe continuare con quel particolare connubio di sound e testi o cambiare totalmente rotta?

Innanzitutto grazie davvero, Alaska è stato sicuramente un album importante nella nostra carriera. Onestamente però, in questo preciso momento, non sappiamo come ci piacerebbe continuare il nostro percorso artistico. Probabilmente cambiare rotta del tutto sarà difficile, se non impossibile: per farlo sarebbero dovuti cambiare radicalmente i nostri gusti in fatto di musica, cosa che negli ultimi anni, purtroppo o per fortuna, non è successa; cambiare per il solo gusto di cambiare risulterebbe forzato ed iniziare a scrivere un disco con questi presupposti non ci sembra la migliore delle ipotesi.

– In questi sette anni di attività qual è stato, in assoluto, il luogo più emozionante in cui avete suonato?

Bhe, in termini di emozioni, forse anche perché davvero fresche, questi ultimi concerti stanno scalando la nostra personale classifica.

– Qual è il brano che preferite suonare dal vivo e per quale motivo?

Credo che ognuno di noi potrebbe avere la propria idea, personalmente è Grand Final, un brano molto lungo, molto stancante dal punto di vista fisico e per questo estremamente liberatorio. Quando arrivo alla fine è come se avessi finito la maratona più impegnativa della vita e mi sento stanco ma felice.

– Qual è stata l’esperienza più bella o alla quale vi sentite più legati del lunghissimo tour di Alaska e perché?

La domanda è davvero gigantesca, nel senso che dovremmo dividere il tutto fra le due macro categorie “vita da tour” e “concerto”. Come esperienza di vita da tour è sicuramente importante citare i due giorni ad Alleghe – fra piste innevate, saune e grandi pranzi in baita – e la Sicilia, con la sua bellezza, le amicizie trovate e il senso di novità. Come esperienza di concerto, come ti dicevo prima, credo che queste ultime date ci stanno veramente regalando grandi soddisfazioni.

– Ora che avete superato il giro di boa del Grand Final Tour fatene un bilancio. Come sta andando dal punto di vista dello spettacolo, del pubblico e della vostra soddisfazione personale?

Facendo la premessa che praticamente tutti noi quattro siamo in fin dei conti dei perfezionisti, e che quindi abbiamo ben scolpito in mente la frase “si può sempre far di meglio”, ci possiamo ritenere piuttosto soddisfatti di come sta venendo fuori il tour in tutti i suoi aspetti; il pubblico è sempre numeroso e, cosa ancora più importante, molto reattivo. Gran parte del merito va comunque a tutte quelle bellissime persone che ci seguono in tour, che ringraziamo ogni sera personalmente a fine concerto e che definire “crew” ci sembra ormai riduttivo.

– C’è un messaggio che vi piacerebbe trasmettere a tutti coloro che vi seguono e che in questo periodo di silenzio attenderanno pazientemente il vostro ritorno sulle scene?

Provate ad essere più felici possibile.

Ringraziandovi per la bella chiacchierata e per il messaggio finale a nome dell’intera redazione, io vi saluto augurandovi di trascorrere nel migliore dei modi la vostra meritatissima pausa e sperando di rivedervi il prima possibile sopra un palco. Vi aspettiamo più forti di prima, a presto FASK!

Laura di Francesco