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Fabrizio Moro: “Via Delle Girandole 10” [INTERVISTA ESCLUSIVA]

Per l’uscita del suo nuovo album Fabrizio Moro si racconta su Qube Music

Anticipato lo scorso 3 marzo dal singolo “Acqua”, esce oggi, il nuovo album di inediti di FABRIZIO MORO intitolato “VIA DELLE GIRANDOLE 10” (Fattoria del Moro/Sony) settimo lavoro in studio del cantautore calabrese. Un album dalle atmosfere più acustiche e disincantate rispetto ai precedenti, dalle sonorità ricercate che spaziano tra il rock, il folk e il cantautorato in pieno stile anni ’70, registrato in analogico e in presa diretta. Sicuramente il disco ‘più personale’ di Fabrizio. Successivamente alla sua uscita, “VIA DELLE GIRANDOLE 10” sarà presentato in tour nei più importanti teatri d’Italia.

Proprio in occasione dell’uscita del nuovo disco, ho avuto l’onore e il piacere di intervistare Fabrizio per tutti i lettori di Qube Music e ciò che andrete a leggere è il frutto della piacevole e sincera chiacchierata che abbiamo fatto.

– Ciao Fabrizio, grazie e benvenuto su Qube Music da parte di tutta la redazione! Come stai?

Alla grande! Un saluto a tutti voi.

– Ne è passata di “Acqua” sotto i ponti e sotto le scarpe prima di giungere a questo nuovo disco, che possiamo definire, probabilmente, il più intimo che hai composto…

Rispetto ai miei precedenti lavori “Via delle Girandole 10” è certamente un album “più intimo”, parla di me, delle storie che mi sono appartenute. Poche volte, mi sono messo al centro dell’attenzione, ho sempre cercato di fotografare la realtà in cui vivo e l’ispirazione per le mie canzoni in passato è arrivata anche solamente guardando un Tg.

In questa fase, invece, ho voluto raccontare quella parte di Fabrizio che avevo nascosto anche a me stesso.

Parlo del mio “non rapporto” con mio padre, dell’illusione di certi amori passati, delle persone che mi hanno dato tanto, contribuendo al mio cambiamento esistenziale. Parlo della mia vita, che è la vita di un trentanovenne qualsiasi con un sogno più grande di lui e poi ci sono alcune fotografie di questa società, come “LA PARTITA” ispirata alle vicende di Gabriele Sandri, il tifoso della Lazio, ucciso da un colpo di arma da fuoco esploso da un agente di polizia e di Ciro Esposito, il tifoso del Napoli rimasto vittima degli scontri tra le tifoserie della Roma e del Napoli.

– “Acqua” è stata scelta come singolo di lancio ed il rispettivo video è stato girato durante la data del Rock in Roma, nell’estate 2014. Un brano molto personale, estremamente emozionante… Quali sono gli stati d’animo che hai provato in questi anni?

In linea generale, il tratto principale è stato segnato dalla felicità e dall’ansia  che sono due sensazioni quasi opposte ma alla fine correlate… perché se non provi ansia e tensione prima, poi di conseguenza non puoi sentirti felice quando una prova è passata… qualsiasi sia il risultato. Comunque è stato un periodo significativo in tutto e per tutto, ho fatto sei album in studio, uno live, ho avuto due figli, ho suonato tanto e ovunque… insomma non riesco a descrivere in poche righe tutto quello che ho provato, ma sicuramente la noia è stata l’ultima delle sensazioni durante questo arco di vita.

– Cosa ha significato per te l’arrivo dei tuoi figli? Ricordo che sul libretto de “L’inizio” – il tuo penultimo lavoro – hai scritto delle parole bellissime dedicate proprio al tuo primogenito.

L’arrivo dei miei figli mi ha fatto capire che, al di là di quello che può accadere, io ho fatto “pace” con certe mie intemperanze, ho dato il contributo più importante al progresso dell’umanità e ho concesso tanto a me stesso e alle persone che mi amano. Certo è un impegno gravoso che ho preso con la vita e da quando sono nati i miei figli il mio sonno e la mia “spensieratezza” ne hanno risentito, ma l’energia e la forza che riescono a darti i bambini non riesci a trovarle altrove.

– Tornando a “Via delle Girandole 10”, come nasce il titolo di questo disco? C’è una motivazione particolare?

È stata una lunga produzione, insieme ai miei musicisti mi sono trasferito per qualche mese a Montalto di Castro, un paesino vicino Viterbo. In quel periodo e in quel posto, oltre a scrivere e produrre brani, nella mia vita sono successe una serie di cose che in qualche modo hanno cambiato il mio punto di vista e le mie convinzioni, quindi, è stato un periodo molto intenso e importante della mia carriera.

Una mattina, passeggiando per le strade di quel piccolo angolo di mondo, mi sono accorto che la Via in cui stavamo vivendo da qualche mese era intitolata appunto “Via delle Girandole” e l’unico numero civico presente, non so perché era il 10. Allora, ho deciso che quello sarebbe stato il titolo dell’album. Un tributo a quel momento così intenso e a quel posto che per me è stato così speciale.

– 10 tracce molto diverse l’una dall’altra, ma che, a mio parere, rendono pienamente l’idea di ciò che è stato e cosa è diventato musicalmente Fabrizio Moro, dal primo album ad oggi. Sicuramente ci sono una ricercatezza e un’accuratezza delle sonorità…

Mi piace cambiare e sperimentare nuove sonorità, l’ho fatto in ogni album, dalle prime tracce “grezze” che hanno composto i primi lavori, passando per “L’inizio” che è stato un album di ricerca, lontano dagli schemi che in passato mi avevano rappresentato, fino ad arrivare a “VIA DELLE GIRANDOLE 10” che è un album registrato completamente in presa diretta proprio come si faceva negli anni ’70.

Ho riscoperto la polvere e la magia, delle vecchie macchine analogiche, non è stato semplice perché oramai siamo abituati col digitale, con i “taglia e cuci” fatti in tempo reale, con i mega programmi che hanno permesso a tutti i giovani musicisti di autoprodurre un album in casa, in poco tempo e con una discreta qualità.

Prima non era così semplice, bisognava entrare in sala e suonare, tutti insieme, poi veniva scelta la take migliore con la sua umanità e i suoi errori e la si lavorava in mix su un banco analogico, i migliori erano gli SSL, ovvero il banco con cui abbiamo registrato e missato tutto il lavoro che, nella sua fase finale, è stato masterizzato da Bob Ludwig che ha lavorato su dischi di artisti come Led Zeppelin, U2, Guns’n’Roses… e la lista storica sarebbe ancora lunga.

Non so se “Via delle Girandole 10” sia il mio album migliore dal punto di vista autorale, ma, sicuramente è il mio album migliore dal punto di vista del suono.

– Nel brano “DA UNA SOLA PARTE” scrivi e canti, “IO MI SCHIERO DA UNA SOLA PARTE”, la domanda anche se banale nasce spontanea, da che parte sta Fabrizio?

Oggi più che mai, dalla mia… e basta. A buon intenditor poche parole.

– Sicuramente un tuo marchio di fabbrica è la poeticità e la spontaneità dei testi, ad esempio “L’ILLUSIONE” al primo ascolto, mi ha dato l’impressione essere una canzone molto autobiografica. È cosi?

Parla di una storia che è durata circa 10 anni, di una donna che per me, ha rappresentato tutto, la mia migliore amica, la mia cura, la mia casa, tutto quello che mi dava sicurezza pratica ed emotiva, ma poi un giorno mi sono chiesto se quella donna fosse anche l’amore e non ho saputo rispondere.

Ancora oggi non ho capito, l’amore è talmente complicato e difficile da descrivere almeno per me…

Comunque a trentanove anni ho capito che l’importante, quando si parla di amore, è stare bene con una persona, svegliarsi la mattina e non farsi troppe domande. Sono una persona abbastanza emotiva e a volte troppo sensibile e se c’è qualcosa che non mi torna, soprattutto oggi, lo avverto immediatamente e rispetto a qualche anno fa non perdo più tempo e preferisco stare solo, piuttosto che con una persona che mi genera troppi punti interrogativi. Solo senza paura, senza illusioni…

– Oggi puoi dire di star bene? Ed aver raggiunto uno dimensione di maturità e tranquillità giusta?

In questo momento mi sento in pace con me stesso, sicuramente più equilibrato rispetto a qualche anno fa. Ho fatto pace con alcuni demoni e con la rabbia che mi portavo dentro fin dall’adolescenza, sono successe tante cose ultimamente, belle e anche brutte, è stato un periodo molto intenso della mia vita, un periodo dove sono crollati alcuni muri che avevo costruito intorno a me, muri che sto cercando di ricostruire con una pazienza e una consapevolezza che prima non avevo. Sì, mi sento bene!

– Una domanda che volevo farti da tanto tempo è sul tema dei compromessi. Da sempre sei considerato come il cantautore che non si è mai piegato alle case discografiche, che non è mai sceso a compromessi e per questo hai sempre avuto tutto il mio appoggio e la mia stima. Tuttora la pensi cosi, oppure credi che a volte “UN COMPROMESSO VALE LA LIBERTA”? (passami la citazione).

Dipende di quale compromesso stiamo parlando. Se per ottenere la mia “libertà” sono costretto a “snaturarmi” allora no, non sono propenso ad accettare nessun tipo di proposta, se invece il compromesso di cui parli, consiste, nell’andare in TV, per dare più visibilità a un progetto (autoprodotto) su cui lavoro ininterrottamente da un anno, però, avendo la possibilità di fare quello che voglio e soprattutto cantare quello che voglio è un altra cosa… non lo chiamerei compromesso…

Vedi, questa risposta, si lega anche se non sembra, alla risposta precedente. In passato, ho limitato la mia musica, perché tutto quello che usciva fuori dagli schemi che io mi ero creato, non riuscivo ad accettarlo, Il mio integralismo però, era dettato da una sorta di insicurezza e di rabbia interiore che non mi permetteva di aprire gli occhi e di confrontarmi col resto del mondo, ora… non è che andando una volta ospite ad “Amici” ho cambiato il mio modo di vedere la vita, sono semplicemente andato a confrontarmi con un sistema e un linguaggio diverso, cosa che rifarei solo per avere la possibilità di ampliare i miei messaggi e sottolineo “I MIEI MESSAGGI”. Non ho accettato nessun compromesso, perché nessuno mi ha mai imposto cosa fare oppure quello che dovevo dire, altrimenti, che ci crediate o no, non ci sarei mai andato, come ho fatto d’altronde in passato.

– Nel brano “LA PARTITA” tocchi un tema molto caro alla cultura italiana, ovvero la fede calcistica e di conseguenza l’essere ULTRA’. Sei d’accordo con me che il calcio, come ogni altro sport rappresenti una passione bellissima, soprattutto quando la si vive in prima persona sugli spalti o negli spogliatoi con i propri “fratelli”…? La violenza e la morte non dovrebbero mai accostarsi a qualcosa che è sinonimo di confronto sincero e lealtà. Eppure, gli episodi di Gabriele Sandri e di Ciro Esposito, invece, che far riflettere ed aprire le menti sul valore dello sport, hanno suscitato odio e conseguente voglia di vendetta. Cosa pensi a riguardo?

Penso che, come hai detto tu, il calcio sia lo sport che più si avvicina alla vita e non dovrebbe mai essere accostato alla morte.

Sono cresciuto in un ambiente e in una famiglia di ultrà e ti posso assicurare che quei coglioni che sbraitano violenza come bestie incallite non hanno nulla a che vedere con i veri ultrà. I veri ultrà hanno dei codici d’onore in cui mi rispecchio: la curva è come la strada, puoi imparare molto, puoi imparare quando devi stare zitto e quando puoi parlare, cosa che ormai non ti insegnano neanche più a scuola e io non vedo l’ora che mio figlio scelga la sua fede e si rechi allo stadio (in curva, non in tribuna!). Se nel brano ci sono frasi che in qualche modo, possono essere accostate alla violenza, ti posso assicurare che i veri ultrà non c’entrano nulla con la violenza “a prescindere”.

Anche io, che sono un anti-violento per natura e che ho sempre usato il dialogo come arma, userei il coltello se mio fratello stesse rischiando la vita davanti a me, ma salvo situazioni in cui può essere necessaria per difendersi o difendere una persona cara, la violenza va condannata sempre e comunque, dentro e fuori dallo stadio.

– All’uscita del disco seguirà un tour nei principali teatri italiani, possiamo dire che Fabrizio Moro è diventato maggiorenne? Scherzi a parte ti faccio i miei migliori auguri perché non dimentico il primo maggio a Villanova, piuttosto che la “Festa delle Rose” a Fonte Nuova e durante quei live mi chiedevo sempre: ma com’è possibile che Fabrizio non suona nei teatri o sui grandi palcoscenici…? Ed ora, finalmente, possiamo dire che è arrivata la risposta che volevo.

Ahah… che bei ricordi, ti giuro che l’importante è suonare per me, che sia la Festa delle Rose o l’Auditorium della Conciliazione o la Festa dell’Unità di qualsiasi paese d’Italia, il palco è il palco, siamo noi che ci stiamo sopra che dobbiamo riuscire a renderlo importante qualsiasi esso sia.

Grazie a voi, Luca!

– Il sottoscritto e tutto lo staff, ti ringraziano tantissimo per la disponibilità ed è anche grazie a te se siamo cosi, VIVI!

Grazie Fabrizio!

Luca Ferri