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Cucineremo Ciambelle: “Fingere di essere ciò che si è”

Voci eteriche, passaggi alla chitarra semplici ma ben pensati, ritmi mai spasmodici, ma sempre ponderati e sincronizzati all’essenza di un trio tra i più interessanti del panorama indie italiano. Finalmente dopo parecchia attesa e hype a spruzzo, il disco dei Cucineremo Ciambelle ha ripagato le aspettative.
Il lavoro stacca il cellophane puzzolente dell’omologazione dei suoni e delle atmosfere emo e va oltre: ha la forza, la capacità di andare più in là con suoni più sfumati, profondi e due parti di interludio che sono capaci di emozionare per semplicità e composizione.

La capacità del gruppo è quella di non cambiare il suo lavoro per avere un determinato effetto sensazionalistico, ma piuttosto di produrre un effetto incisivo in purezza e leggerezza.
Nel primo pezzo di interludio viene citata l’Odissea, nello specifico la situazione in cui Ulisse, spaventato dal canto delle sirene, chiede di essere legato. Le strette corde contro il corpo e l’albero della nave come metafora di sofferenza, di una situazione transitoria che ci porta a momenti importanti, fondamentali come “Fingere di essere ciò che si è”.

I brani si abbattono, per intensità e profondità, come delle crepe sui volti di un guerriero di terracotta, che cerca di essere un esempio di audacia e integrità, ma è segnato dal tempo, dai secoli e dai sentimenti.
Punti e spunti di lavoro per il futuro ce ne sono, a partire dai testi, che in alcuni punti risultano essere adatti ai pezzi, sfumati e profondi, ma che meriterebbero un approfondimento in più, uno slancio maggiore.
Nel disco c’è una fortissima apologia dell’errore, una grandissima voglia di sentirsi sbagliati, ansiosi, paranoici: tutto questo viene metabolizzato in un disco vero, una storia affettuosa e accorata, con alcuni spunti veramente interessanti come “Profeta o Seppelliscimi”, che vede la partecipazione di Bart.
Il disco è sfumato e inafferrabile come il corpo della balena nelle grafiche di Ichiyusai Kuniyoshi, storico disegnatore giapponese di fine ‘800.

I Cucineremo Ciambelle sono riusciti a creare un piccolo compendio di indie pop fresco e deciso. La loro è una sfumatura chiara, che parteggia e non lascia spazio alla mediocrità.
Il sound è preciso, va verso una direzione, non cade nel dimenticatoio, ma lascia un sentore, una traccia, e penso che questo sia il più bel complimento per una band nel 2018: essere capaci di essere.

voto: 7/10

Gianluigi Marsibilio