DISCO: Qui nel baratro tutto bene
ARTISTA: Brönsøn
LABEL: RBL Music Italia/Believe
ANNO: 2015
“Qui nel baratro tutto bene” è il disco d’esordio dei Brönsøn, che esordienti però non sono affatto.
Venuto alla luce il 4 maggio del 2015 per RBL Music Italia e Believe, ma soprattutto grazie all’enorme successo di una campagna di crowdfunding su Musicraiser.com, il disco vede l’unione di quattro veri talenti: Giorgio Maria Condemi, maestro di una delle chitarre elettriche più distorte ed originali degli ultimi anni, Pierfrancesco Aliotta, raffinato bassista, Vieri Baiocchi, potente e versatile batterista, ed infine Lara Martelli, il pezzo forte, una delle voci femminili più eccelse, carismatiche, atomiche e notevoli del panorama italiano attuale.
“Qui nel baratro tutto bene” è un disco rock ‘n’ roll nudo e crudo, e finalmente, in italiano. I Brönsøn infatti, nonostante le rispettive e molteplici influenze musicali accumulate un po’ per background un po’ per progetti che li hanno portati tutti e quattro ad esplorare terre geograficamente e musicalmente lontane dal Belpaese, con questo album bellissimo decidono di restituire alla lingua italiana la dignità del rock d’autore che merita.
Dodici tracce scritte interamente dalla frontwoman del gruppo Lara Martelli, in un italiano originale, egregio, curioso e assolutamente personale, vanno a sposare sonorità squisitamente eterogenee e mai stucchevoli o banali: si passa con molta nonchalance e credibilità da brani più squisitamente rock, un rock senza orpelli e ridondanze (Generazione, Provincia, Solo Molotov) fino ad arrivare ai toni pop più avvolgenti di splendide ballate come Inverno e Contare (brani che vedono la presenza dei violini di Andrea Ruggiero), passando quindi per pezzi estremamente trascinanti e coinvolgenti che rappresentano un po’ la summa e la commistione fra i due discorsi di cui sopra, come Luna e La Felicità.
I Brönsøn mettono in atto la decisione coraggiosa e decisamente ammirevole di non voler assomigliare a nessuno se non a loro stessi: nelle loro canzoni c’è il rock degli anni settanta, c’è Battisti, c’è l’eleganza e la sperimentazione vocale di Lara che spesso e ben volentieri ricordano quelle di Christa Päffgen, meglio conosciuta come Nico, “la sacerdotessa delle tenebre” dei Velvet Underground, ma il tutto amabilmente rifugge eventuali accostamenti e analogie conclamate accogliendo, semmai, un’influenza strumentale e funzionale, di rielaborazione propria e assolutamente sui generis.
Un album stra consigliato a tutti gli amanti del buongusto.
Francesca Amodio