A Catania c’è una bella realtà che si chiama Weak, che anno dopo anno è cresciuta fino a diventare una certezza per chi vuole scoprire tutto ciò che è davvero alternativo. Nuovi suoni, nuove sperimentazioni e anche location sempre diverse, in una rassegna in cui la cura nella scelta delle proposte viene adattata alla ricerca del luogo più adatto per presentarle.
Stavolta tocca a Birthh e alla Cartiera, locale storico che ha da poco riaperto i battenti dopo un anno di stop, luogo scelto per contenere l’evento, un evento a quanto pare fortemente voluto da organizzatori e artista e atteso per ben nove mesi, quasi un parto.
Birthh, moniker dietro il quale si cela Alice Bisi, si è fatta notare grazie al suo album d’esordio “Born in the Woods”, titolo che suona quasi come una presentazione, un documento d’identità, visto che lei, “Queen of Failureland”, ha portato la sua musica verso orizzonti quasi oscuri, molto cupi e poggiati su un tappeto sonoro povero di bassi, ma ricco di suoni, tra l’elettronico e l’elettrico, colorati anche da rumori quotidiani, che ci riportano alle nostre vite.
Il suo live catanese ha avuto un riscontro enorme di pubblico, sembra sia stato il primo sold out della sua carriera, che evidentemente deve averle dato un po’ di tremarella, visto il suo incedere timido sul palco, la sua voce spesso troppo sussurrata, qualche volta sovrastata dagli strumenti. Mi riferisco a brani “Chlorine” sulla cui esplosione finale l’abbiamo quasi persa.
Ringrazia varie volte Catania e Weak, che le hanno permesso una serata così speciale, pur mantenendosi algida e distaccata sul palco, caratteristica comune agli artisti che fanno dell’elettronica il proprio marchio di fabbrica, spesso racchiusi in un mondo speciale fatto di synth, sample e altre diavolerie.
Il live è andato avanti per un’ora, ripercorrendo brano dopo brano l’album d’esordio e dandoci la possibilità di scoprire un’artista con una voce insolita per il genere di riferimento. Il suo modo di cantare, sussurrato e spesso quasi singhiozzante, ha affascinato il pubblico, che è rimasto ipnotizzato osservandola nella sua spiazzante semplicità. “Senses” è stato il pezzo in cui la sua voce è uscita dai sussurri ed è venuta fuori con decisione, brano in cui è esploso il carattere dell’artista. Innegabilmente il momento più emozionante e coinvolgente del live, momento in cui l’elettrica ha avuto un ruolo più centrale.
Ci tiene a parlare al plurale del progetto, mettendo in luce anche il lavoro fatto dai musicisti al suo fianco, lavoro eccezionale sui suoni, che denota molto studio per i dettagli e che è stato riprodotto perfettamente dal vivo. Come vi dicevo probabilmente c’è stato qualche tentennamento di troppo con la voce, perdonabile visto l’impatto emotivo della serata e la giovane età dell’artista, che sicuramente live dopo live, acquisterà maggiore dominio del palco e continuerà a farsi apprezzare nell’ambiente elettro-folk italiano e internazionale.
Arriva il momento dei bis, il pubblico sembra ancora incantato, ma dopo un po’ di attesa decide di reclamarla sul palco. Lei torna, scherzando su questo momento di indecisione e sui pochi brani proposti durante la serata, ma c’è solo un album da presentare… per adesso.
La tensione scema e il live termina in un tripudio.
Report a cura di Egle Taccia