LIVE REPORT

GAZEBO PENGUINS al Monk, LIVE REPORT

La capacità dei Gazebo è quella di non cadere in un’autoglorificazione fine a se stessa, che spesso fa nascere disastri, in ogni canzone ci sono nuovi punti di vista e cambiamenti da scoprire…

Ieri sera al Monk è stata una festa graffiante, forte, di quelle che non stai seduto a guardare da un divanetto o da un angolo della sala mentre qualcuno ti rovescia il cocktail sulla scarpa.

Quando i Gazebo Penguins, immersi nella Nebbia, hanno iniziato il loro concerto, è subito stato  un abbraccio totale con il pubblico, qualcosa che difficilmente può essere replicato o spiegato.

Ad aprire la serata il duo Diffèrence, di cui noi di Qube vi abbiamo già parlato, che ha a sua volta veramente lasciato un segno indelebile e senza paura ha aperto ai Pinguini.

Un live quello dei Gazebo, introdotto da Bismantova, ricco di sfumature, e se nei vecchi concerti si badava a portare lo spettatore a sputare fuori ogni cosa e buttarla tra la folla, con questo tour si cerca qualcosa in più, una riflessione. Un’illuminazione.

Proprio qualche giorno fa è scomparso l’autore di un libro stra illuminante, Robert Maynard Pirsig che in “Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta” scrisse: “Noi prendiamo una manciata di sabbia dal panorama infinito delle percezioni e la chiamiamo mondo”, la band di Capra e Co invece prende un pugno di emozioni e lo chiama Nebbia e in questo circuito di riflessione, dovuto forse all’età e all’esperienza, tutto diventa più sfumato, ricercato e meno immediato.

Il live comunque non ha la sola capacità di farci riflettere: passando infatti anche per i vecchi pezzi, il Monk trema e tutti i presenti ricordano con vari flash il passato da spaccalegna e denti dei Gazebo. La capacità di tenere il pubblico incollato al palcoscenico è unica e fa dei Pinguini un gruppo ineguagliabile.

Nonostante la ricerca, la meditazione e la riflessione non si cade mai nella nostalgia o nelle banalità, anzi, c’è sempre originalità e quella spinta distorta che li contrassegnerà sempre.

La capacità dei Gazebo è quella di non cadere in un’autoglorificazione fine a se stessa, che spesso fa nascere disastri, in ogni canzone ci sono nuovi punti di vista e cambiamenti da scoprire.

Loro sono e rimarranno pionieri assoluti. Per tornare al libro: “Una cosa di cui non si fa mai parola a proposito dei pionieri è che sono invariabilmente, e per loro stessa natura, sciatti e disordinati”. La Nebbia porta ad un disordine perfetto: i Gazebo sono marinai, astronauti, uomini di frontiera e al Monk, tutto questo si è visto.

Ultima parentesi sull’apertura dei Diffèrence: è stato bellissimo vedere l’emozione del duo, di cui vi abbiamo già parlato, aprire ai Gazebo. Durante la loro esibizione ero ancora attaccato alla transenna, successivamente il “violento” fiume umano mi ha portato altrove, comunque sentire la cassa e i bassi della chitarra rimbombare nel petto è stata una bella storia perché si vede che loro hanno ancora tante carte da svelare e noi da pubblico aspettiamo e siamo fiduciosi, perché un fiore sta sbocciando nel panorama italiano.

Gianluigi Marsibilio