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Calcutta, mainstream in Sicilia

La voglia di rimettersi al sole dopo un lungo inverno, le prime grigliate di carne, tanto care ai catanesi, e il live di Calcutta…

La Pasquetta, il sole della Sicilia e un concerto di Calcutta… come si fa ad essere più Mainstream di così? È quello che ho pensato appena entrata ai Mercati Generali di Catania, locale all’aperto, pienissimo per l’occasione. La voglia di rimettersi al sole dopo un lungo inverno, le prime grigliate di carne, tanto care ai catanesi, e il live di Calcutta, l’artista del momento, hanno fatto gola a tanti, è il caso di dirlo!

Mentre mi aggiro tra i colori e l’odore di carne del locale, mi accorgo che su facebook l’artista ha avvertito tutti che il concerto farà schifo, mentre lo vedo passeggiare e godersi un po’ di sole in mezzo alla gente.

È il momento dei live! Salgono sul palco i Bidiel, gruppo spalla per l’occasione, chiamati a scaldare il pubblico prima dell’inizio del tanto atteso concerto. Calcutta si presenta sul palco con felpa, cappuccio e occhiali da sole. Mi aspettavo che il live cominciasse col botto, con uno dei brani simbolo dell’artista, mentre invece si parte con “Limonata”, forse anche per dargli il tempo di riscaldare la voce. Subito dopo, però, ci incalza con il vero inno dell’album, “Frosinone”! Il pubblico sempre più numeroso, scoppia in un coro.

Arriva il momento dei saluti iniziali. Ci chiede come va, scusandosi perché oggi la voce manca e quindi il concerto sarà dedicato esclusivamente a lei che se n’è andata. Introduce quel personaggio tanto caro ai suoi fan, ovvero il suo bassista, che ormai è diventato un vero idolo tra i ragazzi! Chiede l’applauso per lui e comincia uno dei tanti siparietti che insieme ci regaleranno durante il live.

La cosa che mi incuriosisce sin da subito è di vedere un pubblico anagraficamente molto più grande di quello che mi sarei aspettata. Insomma, non sono solo i ventenni a riconoscersi in “Mainstream”, a quanto pare. Tra un brano e l’altro Calcutta ha sottolineato come la sua voce si stesse trasformando da quella di Vasco Rossi a quella di un orco, ma in realtà noi tutto questo calo non lo abbiamo assolutamente notato. O ci ha presi in giro, oppure chissà come canta quando è al massimo della forma.

Altri cori per “Milano” e poi ci annuncia “Gaetano”, dicendo di aver capito che cantare non è il suo mestiere, ma fortunatamente ha un amico che lavora alle poste e gli lascerà il lavoro.

Durante il live lancia sigarette, scherza su Mogol e su un’avventura tra l’impossibile e il fantastico che avrebbero vissuto insieme e che vi risparmio. È il momento, quel momento: il pubblico scatta su “Cosa mi manchi a fare”.

A sorpresa intona “Le parole più grandi” di Coez e poi sottolinea come le canzoni del disco siano finite, ma il live no.

La band si ritira e lui resta sul palco per regalarci qualche brano in solitaria, per poi rieseguire i brani più forti del disco con la sua band di nuovo sul palco, invitando anche qualche ragazzo del pubblico a cui presta un microfono per cantare con lui.

Non vi nascondo che ero lì per studiare il fenomeno Calcutta e ne sono rimasta davvero colpita. Dal suo live bisogna aspettarsi qualcosa di diverso da quello che si vede ad un concerto normalmente. Non c’è distanza! Spesso ho avuto la sensazione che avesse voglia di scendere dal palco e godersi il concerto insieme a noi, cosa che alla fine ha fatto. Il suo modo di guardare da un’altra parte mentre canta, lo scherzare col bassista, il prendersi in giro, con un modo di fare insolito per un artista, adolescenziale a volte, sicuramente è la sua arma segreta per catturare il pubblico. Poi le sue canzoni, che tutti possono a cantare, fanno il resto!

E no, caro Calcutta, il tuo concerto non ha fatto schifo come ci avevi annunciato su facebook!

Egle Taccia